Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

VENTIQUATTR'ORE. Lntorno alla città non crescevano l'erbe ohe sono t3111tob~one per chi le ha mangiate da ragazzo ; per esempio il cardo selvatico dal sapore doloeamaro e :fibroso; era ,tutta Ull1'erb;1 setolosa, ingial– lita anoora dal gelo invemale, a ciuffi radi. I tre amici si ricorda– vano di queste erbe, e non soltanto per averle m3111giateda ragazzi, ma per averle trovate anche cl~ soldati, nei riposi delle lunghe marcie, in campagna. Tutto era cambiato in terra straniera. La terra intorno alla città bassa in pianura era sco111volta come in prossimità'd'Ulila guerra, e le poche pi3111te che qualcuno vi aveva messo, si vedeva, ilei rettangoli di ,terra smossa, eraino gela/te e ridotte come vecchie cartacce. E.rano tre compagni che andav31110 a. cercar mondo, 1110n .sapevano perçhé ; a un oerto pu111todella loro vita si erano trovati su strade che non avevano mai immagi– nato in ,paesi non loro, e vi .si aggiravano come in un labirinto . . Nessuno di loro, credlo, era nato per ,stare lontano dalla sua terra, e tutti e tre si v-olevano far coraggio; ma tutti e tre avev3Jllo una ragione segreta che non si raccontavano. La ragione generica era quella di cercar fortu1I1a; ma alle origini ve ne doveva essere una assai p,iù profonda, che essi non si diceyano, ma che intuivano, perché a queste cose pensavano continuamente, ed era impossibile che stando insieme nOll1 lasciassero trapelare nulla. Di tutto, in– fatti, parlavano, meno che delle ragioni del loro vagabondare, quando, bene o maJe, al loro paese, bastava poco per vivere. I loro discorsi er31110mal legati UlllO all'altro: discorrevano, ma senza mai rispondersi, seguendo ognuno le sue idee, dicendo ognuno quello che gli cuoceva deintro. Abbastanza.forte, quaid.rato, pallido e gri– gio, il più grande di loro, il Ferro, non parlava ohe di dom1e. Le scovava d~ppertutto, le IIlotava lui per primo, e i due CO'lJllPagni non facevano m ,tempo a ,posar gli ooohi dove lui metteva i suoi che altre egli ne suscitava soltanto a guardare. L'altro il Borriello . . '' ' mvec-e, un g10vane magro e scamo, pensava sempre a quello che avrebbe m3111giatopiù volentieri, e descriveva qualche piatto del suo paese con compiacimeinto. Avev,a le 101.bhramolto rosse il riso bianco, e il viso giovane segnato di molte rughe, specialm~nte at– torno alla bocca. In mezzo a loro, più pfocolo di statura, COIIl le BibliotecaGino Bianco . I

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