Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

CINEMATOGRAFO 1929. Il cinematografo è alle soglie del suo quarto decennio di esistenza. Può essere un'occasione per indagare i progressi fatti e a che :punto. oggi siamo. Ogni qualvolta nell'opera di Proust (ed è un'opera di ieri) si tocca il cinematografo è sempre in tono spregiativo; e nel secondo volume del 'l'emps Retrouvé l'obiezione è cosi formulata: « La letteratura che s'accontenta di 'descrivere le cose', di rilevarne miseramente linee e– superfici, malgrado la sua pretesa di realismo, è la più lontana dalla realtà, e quand'anche tratti di glorie e di grandezze è quella che c'im– poverisce e ci attrista maggiormente, poiché interrompe bruscamente– ogni comunicazione tra il nostro io presente e il passato di cui le cose serbano l'essenza, e l'avvenire in cui ci sollecitano a gustarle .... Se la realtà si riducesse a questa specie di scorie, di rifiuto dell'esperienza press'a poco identico per ognuno, perché, quando diciamo: una cattiva giornata, una guerra, un ristorante illuminato, un giardino fiorito, tutti sanno quel che vogliamo dire; se la realtà si riducesse a ciò sol– tanto, certo basterebbe un film cinematografico di queste cose, e lo 'stile' e. la 'letteratura' che si scostassero dai loro semplici dati, non sarebbero che un'esercitazione esteriore e artificiale. Ma è poi pro– prio questa la realtà? ii. No di certo, ma neppure quello il cinemato– grafo. Quando Proust scriveva quelle pagine, Chaplin aveva probabil– mente già realizzato il Kid (1920), ma Proust da quanti anni non aveva assistito ad una proiezione? N'era rimasto, è facile, all' A.rroseur arrosé,.. all' A.rrivée du train de Vincennes o poco più. (E quanti, anche dei ~inea– sti, ne son ancora lì). Chiuso nella sua stanza leggendaria, al riparo da ogni luce e atmosfera diurna, certo le sue Mille e una notte erano più riccamente popolate di visioni che Je migliaia di sale di proiezione sparse per il mondo ; fin il racconto del Ladro di Bagdad può quasi dirsi che impallidisca rispetto alle fantastiche metamorfosi che Proust ci rivela nella vita più quotidiana. E proprio mentre egli forzatamente· ignorava tutto fuor che la sua particolarissima arte, non eran pochi quelli che si stavano già preoccupando di perfezionare una nuovissima tecnica che permettesse di cogliere quel che a un Proust più di tutto importava: un nuovo aspetto della vita. Perché, a parer mio, il Ladro• di Bagdad di Douglas è solo una felicissima eccezione e il cinematografo più che inseguire il magico e il meraviglioso si mostra massimamente- BibliotecaGino Bianco

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