Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

ORONAOA DEL OINEMATOGRAFO. ') Quanti ~iamo in Italia ad aver apprezzato le qualità di Sole, il fil.m di Alessandro Blasetti? Del resto era da prevedersi come sarebbe stato accolto un. film come questo dove contano sopratutto certe realizzazioni tecniche e che trascura i gusti del gran pubblico. A questo pubblico avido dei prodotti erotico-sentimentali e di avventure a lieto .fine che i mercanti americani sono stati maestri nel lanciare, Blasetti presenta un film gi– rato in pieno inverno nelle Paludi Pontine. Argomento : la lotta fra i bonificatori e i paesani radicati alla secolare consuetudine. Grigio più che mai, dunque, grigio e nero: campagna brulla, acqua torbida, melma, lavoratori erculei e miserabili; e la min_accia della malaria intorno. La carta era buona da giocare: evitata ogni facilità di pittoresco, l'elemento fotogenico non mancava ed era tale da poter compensare l'insussi– stenza del nodo drammatico. Si capisce che il pubblico, specialmente un pubblico come il nostro che alle lusinghe del cinematografo cede an– cora con un'indulgenza un po' vergognosa e cioè come a una fÒrma di spettacolo affatto inferiore a cui mancano quelle garanzie di serietà, .- quella dignità sociale indiscutibilmente proprie al « teatro >>, - vi reciti la Galli la commedia o Ruggeri il dramma, - si capisce che questo pubblico tediato abbia disertato le sale dove si proiettava Sole senza badare alle concessioni che gli erano pur state fatte : i soliti primi piani di baci, quel– l'ingegnere lustro come un :figurino ispirato alle desuete grazie del fu Mario Bonnard, e quella .figlia del fattore, molto bellina davvero, ma che della, sua stessa semplicità si fa un'eleganza fuor della sua condizione. Ma più scontento ancora che il ,gran pubblico è stato quel Tizio che mi ritrovo sempre a fianco e che si picca di una particolare competenza in fatto di cinematografo. « Sole, - mi diceva costui, - si riduce a un plagio di tecniche. Specie di roba russa integrata dai tedeschi e so– pratutto ·mal digerita. E non solo : più specialmente, la cantata no– ·stalgica nella cantina dei boni.ficatori è copiata dalla Febbre dell'Oro; il guado delle bufale ricalcato su alcuni quadri di Chang ; parecchi scòrci (:flagrante quello della carrucola del pozzo) rifatti coll'ossessionante sistema di Dreyer nella Giovanna d'Arco; ecc.>>. Ci può esser del vero in questi appunti : per me dove più si rivela certa imperizia è in genere negli spostamenti di obiettivo spesso affatto gratuiti. Talvolta poi una stessa scena è colta da vari angoli visuali senza badare a mantenerne l'armenia della luce. Nell'insieme, il ta.glio e collegamento dei vari lembi. f:3iblioteca Gino Bianco

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