Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

B. CROCE, Il Boccaccio e Franco Sacchetti 623 Tolto di mezzo l'insostenibile ed ingiusto paragone con il Boccac– cio, che offuscò e deformò il giudizio persino del De Sanctis, il Croce , mette in luce la schiettezza energica della fede religiosa quale appare nei Sermoni del ,Sacchetti : « la fede non è per lui un'imposizione dal– l'esterno, ma una necessità intrinseca alla mente, che si afferma anche ,fuori delle cose della religione, e che circonda e abbraccia tutta la vita umana.... Per questa parte il .Sacchetti non solo non diminuisce il Boccaccio, ma sta sopra di lui, è più di lui uomo intero». E negli scritti in prosa e nelle poesie stesse del fiorentino il Croce ricerca i segni della sua onestà politica, che è zelo di giustizia e di verità e conoscenza delle qualità e dei difetti umani e buon senso insomma rivolto al raggiungimento di beni semplici e schietti. L'opera d'arte, in un uomo siffatto, non è cosa essenziale, che riempia di sé tutta la vita, ma quasi svago e conforto dei momenti d'ozio, lieve e garbata effusione di sentimenti in tono minore. Cosi nelle novelle del Sacchetti non si dovranno cercare complicazioni né profondità psicologiche :_bensì vicende e figure ritratte con linee semplici e rapide, senza indugi e senza tormenti : « nate da un sorriso, richiamano un sorriso, e qui è sovente la loro piccola poesia ». E neppure nelle poesie vere e proprie converrà cercare il dramma né la passione : bensì sentimenti dolci e lineari, soffusi, nel ritmo, di musicale vaghezza. Le pagine del Croce, animate da un ·tono di simpatia affettuosa, non pur nelle osservazioni personali, ma nella scelta stessa finissima delle citazioni, fanno davvero risorgere la figura di questo « caro poeta» e della sua « eletta anima operosa 11: e bisognerà contrapporle d'or innanzi al giudizio, falso quanto inveterato, che fa del Sacchetti un uomo superficiale e di piccola mente e chiuso in un cerchio di idee mediocri e limitate nel quadro del suo tempo e d'una vita ristretta e borghese. NATALINO SAPEGNO. BRUNOCICOGNANI, Strada facendo. - Le Monnier, Firenze, 1930. L. 8,50. Parlando di Cicognani, si può dispensarsi da una quantità di preamboli; specialmente in una rivista che poco fa accolse, fra altri, uno dei più robusti racconti : Il primogenito, di questo scrittore; e tien fede a principi che più o meno il Cicognani potrebbe sottoscrivere; e si è ornata e s'orna di pagine d'autori che, nei libri sulla letteratura rlel nostro tempo, saranno aggruppati col Cicognani sotto l'insegna della stessa scuola. In altre parole, siamo un po' in famiglia. Perciò ta– gliamo corto al proemio; non tanto però da non dire come volentieri si ritrovano, in questo libro, lo slancio e il calore, per niente affievo– liti, del primo giorno, ormai lontano, che il Cicognani cominciò a scri– vere; intatta, quella capacità di passione e di tormento. In quindici annj, e malgrado il successo, al Cicognani non s'è attaccato nulla di professionale, nel brutto senso della parola; e la onestà dei suoi in– teressi e l' impegno dell' applicazione restano addirittura esemplari. Fra i buoni scrittori italiani d'oggi, egli è dei pochi che hanno qualche cosa da dire, non soltanto al lettore-letterato, ma anche a chi legge come BibliotecaGino Bianco

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