Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

Ricordo di .Domenico Petrini 239 trini ad assimilarsi rapidamente teorie e metodi critici diversi se non opposti c~e poi intr~ciava e combinava in ingegnose applicazioni a nuovi casi. Così l'estetica crociana, gli studi del suo maestro ed ammaliatore De Lollis ulla storia della forma poetica e quelli di Lionello Venturi sulla storia del gusto gli fornirono quasi tutte le idee madri de' suoi lavori. Può 'da,rsi che quest'impazienza di praticare teorie e metodi ac– colti entusia~~icamente abbia distolto il giovane critico da un maggiore . approfondimento di sé. Può darsi, dico, per quanto a me sembri che da alcune di ques.te combinazioni e applicazioni il Petrini abbia ottenuto buon frutto. Si veda, per esempio, il saggio, venturiano e più ancora clelollisiano, sulla Poesia e poetica carducciana (De Alberti, Roma, 1927), discutibile senza dubbio, ma da cui non potrà prescindere chi vorrà ap– profondire le origini carducciane dell'alessandrinismo, del D'Annunzio e del Pascoli: quel che vi può essere (e v'è) non solo di parnassiano, ma perfino di decadente, nel « classico » Carducci, mi sembra ch!l nessuno l'abbia illustrato meglio del nostro PetrinL È probapile del resto che a quest'ingegnoso e spesso geniale uffizio di scambista egli non si sarebbe formato, dopo averne tratto indiscutibili vantaggi. Il difetto di questa critica mi sembra invece un altro : quello cliandar incontro ai poeti con l'animo preoccupato, di servirsene quasi come di materiale per verificazioni ed esperimenti, di correr il rischio cli leggerli senza abbandonarsi pienamente al loro canto. Nell'ultimo e maggior la– voro del giovane studioso, La poesia e l'arte di Giuseppe Parini (Laterza, Bari, 1930), codesto pericolo appare forse più chiaro: il Parini, frugato secondo l'insegnamento del De Lollis nella sua tecnica stilistica e squa– drato un po' troppo energicamente alla luce del binomio crociano « poesia e non poesia,», ne esce diminuito. Difetto di gusto? Direi piuttosto che nel Petrini il gusto c'era, delicato e penetrante, ma si rivelava appieno solo quando egli riusciva a liberarsi dalla lettera di metodi che nei suoi maestri erano carne e sangue e in lui erano, spesso, ancora schemi: il testo poetico gli splendeva allora dinanzi in tutta la sua purezza. Chi ha scritte le ultime pagine del Parini, luminose, bellissime, in cui si discorre dell'eterno femminino nella poesia pariniana, aveva tutte le qualità del critico : ,senso umano, senso storico, perspicacia, gusto squisito, forza e delicatezza d'espressione. Domenico Petrini non fu soltanto scrittore, ma anche editore. Chi percorra il catalogo dei quaderni critici da lui diretti e pubblicati in Rieti dalla sua « Bibliotheca editrice ll coglierà altre linee della sua fisionomia: la sua larghezza di mente, il suo fervore per la cultura, la nobile fedeltà ai maestri del pensiero, e la bella liberalità verso i coetanei. Autore e editore, certo il nostro Petrini si preparava a nuovi e più audaci viaggi ,d'esplorazione con un entusiasmo che ora ci riempie d'ac– corata tenerezza : C'est demain, c'est demain qu'on lance, Qu,'on lance mon navire aux flots; L'onde en l'appelant se balance Devant la proue .... PIETRO PAOLO TROMPEO. BibliotecaGino Bianco

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