Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

LIBRI. AoA NruG1u, Vespertina. - Mondadori, Milano, 1931. L. 12. Non è molto lontano il tempo che la poesia in versi, chi sa perché, la si diceva spacciata. Sembrava proprio vero che quel tanto (o quel poco) di poesia che è naturale e necessaria in ogni tempo, noi si dovesse ormai cercarla nelle prose. Non solo i poemetti in prosa o i frammenti prendevano il posto della vecchia poesia,; ma anche le novelle e i capitoli di romanzo, e magari gli articoli di giornale pretendevano alla suc– cessione. La poesia in versi la ,si diceva ormai tramontata, un anacro– nismo. E perché ? Mistero. Ci fu sempre e sempre ci sarà un certo tipo di critica che eleva a canone estetico i gustf particolari di un momento ; ne fa un imperativo, una legge. Poi i gusti cambiano e la legge resta in secca. Volevamo dire insomma che da qualche tempo, e forse solo da qualche mese, nell'agone letterario sono non si dice riammesse, ma, pre– dilette le poesie in versi. Senza scandalo di nessuno, si sono letti nomi di poeti in versi tra i concorrenti ai premi letterari dell'annata,; è uscito ieri il primo numero di una, rivista di poesia, Oiraoli, il cui cc fulcro» (dice la prefazione) cc sarà sempre costituito da, un gruppo di poesie in versi»; in fine, questo volume di versi di Ada Negri, Vespertina, è stato salutato dalla critica con una premura, una festosità insolite. Lo so, qui il merito è della Negri che in questo libro dà più felice segno, fa mi– glior prova di sé. Ma insomma, nella éircostante affannosa corsa di tanti al racconto, alla novella, e al romanzo, al romanzo, al romanzo, ha fatto anche piacere, come cosa quasi in disuso o più rara, poter dir bene del libro di un poeta scoperto; di poesie, se Dio vuole, in versi. Non è poi difficile dire perché Vespertina appaia subito superiore ad alcune delle raccolte precedenti della Negri. Le poesie che compon– gono il libro questa volta. fanno centro; non cercano (come successe al– trove a questa poetessa) occasioni o pretesti esterni; nascono anzi da un'ispirazione, o a.Imeno da un tono, da un color d'anima costante. Ve– spertina, è in qualche modo un poemetto. Di più, il lettore fin dalle prime pagine ha qui il senso di una maggiore verità; c'è qui più vita e meno letteratura, più anima e meno gesti. Questo fu sempre il grande travaglio della Negri : trovare il neces– sa,rio accordo tra la vita e l'arte, tra il sentimento ch'ella ha di sé e l'espressione che ne dà. In ciò il suo destino è stato diverso, anzi opposto a quello che di solito accompagna gli scrittori e i poeti. Ella, ebbe aJ. primo apparire la felicità, il getto, la risponden~a piena tra il senti– mento e la parola che i più raggiungono solo tardi. La. maestrina prole- BibliotecaGino Bianco

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