Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

LETTERA AL MAESTRO ALFREDO CASELLA. Caro Casella, nel suo articolo dell'« Italia Letteraria», Parole necessarie, ella ha scritto molte verità sulla vita artistica oggi in Italia. Forse il tòno era, al confronto della realtà, troppo tragico, con un'eco, inaspettata in lei, del « Noi pugnerem da forti». Chi leggesse di séguito lo scritto suo e poi quello dell'onorevole Oppo in « Politica Sociale» sullo Stato e gU artisti, potrebbe anche credere che qui noi, musicisti, pittori, scrittori, poeti se ce n' è, si stia boccheggiando e lo .Stato non inco– roni che le tombe o quelli che nella tomba hanno già messo un piede : piede con pantofola. (Ma di pantofole oggi se ne vedono anche ai piedi di molti giovani. Ci fanno ricamare su, a punto in croce, un fascio littorio e vogliono che noi le prendiamo per scarpe d'acciaio, guer– riere. Basta pestar ad uno di loro il mignolo, e dall'urlo tutti s'avve– dono ch'eran pantofole). Dunque ella ha detto molte verità. Ma perché parla di « posizioni faticosamente conquistate.... con una fatica che possiamo anche dire eroica » ? Che significa in arte una posizione conquistata ? Io credo, scusi, che non significa niente. Non certo lei che è nel pieno ardore del suo lavoro, vuol parlare di cariche, di cattedre, di onori ufficiali, e di quella gente ovattata la quale comincia tutti i discorsi con l'av– vertimento : - Sa, data la mia posizione .... - Coloro che, giura e giura, gir'a e gira, hanno conquistato queste poltrone e poltroncine, sono pro– prio quelli contro cui ella giustamente combatte. Immagino· che intenda piuttosto parlare del consenso del pubblico e della stima dei capaci. Ma su questi labili terreni nessuna posizione è conquistata per sempre. Si deve riprendere ogni giorno, e con una sola tattica: lavorando e, com'ella fa, migliorandosi. Dalla po13izione di prima linea conquistata, mettiamo, da Pizzetti o da Stravirniki, Stravinski e Pizzetti possono discendere domani se non crean~ un'opera migliore di quella di ieri, o se un altro sorge di più alta statura o di più vasto cuore e il pubblico si volge a questa novità. Nemmeno i morti son salvi. Le vicende della for– tuna di Dante o di Shakespeare, di Beethoven o di Verdi, le ho io da raccontare a lei? Questa instabilità è la gloria dell'arte, anche se è l'an– goscia degli artisti; ma proprio questa angosciosa fatica li salva dalla ruggine. E la critica dei giornali cui ella dà tanta, importanza, li aiuta, sia pure talvolta con qualche iniquo spintone, a fare questa quotidiana ginnastica e così, senza accorgersene, li salva. Come vede, io credo BibliotecaGino Bianco

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