Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

Cin,.,matografo 1929 95 efficiente quando investe la realtà più quotidiana. Dimenticava Proust iù quel momento che la realtà è solo potenzialmente poetica. O, per parlare alla maniera del signor di La Palisse, la poesia è dappertutto e aspetta solo il raggio rivelatore .. « Il y a des yeux qui voient tout, et ceux qui ne voient rien m'exaspèrent », scriveva la marchesa di Sé– vigné. Ma veder tutto è una formula retorica e l'impareggiabile mar– chesa fortunatamente non vedeva tutto e cioè niente, vedeva con quel par d'occhi ch'era il suo: « Les choses singulières me réjouissent toujours ». Sin,golari, e cioè viste in modo unico e irripetibile, secondo una scelta che, originariamente involontaria, si chiama stile, e com– piacentemente sfruttata, maniera. Il cattivo film - e per esser molto larghi si dirà che più del, 75 % dei films correnti è pessimo - p'ecca generalmente di quello speciale genere di retorica la quale s'affida alla persuasione .ingenua che « basti descrivere le cose», per riprendere la formula proustiana. Mentre è ovvio che l'importanza, anche qui, è tutta nella visuale : in quel che gli scorci . e la mimica permettono d'implicarvi di suggestioni; non solo, ma forse anche più specialmente, nello sviluppo ritmico delle successive 'vi– sioni. Insomma le prevenzioni e i pronostici di molti cadono a poco a poco di fronte alla constatazione che attraverso una tecnic~ autonoma, uno stile cinematograiìco si va elaborando. Anzi, malgrado la confu– sione ancor grande, s'incominciano a delineare vari stili; e uno di quelli che avrebbe più meravigliato Proust è lo stile cosiddetto tedesco (di un Murnau, o di un Dreyer) che mi fa ogni volta pensare ai lenti voli di quel suo mirabile telescopio col quale c' introduce ai misteri di una bellezza plastica insospettata. (.Si pensi al famoso La regarder dormir· dove Albertine, nuova Géante baudelairiana, è sorvolata, avvallamento per avvallamento, come un gruppo collinoso da un aviatore innamorato). Dei vari stili cinematografici l'anno che si è chiuso ci ha dato al– cuni esempi abbastanza tipici. Del genere detto tedesco I quattro dia– voli, realizzato da Murnau (il direttore dell'Ultimo degli uomini e di Aurora) e La passione di Giovanna d'Arco, eseguita in' Francia dalla « ,Société Générale des Films » con attori francesi sotto là direzione di C. T. Dreyer. Il pericolo di questo stile è di rimanere fine a se stesso : la_ vicenda si cristallizza e si esaurisce nello svolgersi di quadri dalla tecnica impeccabile, e tutti conoscono la facile nausea del « ben dipinto>>. C'è spesso eccesso di «appoggiatura>>. Il direttore lo sentiamo troppo presente; la sua disinvoltura è lenta e applicata. S'intende che questa è una critica-limite: non si può dimenticare il grande albergo dell'Ultimo degli uomini col suo personale lustro e correttissimo, indaffarato attorno alla porta girevole, e specialmente quel prodigioso incubo del vecchio guardaportone licenziato. Ma lì Murnau s'era attaccato a una vicenda ricca non solo di elementi fotogenici eccellenti, ma di un. pathos, forse un po' troppo intellettualizzato, certo toccante ~per la crudezza del fatto di cronaca. I quattro diavoli im:ece è il solito romanzetto di acrobati che comporta la catastrofe di un infortunio sul lavoro._ Ma proprio qui, nell'eludere il generico previsto, Murnau mostra la rarità di certe sue doti : non conosco scena di panico resa con più evidenza di quella che ·scoppia nel circo quando la fanciulla tradita si lascia precipitar dal BibfiotecaGino Bianco

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