Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

Perohé la luna d'agosto ...• 351 rioso, dico, vedere come le lune le couosceva bene. Così, alla luna d'ago– sto, ~i cui ella parlava come d'un tempo sospirato e miracoloso, ripo– neva m solaio almeno cinque o sei ventine delle uova del suo pollaio, non senza prima &perafie contro il sol di tramonto per accertarsi che non erau barlacce. Chi vien dalla campagna, sa pure che a questa medesima luna si seminan certe insalate nell'orto, e si colgon le pere invernenghe, buone là sotto l'inverno quando son stagionate. Piccole provvidenze e gen– tilissime costumanze che moltiplicano il gusto e la dolcezza del viver famigliare. Ma, portato via dalle sue proprietà e influenze su faccende di econo– mia domestica, non ho ancor detto, sulla scorta del libro dei perché, perché mai dunque la luna d'agosto paia più grande dell'altre. La ra– gione è che d'agosto, per la sua molta potenza il sole essiccando la terra, solleva dall'acque abbondanza di vapori sottili che non han forza di condensarsi in grandine o pioggia, ma restando li sospesi fra la terra e il cielo, cioè fra i nostri occhi e la luna, finiscon per funzionare da lenti e difl'ondon la sua figura, disgregandola alquanto e facendola apparire molto maggiore del solito. Tant'è vero che, quando ella è più bassa, appare ancora più grande, perché i vapori vi si frammettono in maggior quantità e più ampiamente s'imprimono del suo splendore e della sua figura. Ed è così, in generale, dell'immagine della luce; la quale, se nell'aria limpida e vana non trova fumi e vapori, non s'altera mini– mamente; ma incontrando materia densa e fumosa, ai nostri occhi par che si dilati. Ecco perché i fuochi e i lumi che si vedon le notti umide 9, qualche distanza, soglion parere maggiori di quel che sono realmente. Ricordo che da Cesena, la vigilia d'alcune feste solenni, certi fuochi d'allegrià accesi, sole calando, su la costa di Bertinoro o verso le terre di Longiano e Montilgallo, nella nebbia violetta del cr-epuscolo mi pare– v ano incendi: erano invece brancatelle d'ulivi o di spine bastevoli appena a impruna.re la bocca d'un sentieruolo che meni alla vigna quando l'uva imbruna. Queste son, press'a poco, le cose che in proposito dice il libro dei perché da me ripescato nel pozzo; e che, se ho letto bene la scrittura della prima pagina interna molto consumata dalla umidità, appar stam– pato l'ultima volta in Milano, coi tipi di Giambatta Bidelli, dall'Illu– striss. et Eccellentiss. signore, il Nobil'huomo Alessandro Tassoni, l'anno della nostra salute 1630. Valeva dunque la pena, correndo in cielo la luna d'agosto del terzo centenario della sua uscita alla luce, che se ne desse una succinta notizia « ai curiosi di materie naturali e ai pro– fessori di lettere » ai quali il libro è solennemente dedicato. CESARE ANGJllLll(I. BibliotecaGino Bianco

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