Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

Lettera al maestro A ifredo Casella 87 alla Provvidenza. E poi la povera critica in contrasto con un pittore o con un musicista si troverà sempre davanti al dilemma di Vauve– nargues contro i critici dei poeti : « Si vous ne faites pas de vers, vous n'y entendez rien; si vous en faites, vous étes un rival >>.Non s'ha almeno da compatirla? I critici musicali sui fogli quotidiani, nove volte su dieci, si limitano a spiegare le ragioni del successo o dell'insuccesso. A preparare questo o quello, ben altro ci vorrebbe, e non sarebbe critica da giornale: ci vorrebbe una metodica preparazione di cultura dalle Università ai Conservatorii, dalle biblioteche agli editori. Ha letto nel– l'ultimo Pègaso l'articolo di Luigi Ronga? Certo ella consente perché, come afferma con ragione nella sua Lettera aperta a Pietro Masoagni, mai si è sentito quanto adesso il desiderio di studiare i nostri antichi. Del resto per la critica la stessa disgrazia si ripete nelle arti. Due mesi fa è stata scoperta a Bologna. una statua equestre di Benito Musso– lini, modellata con foga da Giuseppe Graziosi e palesemente ispirata dalle statue del Mochi ai due Farnese dav!:l,nti al Palazzo pubblico di Piacenza, assai, più di quello che ad esempio la sua Soarlattia'l'},a sia ispirata dallo Scarlatti. Piacenza è a poche miglia da Bologna, ma tutti i giornali hanno confrontato la statua del Graziosi, soltanto perché è a cavallo, col Colleoni di Venezia e col Marco Aurelio del Campi– doglio, noti per via delle cartoline illustrate; nessuno, coi Farnese. Al confronto la critica musicale è più progredita perché quasi certamente, se anche ella non avesse chiamato SoarlatUana quel suo« divertimento», allo Scarlatti qualche critico, udendolo, avrebbe pur pensato. Sono ottimista? Forse si, ma è l'ottimismo una di quelle piccole malattie che aiutano a vivere. E vengo al punto in cui siamo d'accordo: la presente riscossa cioè dei mediocri, in mus!Ì.Ca,in pittura, in scultura, in architettura, in let– teratura. In letteratura, il pericolo è minore. Tra noi chi ha un poco d'ingegno, di cultura e di sincerità, troverà sempre un foglio di carta e una boccetta d'inchiostro per scrivere quello che vuole, e prima o poi un giornale, una rivista, un editore per stamparlo: e il pubblico giu– dica, cioè sceglie. Ma a voi musicisti occorrono le orchestre, i teatri e gl'impresari; e agli architetti, i committenti; e ai pittori e agli scul– tori, almeno una sala d'esposizione: occorre insomma l'aiuto di estra– nei pronti a spendere, cioè ad avere fede. Ella chiama reazione questa ,riscossa, quasi si tratti solo di--vecchi contro giovani. Non ,è cosi. Oppo, ad esempio, scrive nel suddetto articolo : « S'è mai vista cosa più pietosa delle decorazioni pittoriche dei nuovi Ministeri ? Diecine di artisti avrebbero potuto far meglio di quasi tutti quelli chiamati a decorare questi brutti, anche .dal punto di vista architettonico, Ministeri. E i mobili? E le tappezzerie? E i ritratti del Re e del· Duce spesso veramente calunniosi non solo della dignità dell'arte ma anche delle sembianze umane?>>. Non si tratta del Settecento, e Oppo questa volta ha ragione, anche se esagera parlando di diecine. Tanto più notevole anzi è la sua accusa perché anche i pit– tori ch'egli biasima, appartengono_ al Sindacato da lui presieduto, ed egli può conoscerli bene. Ora di questi accusati molti hanno, su per giù, l'età dell'accusatore. Non basta: è proprio un governo di gio- BibliotecaGino Bianco.

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