Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

Lettera a Lionell~ Venturi 73} fuggente e il brivido di sensibilità che loro viene 'ia quella vista; ridare all'arte l'ideale della semplicità ponderata, delle masse definite, dei netti contorni, degli spaziati riposi 1 ). Pure, se tu volessi ammettere che il vero Cézanne, quello che lealmente dichiarava di voler rifare Poussin sul vero, quello che tempestava contro la stupidità di chi prendeva i suoi saggi faticati e le sue prove per pitture compiute, è l'opposto di Manet nelle intenzioni e nella pratica, io subito converrei con te che in lui, ·e solo in lui di quella generazione, si può ritrovare qualcosa della stupita contemplazione e della magica trasumfj,nazione medievale, venga. essa dall'adorazione di Dio la quale non è davvero finita col medioevo,. o venga dalla forza dell'idea preconcetta sulla realtà. Taluni paesaggi di lui sono proprio paragonabili a quella « pagina paesistica>> del se·sto secolo che con ragione tu ammiri a .Sant' Apollinare in Classe. Sono andato nei dintorni di Aix a confrontare talune celebratissime tele di Cézanne con la veduta reale . .Solo dopo questo confronto ci. s'accorge di quanta sia stata la ragione che ha governato in lui la visione del vero, e di quanto vigore e sicurezza egli abbia avuto bisogno per scegliere e. purificare questo vero al confronto di quel che usavano gl'Impressionisti: purificarlo senza gelarlo. Ma negli ultimi anni, quando andandosene in campagna a lavorare cominciava a sentire sulle spalle il peso dell'età,. questa disperata confidenza gli usciva dal cuore: « J e suis vieux et il sé peut que je meure sans avoir touché à ce point supréme : réalise, comme les Vénitiens. >>Intendeva i Veneziani del Cinquecento. E pro– prio noi, avendo qui a casa nostra questi Veneziani che da qui hanno creato la pittura moderna di tutt'Europa, Manet compreso, dovremmo, ancora andare a scuola da lui Cézanne ? Mi opporrai un fatto del ca– lendario: che cioè Tiziano e Paolo sono vecchi di quasi quattrocent'anni? Non lo credo. Per te quanto per me, .in arte co:i:nein letteratura, i ca– polavori sono sempre contemporanei. Bada : sono stato io a portare alle Biennali veneziane per la prima volta nel 1903, quadri di Renoir, di Monet, di Pissarro, di Sisley. Sono, stato io a portarvi per la prima volta nel 1920 la pittura di Cézanne, i quadri allora della collezione di Egisto Fabbri. Per capire bisogna ve– dere; ma capire non significa obbédire. Anzi spesso significa ribellarsi. Ora l'Impressionismo francese 2 ) può essere un'ottima scuola di sensibilità per gli occhi, ma proporlo come esempio ai nostri pittori è– andar contro a tutta la pittura italiana da Giotto a Màsaccio, da Piero ad Antonello, da Paolo al Tiepolo, dal Caravaggio al Palizzi. Il mondo. degl'Impressionisti è un mondo tutto aria e luce, senza peso, è il mondo dell'accidentale; il mondo invece della pittura italiana è un mondo fatto di volume e di peso, di piani definiti e di ritmi equilibrati, è il mondo di 1) Vedi il capitolo Oéza111ne, del maggio 1920, nel mio libro Raffaello e altre leggi (Miilano, ed. Ttreves, 1921). 2) Ma tu talora chiami. impressioni.stico qualu,nque quadro o quadretto di– pinto in una seduta davanti al vero, e v'ineludi addirittura le sode virili ben sil– labate tavolette d[ quel Fattori che logicrumente detestam l'Lmpressionismo. E basta n giudiziio che dette di Pissarro quando ne vide i quadri ,portati a Firen7.,e da Diego Martelli. . BibliotecaGino Bianco

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