Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

ll Carducc·i e il Marradi 259 che ricordava al Carducci il suo figlioletto scomparso, Drunte. A quelle allegre schermaglie fanciullesche prendeva parte talvolta an– che il Chiarini; ma egli, di solito, appariva velato da un'ombra di malinconia, quasi ,presentisse quell'angoscia mortale che mai più lo doveva abbandonare dopo la perdita del figlio, e che riversò in versi di cocente dolore. La sera del 18 dicembre 1870, il giovinetto Marradi, fedele ad un appuntamooto datogli dal Preside, si presentò alle otto e mezzo pre– cise in casa Chiarini. E qui lasciamo la parola allo stesso Mar– radi: Non dimenticherò mll,i con che gran batticuore, nel gabinetto di studio dove mi accolse il Chiarini, aspettavo che comparisse il terri– bile Enotrio, né con che franca cordialità il terribile Enotrio mi venne incontro e mi tese la piccola mano nervosa, chiedendomi subito con un fine sorriso se seguitavo a far versi. Io non so che cosa risposi né se gli risposi, ma so che quella domanda mi parve cosi incoraggiante da ren– dermi temerario con lui. E lo seppe ben presto il Poeta, vedendosi comparire il manoscritto d'un idillio storico che avevo letto in una fe– sta del Liceo Niccolini. Ma la bontà del Maestro fu anche più grande della temerità del discepolo, perché non soltanto ne ebbi in risposta una letterina che mi onorava, ma anche l'inaspettata restituzione del mio manoscritto fatto prezioso ila molte postille del grande Maestro medesimo 1 ). Si tratta del poemetto intitolato Una s-erata nella corte di Fe– derigo II d,i Svevia, che era già stato letto 0001 successo trionfale dal Marra<li in una festa scolastica del Liceo Niooolillli. E il preside, il Ohiarini, - così racconta il Mazzoni, - se ne com– piacque tanto che insieme con certe strofe molto melodiche, Autunno, lo volle accolto in una rivista letteraria da lui diretta, Il Mare, dove per la prima volta comparvero alcun~ delle poesie migliori del Car– ducci: l'Avanti! Avanti! e il sonetto Il bove. Lo scolaro liceale poteva dirsi contento di tal compagnia; e il nome di lui aveva quasi un rico– noscimento legale che lo annoverava tra le speranze più certe della scuola carducciana 2 ). L'imitazione carducciama IIlell'idillio storico è evidente. La con– fessa il giovinetto stesso nella sua lettera al Carducci, con la quale acoompagnava il proprio lavoro manoscritto 3 ). 1) I primi pasSi, pp. 21.-22. 2) Oronaoa Minima, •I, 11, ~ marzo 1887. 8) Questa lettera, come quelle che seguono dirette dal Marradi al Carducci, sono state pubblicate dal SoRBELLt nel suo breve scritto I primi rapporti del Mar– radi coi Oard1t0èi, ne1 cit. voi. di onoranze, pp. 174-181. Bibl-iotee,a Gino Bianco

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