Pègaso - anno III - n. 2 - febbraio 1931

RIOORDO DI DOMENIOO PETRINI. Domenico Petrini è morto nella sua Rieti il 12 gennaio. Aveva ven– tott'anni. Chi lo ha conosciuto solo nei saggi critici ch'egli era; venuto pubblicando in riviste e volumi, sempre alieni da ogni veleno polemico, ma spesso improntati di giovanile in.transigenza dottrinaria o mossi da una baldanza, che correva impetuosa alla stroncatura, non può sapere quanto nella vita di tutt'i giorni egli fosse buon.o, sereno, ilare, docile ai cons:igli, pronto al gesto fraterno. Piccino, minuto, fragile, con quell'ossatura ir– reale come un vetro di Murano e,quell'intelligenza ch'era come una fiam– ma in perpetua danza, si sarebbe detto che avesse incarnato nel proprio paradosso fisico di personaggio di Stevenson il simbolo della cerebralità. Ma aveva poi nella conversazione familiare certe uscite ingenue cosi de– liziose che gli si sarebbe fatta una carezza come a un bambino. Aveva un sorriso chiaro, infantile, che gl'illuminava trasfigurandolo quel suo povero volto di larva, e un timbro di voce, con certe schiette inflessioni paesane, che avrebbe rivelato la sua belLa semplicità di cuore anche all'os– servatore meno disposto alla simpatia. Io gli ho voluto molto bene, e più gliene volevo da quando una dura sentenza di morte pesava su lui incon– sapevole. Per questo affetto mi riesce più difficile delineare il suo profilo di critico. Immaginarlo in un purtroppo ipotetico futuro, chiedersi che cosa avrebbe fatto se la vita gli fosse bastata, sarebbe un triste e futile gioco. Vi sono scrittori che hanno bisogno di una lenta, armoniosa maturazione·; altri, precoci, si esauriscono presto o si sviano. Se Musset fosse morto a ventott'anni, ci resterebbe pur sempre tutto il meglio della sua opera (meno il lacerante Souvenir) : del Pascoli avremmo invece alcuni impa– raticci e non più di tre o quattro liriche veramente degne di lui. E i cri– tici? Un Sainte- Beuve morto a ventott'anni, ingenuo araJ.do del roman– ticismo e autore di qualche portrait, oggi si aggirerebbe quasi dimenticato nei limbi della storia letteraria; e di un De Sanctis morto alla stessa età ignoreremmo perfino il nome. Ne,ssuno può dire se la sua bella vela avrebbe portato il Petrini a scoprir nuove terre, o a fermarsi in una secca. Tipico rappresenta.nte d'una genera2ione più disposta alla critica che alla poesia, egli aggrediva, i problemi più ardui con un'ansia di cui la segreta ragione era forse nell'oscura coscienza ch'egli aveva del suo de– stino, della sua favola breve. Di qui il senso d'insoddisfazione, e talvolta perfino d'irritazione, che dànno i suoi scritti, ora frettolosi ora tormen– tati, confusi e aeuti, dottrinariamente testardi e insieme ricchi delle più varie note umane. Un'impressionabilità quasi nervosa portava il Pe- BibliotecaGino Bianco

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