Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

POETI NAPOLETANI. I Ferdinando Russo, le cui poesie sono state amorosamente raccolte dal Ruocco in un bel volume 1 ), raccomanda il suo nome, soprattutto, ai due poemetti 1 0 Cantastorie e 1 N Paraviso, i quali, pur nella loro ine– guaglianza, per certa immediatezza troppo facile, svelano un tempera– mento energico e netto, che non soggiace alla tirannia di Salvatore Di Giacomo : tirannia quanto altra mai prepotente sulla letteratura na– poletana contemporanea. Perché il Di Giacomo ha imposto non solo i temi e ciò che si dice contenuto ai nuovi poeti; ma i metri e tutta la sintassi fonica, dal settenario e dall'ottonario metastasiano, all'ende– casillabo elegiaco, idillico, narrativo, al decasillabo pastoso e quieto, che perde la furente sordità dell'attamburato decasillabo manzoniano. Ed un tempo è avvenuto che solo tra i poeti napoletani ed altri pochi scrittori in vernacolo si sia rifugfata la metrica italiana tradizionale, pressoché estinta nei verseggiatori italiani delle ultime stagioni. Educatosi al tempo delle teorie sull'arte impersonale, veristica, in– terpretazione dell'anima popolare, Ferdinando Russo si piaceva di esser lui, e non altri, il vero poeta napoletano: lui che s'era mescolato alla gente dei trivi per apprenderne il sentimento e il linguaggio; ma il fatto vero è poi, che egli il cosiddetto reale lo esagera e deforma e decompone, più di quanto non lo sfigurino i comuni scrittori che sogliamo chiamar realisti; poiché incoercibile era in lui, a dispetto delle teorie, la necessità di oltrepassare le cose e il suo tempo in un diletto d'immaginazione : e solo quando converte in versi questo immaginoso fuggire dal presente, egli trova il suo accento particolare. Fate dunque che questo scrittore, invasato dal pregiudizio di rap– presentare dal vivo il popolo napoletano, esca dal reale e canti di pala– dini erranti e dica un suo viaggio in Paradiso ove ha portata, in una naturale trasfigurazione, la vita napoletana, e riconoscerete ciò che sia un tono e uno stile. Avverrà anzi che 1 N Paraviso eserciti per un mo– mento un suo fascino perfino sul maggior poeta napoletano, che quando, invertendo i termini, fa scendere il Signore dai cieli nella città di Na– poli, non ha dimenticato il poemetto del Russo. Un umorismo bellicoso con allegre iperboli e spavalde figurazioni di tempi andati, nei quali il presente si. immette gaio e nostalgico : una serie di traslati guasconi, che all'atto di dirli si ironizzano nel riso 1) FEHDINANDO Russo .. Poesie. - Eclitrice Tirrena, Napoli, 1029. L. 15. BibliotecaGino Bianco \

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