Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

Parole alla buona gente· 187 V'è certo genere di persollle intelligooti, dalle quali è lecito aspet– tarsi.qualunque .sciocchezza. Gli uomini soliti a_disprezzare le donllle sono per lo più quelli che ne h3Jnllloottenuto p,iù largamoote i fav-Òri. Appulllto la loro particolar fortuna li induce a tal co1I1cetto. Cosicché si può dire ch'essi cercano dii proposito Je moo buone, per poi divertirsi a disprezzarle tutte. La grain virtù della donllla è la freschezza d'istinto ; che nel– l'uomo è sempre più -o meno aduggiata dall'incremento dell'intel– letto. Or11,al conoscere (e al fare), le due facoltà essendo del pari. illldispensabili, più l'uomo è intellettuale e più gli è necessario at– tingere alf'anima femminile. L'errorè. è d[ credere che la superiorità consist,a lllelle facoltà intellettuali : alla qual stregua la dolllila,, sì, è inferiore. Ma è il metro che è scelto arbitratirumente. Ora, il più strano è quando, in quest'arbitrio, a lor danno oadono esse le do1I1ne. Quante smorfie iilOIIl ci tocca fare per sostenere la varia riputa– zione che ci siamo fabbricata presso questi e presso quelli ! La ra:ffimatezza dei detrattori è nel lodarti si:ffattamente un neo che ciò implichi biasimo di tutto il viso. Mal sopporta solitudine chi non crede in nulla. Intellettuali = Uomini che voglion dare la preminooza su tutti gli istinti all'istinto meno lungiveggente: l'ingegno. Vedono fino all'ultimo tutta la fila dei lumi; non vedono la lllotte ohe è intor,n0. Grave, dover stimar poco le perso1I1eproprio per 1a stima ch'esRe hanno di noi. Oi SOIIlO lodi che valgono più di ogni biasimo a farci rimordere · dell'errore commesso. L'ironia non si 'dissolve che con la cordialità. Ohi sempre s'attedia in ascoltare quel che altri gli va narrarndo di sé, non pure· dà prov,a di arid!o cuore, ma, peggio, di nOIIlsaper travedere ne' fatti del singolo i comuni interessi umani e le gene– rali passiooi. Però che allora cessino sùbito di attediarci per pren– derci addentro. Bibfioteèa Gino Bianco