Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

, ZUOCOLI O L'AMICO DELLE DONNE. Non vedremo più in vetrina ogni anno il libro nuovo di Luciano Zuccoli. Può darsi che il pubblico mutevole e infido dei lettori più letterati e squisiti non se ne dolga troppo. Ma l'altro, il pubblico vero, le molte migliaia di lettori che Zuccoli, forse più d'ogni altro nostro romanziere, aveva per sé fedele, non saprà facilmente sostitÙirlo. Il romanzo nuovo di Luciano Zuccoli ogni anno era un'istituzione: at– traeva le signore, allettava gli uomini pratici, né infine i letterati po– tevano rifiutarlo. Questa quasi unanimità di consensi è un po' il para– diso in terra di un romanziere ; e il suo mediocre paradiso terrestre Zuccoli da vent'anni se lo godeva, lo coltivava con fedeltà, con lavoro onesto e puntuale, doti ormai d'altri tempi. Ogni anno un romanzo, e quei dati articoli e quelle· tante novelle, e chi vuol dire dica. La polemica letteraria, la critica, i gruppi e le fazioni dei giovani e degli anziani non lo riguardavano. Questo letterato che amò anche la politica e le dette forse più passione che idee, più carattere ehe vera intelligenza, e a Venezia, a Modena fu polemista si direbbe di elezione, quanto alla letteratura e all'arte sua non conobbe polemica. Gli piacque, ma nobilmente, il favore del pubblico, e restò lì. I suoi ricordi letterari non sono più che un quaderno ; pagine oneste, senza teorie, senza este– tiche, senza programmi, e quasi senza passione; come d'uno che racconti la storia esterna, la varia fortuna d'un altro. « Non credo di far torto al D'Annunzio dicendo che non riuscii a cadere sotto il suo fascino anzi sotto il suo dominio, se non guardando acutamente nella vita. Scrivevo secco e scorretto, disegnavo i personaggi dal vero, li ascoltavo par- ' lare .... ». Quando nel 1903 lo invitarono alla direzione di un gior'nale a Venezia (e Zuccoli aveva già pubblicato qualche volume di novelle e pfù di un romanzo) .... « da Venezia mi pregano che mandi roba mia per vedere come scrivo. La domanda è curiosa,· ma nella mia tumultuosa esistenza ne ho udite di peggio». Così staccato, che pare non parli nep– pure di sé. Zuccoli si ravviva soltanto quando, lasciata da parte lette– ratura e letterati, parla del suo pubblico, dei suoi lettori. « Durante la pubblicazione, puntata per puntata, di quel romanzo (La freccia nel fianco) ricevo lettere a centinaia di uomini, di signore, di signorine, di ragazzi · lettere che supplicavano di non far morire Nicoletta, lettere che con'fessavano fatti intimissimi.. .. >>. « ,Si è ripetuto il fenomeno' di una valanga di lettere (per Le cose più grandi di lui) alcune delle quali incalzantemente curiose : dove e come ho conosciuto il piccolo Giorgio Astori, se è veramente morto di crepacuore, se il fratello si è veramente BibliotecaGino Bianco

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