Pègaso - anno I - n. 12 - dicembre 1929

Il servitore del Diavolo 727 Mi alzai, mi avvici111ai e dissi : - Non solllo così sciocco. Stetti tra loro mM1giando il pane. La veglia s'era ammutolita. Ma quando il triestino rifece un'allusiollle spiritosa sul la Si- gnorina, che apriva la gelosia alle otto, mi accorsi che quei friz.zi non eramo per me. L'operaio che faceva di tutto diventò rosso e im– paieciato, poi si miise a raccogliere avamti tempo le briciole del pane, come ogni mattiiila facevano tutti, prima della campana. Il cap-0 mi guard!ava colll aria di provocazione. Ad un tratto mi disse: - Mulo! raccogli il pane che hai sbri– ciolato per terra. Buttai in terra il pame che avev-0ancora in mano. Lo pestai, e lo trattenni sotto il calcagno. Il sole era già alto, su quel paesaggio impolverato di giallo. Mi pareva di essere ulll condan1I1ato ai lavori forzati, in un poose sco– nosciuto. Il triestino era certo l'aguzzino dei coi0dan1I1ati. A quanti amni di questa pena sono stato condanlll,ato? E perché sOiilostato condam.nato così senza pietà ? Mi ·adatterò anch'io, come tutti gli altri, c)le solllocontenti e mam– giano il loro pane intorno all'•aguzz.ino, e ridono, sooz.a accorgersi nemmeno della carcere che li tiene schiavi? Sulla terrazza della casa dei padroni, una serva nera sbatteva un tappeto steso sopra una coro.a, e queste percosse r-0mpevan9 l'aria d'intorno, ora che tutta l'officillla taceva. I ENRICO PEA. FINE. BibliotecaGino Bianco

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