Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

666 F. Chiesa - Il Cristo corrucciato \ footllJile d'inchiostro. Più su, foreste di larici, _pasooli, deserti, cre– ste taglienti. Anche da quella parte, clausura. E verso lo sbocco della valle, quella caterva di macigmi. Ma uina luce miracolosa si versava dal cielo in quell'eremo per– fetto: una luoo che superava la capacità dei miei occhi senza, o:ffoo.– derli e mi dava quasi la sensazione d'una dolcezza trasogmata. E così il colore di certi :fiorellini, d'uin azzurro oosì potente che_la, vi-sta abbagliata si ~scurava. E cosi tutte !'altre c•ose che oo ogni passo ino001travo, esseindo uscito dalla ressa dei macigni in un v-erde che si spianava tenero, d!ia,famoquasi. Qualche sasso gigantesco a111oora emergeva, d•a quell'idillio favoloso, con l'apparenz,a, d'una burbera bontà, laisciandosi salire per le crepe, sulle spaille, ,schiere Ìll1fi111ite di mÌlilusooli fiori, ca;mpanelline celesti, stellÌlile vermiglie, foglioline d'una compostezza e d'u111agrazia i111dicibili.Da lontano, alcuni di quei pietr,001i parevano casette felici. Di sotto a qualcuno 111asceva un ruscello; e l'•aoqua correva via con la gioia Ìlilgenua d'una erea– tura che vedesse .prop,rio allora, per la prima volta, il sole e il cielo. Poi, trova111dlo un po' di conca, vi si esauriva; e su quei muschi mor– bidi e 1profondi era oome un camminare i111 sogno. Mont·ai sopra il più alto di quei macigni per osservare se il mio amico 111om. apparisse. Pascoli, foreste, righe viola di a-eque, righe gialle di sentieri, greggi di va-oche sospese sull'erte come piccoli insetti bruni adereinti alla montagma, il rombo tranquillo del bur– rone. Null'aMro. E rito:mai verso casa. Giunto .sul sacrato mi ven111e Ìll1mente di ripassare nel caanpo– SllJiltoa riv,edere quel terribile Cristo. Non c'era più. La parete ap– pariva tutta umida e soalfrtta; qualohe .pozzerella, d'acqua sporca rossiccia st·ava disseccam.dosi sulla lastra ruvid'a che faeeva da pavi– mento nel va1119 della cappelletta. Rientrai in casa, chiamai, aspettai. E, guardandomi attomo, m'aecorsi che ad uin capo deHa tavola stava disteso un tovagliolo : sul tovagliolo, una tazza di latte, pane, ricotta. U111a tazza sola, uin cucchiaio ,solo.... E lui? For,se egli aveva già bevuto il suo sorso di latte, mrungiato il .suo boccone di pane ; sarebbe tomato fra poco, fa– •oessi colazione intanto. Obbedii; ID.a, quand'ebbi :fi111ito, e llJilcora atteso uin poco, capii ch'egli 1110111 ,sarebbe tornato. Ch'egli aveva voluto dirmi: « non voglio più udlire la tua v-oce,vedere la tua faocia d'uomo di laggiù. Niente ;addii, niente che turbi la mia pace. Tornerò qua111do sarai partito)). E partii. · FRANCESCO CHIEJSA. BibliotecaGino Bianco

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