Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

1 gatti di Venezia 149 cesta dei bisati, s'asciugano dalla pioggia presso il fornello del fritolin 1 aspettano in aggruppamenti schifosi che piombi da una nota finestra la solita carità di budelle _di pollastro, male involte in un pezzo di Gazzettino. Questi reietti, o ribelli che siano, sem– brano vivere in comunità bene o ma-le organizzate; e infatti si tro– vano sempre negli stessi luoghi, - cantucci di campiello, corti cie– che, squeri abbandonati, - e non si litigano mai per la divisione del pasto. Formano le cosiddette gatère; a mantener le quali prov– vede qualche povera vecchia che fa apposta ogni mattina un po' di spesa dal pollamaio vicino, e forse si priva, per questo, del tabacco da naso. · Or avvenne che mi podestà di idee moderne (fu l'inverno del– l'anno scorso, di questi giorni), visto il numero eccessivo dei gatti randagi e considerato il pericolo ch'essi rappresenta-no per la salute pubblica, zitto zitto ne decretò lo sterminio, affidando il crudo uf– ficio ai copacani; i quali qui non han mai nulla da fare. Furono tre quattro notti di terrore. I misteriosi ministri, tra– sferendosi rapidamente da un punto all'altrQ della città, gettavano il laccio a quanti gatti vedevano, li cacciavano alla rinfusa in grandi sacchi, e i sacchi caricavano su un barcone da spazzature: sotto il pesante coperchio, calato in fretta, si spegnevano i pianti e le furie dei condannati. La cosa non poté resta-r segreta, naturà-lmente. Alla mattina, le comari si narravano, da finestra a finestra, storie raccapriccianti d'inseguimenti, di torture, di morti rabbiose, con particolari da cavare il cuore. E se vedevano passare un gatto sconosciuto, lo ammonivano e quasi lo pregavano di non lasciarsi cogliere : - V arda che i te ciapa. Sta atento, momi, me racomando. L'ufficio d'igiene dové allora precisare con un comunicato ai · giornali che la caccia era limitata ai gatti di nessuno : ogni proprie– tario che avesse ca,ra la sua bestia, badasse a tenersela in casa. Il giorno dopo, tutti i gatti della strada, ~nche i più brutti e sozzi, portavano al collo un nastrino, rosso, verde, azzurro, annodato da chi sa che mani pietose. E il podestà fu costretto a decretare la cessazione della strage. Invece vige sempre, necessariamente, l'antico costume di anne– gare in rio i neonati, quando non si sappia dove collocarli. Una notte, nell'ora che le pallide correnti del mare entrano per le vene oscure della città e vi s'aggirano mute, lavando i muri marci e le scalinate melmose, vidi, al poco lume del lampione, la mia vicina carbonaia sbucare, tutta nera e gobba, dalla porticina del suo negozio, percorre re ciabattando la calle, giungere in capo del ponte, e di lì butta.re in acqua un involto, che aveva tenuto nascosto ibliotecaGino Bianco

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