Pègaso - anno II - n. 5 - maggio 1930

CINQUEMILA LIRE. (CONTINUAZIONE E FINE). XVII. Quando Il' Angiolina si sentì in grado di camminare, la Foisca l'a,coompagnò a casa; poi risalì sola nel campo. L' Alilgiolina si era buttata sul letto, ma stava peggio, si dovette · rilevare; con quell'afa inon respirava. Scese in cucina e si mise a sedere su u na seggio la vicino alla :fi1I1estra che dava sulla viottolla dei campi; quam.do si poteva riposare, stav•a lì a ore intere, nella 1 stanlla silenzios,a, guardl8Jl1do il focolare spento, o fuori, i c8illl:pi,la viottola. IDra quasi buio : il nuvol}os'era abbass,a;to sulle cime degH alberi intirizziti. Le venne a mente il bambino della Fosoa; la Fosca non ci avrebbe pensato. Si alzò, andò a.Ila porta, di casa per chiaimar la Marietta, ormai doveva star poco a piovere. · Ma già per la viottola scendeva Tito. Si era deciso a attaccar le bestie per ,portare qualche carro di grano a casa e ric,ovem:rllo sotto la ,parata. Guardava per aria e bestemmi·ava di essersi deciso tardi. ·Felice, rimasto solo, andò al fiasco che era ri,masto ruppoggiato alla ceppa di un loppo, si ,mescè un bicchiere di vino e lo tracannò i:1, ,sor,83Jte.P{)i riprese il lavoro più vicino alla Fosca,. Il cielo, nero, ba1sso, li isofoJVa nei1 lavoro silenzioso, in ullla calma lugubre. Sen– tirla, gli bastava. Chino suJla folce, se ne ]01sciava :irrn/piregmare, senoo. guardarla, eome dal vÌlllo: aveva imparato a ,gustare quei piaceri ,solitari. La Fosca se f1ledovette aooorgere; a un triaJtto si riv,oltò: - Lasciatemi stare, anche voi. Aveva comiincjato stiz7,0s,amente ma poi fa. sua voce era caduta di tolilo, sta,noa. Felice alzò la testa, in orecchi a quel sentimento che non era l'indiffereurna alla qua. le 'era avvezw. Ma la Fosca lllOnpensaJVa più BibliotecaGino Bianco

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