Pègaso - anno II - n. 1 - gennaio 1930

Cinquemila lire per tutti e due, spiegò come presto Felice avrebbe dovuto vendere. A[lche se Tito, o per lui ill ,suo zio prete, non avessero avuto tutti i denari per :rioo.mprarè il podere, si sarebbe trovato il v,erso d'in– tendersi. Ma che fatica a tirar fuori qualche parola al contadi[lo r Fi[lché il Cecchini parlò soltanto dei vrunta.ggi che ne avrebbe ri– cavato Tito, questi non dette a veder nulla. Il miraggio dell'Acqua– viva iSua, lo faceva sobbalzare dentro, ma egli si chiudeva più stretto che mai nel la sua difesa di sospetti. Cominciava a dubitare di aver fatto ma.le a metter fuori le dnquemila lire. S.oltanto quando il Cecchini irntuì che sarebbe più pe:rsuasiTo a spiegare l'interesse che aveva lui medesimo io.1 questa sistemazio[le, Tito cominciò a entrare in argomento, Ma il suo era poco: forse, fra tutto, un terzo o po,co più del valore del poùere. Iil Cecchini esitava; era poco. Poi riprendeva c,ora,ggio : o no[l era meglio che fosse pooo ? Non l'avrebbe aV'Uto più stretto che mai [lene grinfe? Non era forse i[l quei casi che si può, da ultimo, ruscolare qualche c-osellina di più ? E ,dopo, semmai, c'era sempre la vedlova Amerighi, per !'Acquaviva. Soltanto sul tardi, J?eJlice ,si decise a tornare dal Cecchini. Aveva girato tutta la mattina per i campi, come se a esser lontano da casa potesse evitare il suo -destino, o per lo meno allontanare le noie più pr-ossù:ne. Poi s'era riaccostato al paese; l'ora si avvici- 11ia.va.A rientrar fra le case aveva l'impressio[le di essere cercato; oome se fosse scappato di carcere ; ma, ved'oodo che nessuno faceva caso a lui, si tranquillizzò. Entrò in un'osteria, bevve un biechier di vino. N,m aveva mangiato e ill vino gli rivoltò lo stomaco di– giuno; poi gli amdò alla testa, gli annebbiò le idee. Per rimetterRi ci bevve sopra un bicchierino d'i cognac : « Ah, poter rimediare, questa volta, questa volta soiltamto ! )). Nella sua testa vuota, sonora oome il cavo di uno strumeinto musicale, si formavano e si disfa– cevano a un tS•offio, lievi fanta,smi d'idee, architetture chimeriche, tra le quali, libero di ogni pensiero, 3illdava leggero come se fosse un vestito vuoto nell'aria. Passò così qualche tempo di beatitudine vaga, iinooncludente, ma non per questo meno dolce; se [le risvegliò come da una sensazione nuova, dallo .stupor,e di un do:rtmiveglia srupido di visioni, che sapevano eccitare e calmare in un. tempo. Il Cecchini lo dovette fermare per la ,straida: Felice non l'aveva visto. Quando gli d1sse che aveva .potuto rimediare, che aveva trova,to i ,denari, Felic·e non se ne rallegrò; era trunto più impor– tante per il suo intimo booe quella requie estatica che aveva tro– vato nell'osteria. Il Cecchini se lo sentiva sfug 1 gire tra le mani oome una materia gelatinosa., e vollle ,amdar con lui a pagare la cambiale : non si fidava. Felice firmò un'altra volta: per quanto ? Intanto si va avanti, si va in là .... ( o ontinita). DELFIN'O OINELLI. BibliotecaGino Bianco

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