Pègaso - anno II - n. 9 - settembre 1930

LETTERA A PIERO PARINI SUGLI SORITTORI SEDENTARI. 'fu sai, caro Parini, che questa è la stagione in cui penso a te e al tuo lavoro con più commossa ammirazione. Adesso, infatti, t'immagino su questa o quella spiaggia circondato dai fanciulli che a centinaia e migliaia tu conduci ogni anno d'oltremare e d'oltremonte a conoscere la patria loro e dei loro padri, e a conoscerla ospitale e ordinata, me– more d'ogni stil!a del suo sangue, come Dio ricorda ogni stella del suo cielo. T'immagino, -cordiale come sei, e severo come sai essere, dentro il cerchio di quelli occhi raggianti, tra il plauso delle piccole mani che si perde, frullo d'ali, sull'infinità del mare: lo stesso immutabile mare bello ma così infido che Enea, quando v'entrò, dovette affer.rare egli stesso la barra del timone, poi che il ffilO Palinuro s'era annegato, illuso da tanta serenità: O nimium oaelo et· pelago oonfise sereno: avverti– mento, da allora, ai troppo fiduciosi piloti d'Italia dei quali per fortuna speriamo spenta la razza. Poesia ? Mi hai mandato ieri il bel libriccino che offri in' dono a questi ospiti nostri, e ch'essi riporteranno nelle loro case lontane come il ritratto della loro madre: Mamma Italia, la, chiama .Orio Vergani che ha scritto questa descrizione del nostro paese in quel tono favo– loso e appassionato proprio degl'innamorati e ai fanciulli appropriatis– simo. E al libro hai dato per titolo un verso, anzi addirittura un otto– nario, Bella Italia amate sponde, dettato dopo una battaglia, anche se da un poeta pacifico. Non basta: al libro di storia che precede questo d'immagini e eh~ hai opportunamente affidato a Paolo Monelli, tu stesso hai preposto una pagina dove lodi il Monelli per averlo scritto con fede e con poesia. Insomma in questo indefesso e aspro lavoro di dirigere le nostre scuole oltre confine e di_tener desti e uniti gli animi dei nostri emigrati, tu credi, da uom-o pratico; all'aiuto, prima di. tutto, della poesia. Dico da uomo pratico, perché la poesia è l'essenza della verità, il diamantr nel sasso, più puro e più duro del sasso stesso, ma della sua formazione e natura; e il vero poeta, non è un· sognatore staccato dalla vita come la bolla di sapone che per ben rifrangere l'iride si stacca ondeg– giando dalla cannuccia, ma è un uomo premuto e stretto dalla vita fino a patirne: nel folto degli uomini, ·come il diamante nel cuore del sasso. E dico poesia anche col!le musica. Credo infatti che, se tu avessi potl1to ai tuoi fanciulli e ragazzi presentare questo ritratto d'Italia addirittura in ottave armoniose e r~cordevoli, in ottave l'avresti presentato. Ma, BibliotecaGino Bianco

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