Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

\ Ritratto di Carneade 13 Certo, un uomo che può tamto, ·con la sua finezza dialettica unita a una facoltà d'osservazioill!e potente e a •UIIla eloquenza vittoriosa, è tratto a passare i limiti, a, far l'arte per l'arte, la dialettica per la dialettica; si diverte a spaventarvi, a, stòrdirvi,.e quando vede che potreste rispondergli e non trovate la via si burla di voi. Ma allora ci si può difendere con un po' di spirito, non ci si lascia prendere : e se qualcuno si lascia prendere, peggio per lui. Anche in questo possiamo imparare da lui poiché ne aveva molto dello spirito Carneade, e ne abusava amche. Del buon uso che ne faceva ricorderò un esempio solo, che è U!llesempio educativo. « Sapete, disse u!lla volta, perché i figliuoli dei re e dei principi lllon studiano e non jmparano bene che una cosa sola, andare a cavallo? Perché per tutto il resto la rimediano; i precettori li adulamo, i compagni di giuoco o di lotta si lasciamo vincere da loro; ma il cavallo, o si tratti d'un principe o d'un povero diavolo, se uno 1110n èi sa star sopra, lo butta in una fossa.» Così era Carneade, uomo di spirito, e anche generoso e buo1110. Tanto buono che prima di ·scrivere co!lltro Zeno111e stoico fece· la cura dell'elleboro bianco. Sarebbe stato bene che molti :filosofi lo avessero imitato anche in questo. Non ho avuto altra intenzione che di schizzare la figura di Oar- 111eade, n0111 d'addentrarmi in u111a critica che non si potrebbe fare in poche pagine, né da me. Mi piace però aggiungere che, se fossi stato in grado di prendere questa via e avessi concluso che Carneade è u111 :filosofo che ha un alto luogo nella storia della :filosofia, mi troverei in buo111a compagnia. Teodoro Gomperz, in fine del suo bel volume su Platone, disegnando le tappe successive della scuola pla– tonica, dice che le tendenze critico-dialettiche dello spirito plato– nico impostesi con Arcesilao toccarono c001Carneade il punto cul– minante; aggiunge di Carneade che sorpassa tutti i predecessori e successori per acutezza di pensiero, e che, con la sua critica pene– trante, riuscì a scuotere la fede delle scuole dommatiche; e insieme, con la teoria d'ella probabilità, diede un impulso che duscì alla crea– zione d'analogica induttiva. È il David Hume del'antichità, e, per la critica delle opiillioni corrooti, ne è il Montaigne. E la luce che nei secoli ha irraggiato Platone il Gomperz la riassume in questa formula: senza Platone no!ll Aristotele, senza Platone non Car– neade, se,nza Platone non Sant' Agostino. Lasciamo dunque il nostro Carneade iin buo111a compagnia, tra Aristotele e Sant' Agostino. ERMEJNEGILDO PISTELLI. Dalle carte inedite di Ermenegildo Pistelli. BibliotecaGino Bianco

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