Pègaso - anno III - n. 1 - gennaio 1931

Fogli di diario 41 ----------------------·-----------·--- oltre ogmi dire sconsolato. Tutto infatti rivedo sotto un velo di pioggia, cose e persone di questa città, dicono, quanto mai ridente e vivace sotto il sole, tutta fiorita in primavera, di clima general– mente mite, benché umid'o, come mi è stata dipinta per consolarmi della mia sfortuna: l'alta torre dos Olérigos, simile a uno di quegli enormi ceri che la gente di Gubbio porta in pr-ocessione, il Palaci-O de Orystal, luogo di perdizione smarrito come un eremo fra i romam.– tici giardini della collina, la statua equestre di Don Pedro i,n mezzo alla piazza, le due basse torri della Sé e il chiostro gotico, le catapecchie crollanti della Ribeira con le baJUcarelle fetide delle pescivendole, i buoi fulvi che trascinano i loro carri cigolanti su per le erte strade del centro fra lo scampamellare dei tram elettrici e lo strombettare delle automobili, e le guardie civiche che ai crocicchi, vestite di caucciù come palombari, in capo uin enorme elmo ver– niciato di bianco, scesa la sera regolano il traffico servendosi d'una lanterna. Atteso iinvano un benigino raggio di sole, decidiamo di muovere egualmente alla ricerca della famosa villa, d'EIIl.trequintas, dove Re Carlo Alberto si spense sciogliendo il voto fatto a Dio da tant'anni. Un'impresa che avrebbe dovuto essere delle più facili diviene per noi quasi disperata. Sotto il diluvio, ci avventuriamo per l1IIl intrico di viottoli suburbani, in un quartiere deserto. Stri– sciando lungo muri coperti di muschio, bussamdo a cam.celli che rimangono ostinatamente chiusi su giardini in apparenza disabitati, riusciamo fim.almente a penetrare come ladri o accattoni in um. re– cinto che è proprio quello della storica villa. L,a riconosco, ricor– drundomi di qualche vecchia incisione del 1850, in fondo a un breve viale in pendio, costruzione bassa d'i stile Ìlllglese con la facciata coperta di rose rampicanti e di glicine. Una servetta, guazzando nelle pozzanghere, ci viene incontro armata d'ombrello per man– darci via, mentre la sua padrona, Ulllasigmora mingherlina di mezza età, ci guarda severamente dalla soglia, incerta fra lo sdegmo e la paur a. Quand o le abbiamo spiegato chi siamo e che cosa vogliamo, cioè visita.re le strunze in cui Carlo Alberto trascorse gli ultimi giorni della ·sua martoriata esistenza, non dice di no, ma guarda atterrita le nostre scarpe inzaccherate e i soprabiti gr001danti, che le insudiceramno tutta la casa. Ciò non di meno si rassegna, e ci fa strada. Anzi, cammin fa– cendo, diviene molto gentile, e quasi .si scusa con 111oi che tutto non sia in ordine come vorrebbe. Questo ci obbliga a gareggiare in cor– tesia cO!Illei, e, in punta di piedi, cercando di volare sui pavimenti lucidi come specchi, ci accontentiamo di passare come in Ullla fo– lata di vento per quelle stamze dove vorrei invece sostare a lungo, meditare, e prender nota d'ogmi oosa più insignificante. Un attimo ci fermiaiµo_ nella cam_era dove il Re mori, dinamzi alla piccola la- BibliotecaGino Bianco

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