Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

Freud 8 i motti di spirito 355 specula1,ione da psicologia sfugge affatto a Freud, che tratta la mobile realtà come una schiava, la quale ripete, per leggi naturali, certi atti riducibili ad un solo motore. Gli sfugge che la presunta legge da lui trovata è una metafora del fatto medesimo assunto come genere. Quando qui si dice che è vanarla ricercà della legge del riso (o del mot d.. esprit o del comico e di quanti generi si voglian trovare del– l'approssimativo concetto di riso) sembra che si invochi un comodo mi– stero. E invece si sta sul più solido e concreto terreno, che vuol. cercar(' la legge di ogni momento spirituale nella originale situazione in cui si attua : allo stesso modo quando si negarono i generi letterari, si volle condurre alla faticosa ricerca del carattere individuale e originale del– l'opera. Spiega.re un motto di spirito cm~ una causa differente da quella che esso contiene e manifesta nella sua medesima presenza: dire ad esempio che si ride per un'aspettazione delusa, o per una sostituzione del meccanico al :finalistico, o per la soddisfazione 'di desiderii repressi con risparmio di energia psichica, vuol dire jlludersi di aver· trovata una ragione, chiudendo gli occhi alla reale situazione che vuol essere intesa speculativamente. · Infine chi dice che scopo del riso è il piacere, dice troppo o niente : uno dei piaceri più intensi dell'uomo e certo quello che è considerato come il piacere per eccellenza, è serio come l'agonia. Freud anzi, che ha costruita la psicanalisi, dovrebbe riflettere su questo dramma serissimo cli un supremo piacere, senza riso e senza allegrezza. È la gioia q,ll'in– candescenza ? S'accomodi a dirlo: il fatto è che, per noi queste parole non spiegano nulla. Non vorrei aver data un'idea troppo parziale del volume di Freud. Mi premeva metter in chiaro l'inconsistenza fondamentale del libro; ma è int~so che come tutti i libri di Freud si legge con una continua am– mirazione per la sottigliezza talora elegante dell'analista: e, m ogni caso, opere del genere, per l!l>compromissione onesta degli autori.· fino agli estremi errori, giovano a distruggere i grassi pregiudizi psicnlogici di cui purtroppo non siamo liberi ancora. A questi pregiudizi è dovuto il favore che hanno oggi alcuni libri analitici; i quali paiono delicatissimi, e sono vuoti e senza sugo. FRANCESCO FLORA. iblioteca Gino Bianco

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