Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

258 L. Pesc,tti cere. I versi sull'Ariosto e su Giano della Bella mi sono piaciuti più di tutti, assai assai. Su gli ultimi dovreste tornare, e ripensare se è ben detto gli antichissimi nodi onde è avvinto il suolo natale, se il suolo può essere avvinto da nodi; e se è bene usato fatale invece_di funesto: Vi dico questo per mostrarvi che li ho letti tutti, e che vorrei che non c1 fosse neo. E volete che vi dica un'altra cosa? Amerei che toglieste l'ispi– razione più dal popolo, e meno dagli scrittori ; vorrei sentire il toscano vivo, schietto, amabile, non dico il linguaggio solta.nto, ma il senti– meJtto, e queJ. moto di affetti che è proprio del popolo di costà. Il Giu– sti è il Giusti perché fu paesano, e diceva Firenze e non Flora, come dicono gli Academici. Dunque da bravo, mio buon MarradL Avete a di– ventar valentuomo, e diventerete, ma studio e costanza. Giacché siete a Livorno, vi prego di salutare per me l'ottimo Preside Chiarini, e i professori Lami, Targioni, De Negri; e dite loro che io li ho sempre nella memoria, e desidero di essere ricordato da loro. Al Chia– rini una stretta di mano ·più forte. Scrivendo a Pistoia salutate il Procacci e il Gatti, e i vostri com– pagni. State sano e lieto, o generoso giovine; e vogliate bene al vecchio vo– stro amico. LUIGI SETTIDMBRINI. Si può immaginare una lettera più cordiale e affettuosa, scritta si noti booe - da un vecchio professore d'università, di gran lllome, ad un oscuro giovinetto, conosciuto, un aJI1noprima, in una prima classe di Liceo, durante un~ispezione ufficiale? 1 ). A Livorno, il Marradi poté conoscere di persona il grande e te– muto Enotrio, il cui nome però :non così alto suonava allora, come doveva avvenire di lì a pochi anrni, quando videro la luce le Nitove Poesie e le Odi Barbare. In lui si ammirava di più il ribelle, e ma– gari il cantore di Satana, che il poeta umano dall'ala possente. Nella città labronica, ove si trovavano i due amatissimi amici pedanti, Giuseppe Chiarini e Ottaviano Targioni-Tozzetti, il poeta maremmamo veniva assai spesso, allora. Nella famiglia Chiarini era festa, quando veniva il Carducci. Ci racconta il Pellizzari che tutti anche i bimbi, gli volevano bene ed avevano in lui molta co1I1fi'. ?-enza. Ed erarno « assa~ti gioiosi, e corse, e chiassi, e risate, ai qua-li Il grande uomo partecipava anche lui, tutto contento di rifarsi un po' bambino, coo quei bimbi tanto buoni)) 2 ). Fra questi, era Carlino, 1 ) Sull'ispezione del Settembrini al Liceo di Pistoia, vedi I primi passi, pp. 17-18. L'autografo della lettera del Settembrini qui trascrit_ta, come delle altre riportate ne1 presente scritto, trovasi presso di me. 2 ) ACHILLE PELLIZZARI, Giuseppe Ohiarvni: la vita e l'opera letteraria, -Napoli, Perrella, 1921, pp. 96-97. BibliotecaGino Bianco

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