Pègaso - anno II - n. 8 - agosto 1930

Palinoaia 223 storielle del giornalismo che aiuta e sveltisce la letteratura e mi sono visto in proposito citare più d'una volta com.e lo scopritore d'una nuova America .. .Se fosse dipeso da me state pur certi che l'avrei ri– coperta, da quel di, le mille volte. Mi sono convinto che il giorna– lismo, in questi ultimi anni, ha fatto alla letteratura assai più male che bene: ed è anc.he per questo che mi sarebbe straordinariamente pi~ ciuto se Monelli avesse sviluppato fino in fondo, in un pamphlet tutto sale e pepe, alcuni spunti felicissimi del corsivo sparso nel suo Mestieraccio. Però lui dice mestieraccio per modo di dire, come il padre che prende per il ganascino il suo figliolo e va dicendo alla, gente 'ch'è una vera canaglia per intendere che invece è. proprio la consolazione del suo papà; mentre (parlo sempre, s'intende, del let– terato-articolista che c()rchi di salvare capra e cavoli) questo è un me– stieraccio davvero. Enorme e vano è lo sforzo dell'articolista di ricari– carsi ogni volta a nuovo per un_ nuovo argomento. In un libro come questo di Monelli si sente che c'è dentro un consumo di fosforo e uno spreco d'ingegno dieci volte maggiore che non in tanti di quei romanzi di mezzo migliaio di pagine che cominciano a spuntar fuori per la ma– ratona del più lungo. « Ecco il nostro sonetto», dice con profonda ma– linconia Monelli ristampando un articolo scritto in fretta e furia, su ' misura e su ordinazione, ma dove pure sente d'aver rovesciato bene o male qualche cosa di veramente suo, che gli stava a cuore. Ma è un sonetto stiracchiato bastonato e cauterizzato da tutte le parti e ridotto quasi sempre irriconoscibile. Senza contare che l'atmosfera d'un gior– nale è satura di convenzioni antipoetiche più di qualunqµe serbatoio d'arcadia, e comanda un tono pittoresco dà dozzina col quale sono ben poche le cose che si possono dire senza abbassarle: pena il non esser letti, che è la morte dell'articolista. Ma farsi leggere da un comune let– tore di giornale e conservare una pur minima sostenutezza letteraria è uno sforzo veramente da leoni. . ANTONIO BALDINI.

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