Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

622 B. CROCE, ll Boccaccio e Franco Sacchetti tento del Decameron ha dovuto ben presto convincersi che la sostanza, dello stile non è diversa in quei punti del libro dove la vita poetica è più intensa e in quelli dov'è più stanca e quasi assente. Ora il Croce rende ragione del fatto, giustificando nel suo intimo nascere il pro– cedimento dello stile boccaccesco e attribuendo la maggiore o minor ricchezza dei risultati poetici all'impulso diseguale dell'ispirazione, come accade in ogni scrittore. Un altro concetto, contro il quale il Croce appunta la sua sottile analisi critica, è quello desanctisiano, per cui nel Boccaccio s'è visto il simbolo dell'Italia del Rinascimento, sensuale spassosa e scettica, in contrapposto a Dante uomo del medioevo, età ricca di fede e di pas– sione. Il Croce rinnega, com'è giusto, il quadro convenzionale ed an,ti– storico, su cui quella definizione del poeta s'appoggia: e disegna un ritratto psicologico del Boccaccio più ricco e vario, pur nella .sua so– verchia rapidità: un Boccaccio che conobbe soprattutto le esperienze giovanili dell'amore, inteso nella sua pienezza, e insieme quelle di osservatore dell'umana insipienza, con il gusto, che ne •consegue, del– l'accortezza e dell'arguzia, della beffa e del motto. E anche qui il Croce &'è accostato alle osservazioni dei critici più recenti, dal Momigliano, cùe riconosceva al Boccaccio « una sapienza che va molto al di là della beffa volteriana e libertinç1, e una sostanza umana ricchissima», al Bosco, che nell' « ammirazione generosa e piena per la forza dell'intel– ligenza » vedeva la musa più ricca e frequente del suo poeta. Ma le pagine più belle, in questa parte del saggio crociano, sono le analisi delicate ed acute delle novelle di messer Lizio da Valbona e di ser Ciap– pelletto : della prima delle quali il Croce mette in rilievo la tenerezza . indulgente, pur nella sensualità apparente della materia; e nell'altra vede la rappresentazione affettuosa ed ammirata d'una forza umana d'intelligenza e d'esperienza, d'abilità e di sagacia, assai più che non un chiuso motivo di satira e di polemica. Tuttavia, anche nella varietà e complessità,, dei problemi e nella giustezza delle definizioni singole, queste pagine del Croce dedicate al Boccaccio lascian nel lettore l'impressione di alcunché di insuffi– ciente o almeno di manchevole. Alcune questioni, e non delle meno importanti, della critica boccaccesc~ vi appaion toccate e chiarite in modo, si può dire, definitivo; talune novelle illustrate con rara finezzà: e la gratitudine degli studiosi del Boccaccio verso il Croce s'accresce per questo saggio di oggi che viene ad aggiungersi all'altro del 19,11 su la novella d' Andreuccio. Ma è pur ,certo che una rappresentazione della mente boccaccesca, nella sua ri'cchezza molteplice, umana e poe– tica, una caratteristica intera e piena, quale il Croce stesso ci ha saputo dare di altri poeti, in queste pagine non c'è : o almeno non ce n'è più che l'abbozzo e le prime, ancor generiche, indicazioni. Ottime invece, piene di umana sensibilità e di gusto letterario, le osservazioni sull'opera di Franco Sacchetti (come anche i pochi pe– riodi sul Sercambi e sull'autore del Pecorone). Del Sacchetti il Croce traccia, in breve spazio, un ritratto arguto ed armonico, pur nella varietà multiforme degli aspetti, il migliore forse tra quanti ne furon ·messi insieme dai critici. BibliotecaGino.Bianco

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