Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

LETTERA A LIONELLO VENTURI. Caro Venturi, ho in questi giorni letto di séguito il tuo ultimo libro Pretesti di oritioa e nell' « Arte » il tuo saggio ·su Edouard Manet; e appunto per– ché <lissento da quasi tutte le tue conclusioni, li ho letti con tanta cura e profitto che a scrivertene una lettera essa riuscirebbe troppo lunga ed è meglio mandartela addirittura stampata. Comincio dal sodo. Tu affermi : « Quel che è vivo nel nostro gusto pittorico, di noi novecenteschi, è ancora il gusto di Cézanne. Cubismo, futurismo e simili non hanno prodotto un'opera d'arte. Il gusto impres– sionista donde è sorto Cézanne, ha dato qualche capolavoro. Perché non dovremmo guardare a lui anche noi italiani ? Perché abbiamo in casa nostra da sostituirlo? Bisogna dire ben chiaro di no!». Invito che viene dopo da queste tue parole di tre anni or sono, nel Gusto dei Prirnitivi: « La sapienza del disegno, la sapienza del chiaroscuro, la realizzazione obiettiva delle cose rappresentate : ecco la morte del– l'arte. Abbandonarsi, alle proprie impressioni, espFimerle immedia– tamente, con slancio, senza punto curarsi delle buone regole, né di quelle imparate a scuola, né di quelle che la ragione spontaneamente sugge– risce: ecco la nuova alba dell'arte quale Cézanne intravvide.» Non basta: in più d'una pagina tu anc6ra ti duoli che noi non ci si sia fran– camente messi alla scuola dei francesi, cioè degl'Impressionisti fran– cesi; e che in Italia non vi sieno « né l'interesse né l'ammirazione per l'arte francese, a causa dell'orgoglio che noi sentiamo per la nostra gran– dissima arte passata. >> Io invece sono convinto che l'Impressionismo francese è oggi la peg– giore delle scuole cui un pittore italiano possa attendere; che quanti italiani tra il 1890 e il 1910 o '15 hanno. frequentato quella scuola allora fiorente, sono tutti finiti in polvere; che Cézanne è, nel suo periodo dav– vero costruttivo e maturo, non un impressionista ma il primo e saldo oppositore dell'Impressionismo di Monet, di Renoir, di Pizzarro, di Sisley, e dello stesso Manet nei suoi sbhizzi più rapidi e sciolti; che anche il suo influsso, per quanto utile e potente, già è diminuito pevfino in Ger– mania dove è stato più vasto che nella stessa Francia, e in Italia, da Tosi a Soffici, ha dato da anni tutto quello che poteva dare; che noi, come ce l'insegna la formazione stessa di Manet e di Oézanne, abbiamo in casa nostra, per andare oltre, guide ben più sicure ed esempi ben più adatti, e proprio di quell'impeto e sincerità e immediatezza (per quello BibliotecaGino Bianco

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