Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

LA MESSA ULTIMA. 4-nche in fatto di religione, nostra madre aveva le sue idee e non ne decampava di un millimetro, con una sicurezza che faceva serena lei e obbedientissimi i figlioli. Costumava allora farsi obbe- dire parlando •a voce bassa. - · In chiesa bisognava andare, ma non a cerimonie trop,p,q lUlllghe. La sera dei giomi di lavoro « una visitina a Nostro Signore)), di– ceva lei, ma senza rmunziare alla quotid:iana passeg,giata ·fuori porta. Nella chiesa vuota e scura, cinque minuti in gmocchlo: la lampada ardeva davanti al Sacramento; dalla gran porta spalaJI1- cata entrava Ulil raggio di sole, il rotolio di un carro, gli strilli dei molllelli che correvano pel sacrato; dalla .p,ooombra il «Prigioniero>> parlava ai nostri piccoli cuori il suo linguaggio d'amore e di per– dono. Ma appena i piedini indocili di mio fratello battevano sul balllco, « mammà>> faceva lesta il suo segmo· dli croce, la sua rive– renza e via con noi;_ uno ,per mano finché s'era fra le case, e poi liberi, su e giù pei fossi, a ooglier margherite finché i[ mazzq entrava nelle dita,- e quando s'era fatto troppo grosso lo portava lei, un po' brontolando e un po' ridoodo : i fiori dopo tutto erano per l'altarino, dove a maggio ci faeeva dire « il mese di Maria» e ogni sera, prima di andare a letto, ci faceva ripeter le preghiere : - Signore, benedite IIlOi,i .genitori, i parffilii, i ma.es1tri, g1lirumicJ, i nemici e i benefwttori.... - ;. i nostri occhi, un po' assonna~i, riguardruvano le margherite, strette nei vaisetti messi in :fila tra i :piccoli C3Jlldelierisenza ca1rndele,e Ullladolcezza confusa ci prendeva a quel «nemici», mes,so oosì in un fascio i1I1,sieme agli amrlci ed ai benefattori : semplicità cristiiaa:u.1, ! Alla festa poi, messa e «funzione»,· ma nei punti essenziali : perciò la « funzione >> •senza tl'oppi esordi di vespri e di 001ID.1piete, e la messa, nolll quella cantaJt•a, che al solito erra troppo lunga, lllé , quellla del v•angelo, che si faceva 1a <maJttinarpres-to, in ora, diceva lei, incompatta; ma gùeUa <.lii.· mez7,ogiomo; sbrigativa, che lasciava a una madre di famiglia il tempo di farr primi:i,le faeoonde, e a noi BibliotecaGino Biar)CO

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