Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

12 E. Pistelli dalo di cui tanti parlano è in gran parte prodotto d'a equivoco. Scrun– dalo non ci fu se Catone si contentò di aspettare la sua partenza quando ormai ~'era trattenuto lungamente acclamato e i!Ildisturbato; se Cicerone, che era un galantuomo, parla di Carn~a?e con ta~ta reverenza,· se Quintiliano un altro galantuomo, d1stmgue e dice ' ' . . che CaMeade parlò contro la giustizia ma non era un uomo mgm- sto · il che vuol dire in altri termini che non parlò contro la giu– stizia; anzi, a, gente che si credeva devota alla giustizia fece cap~r~ che forse s'ingannavano. A!Ilche tra i moderni, Carneade ha nem1c1 feroci: per es., il Mommsen. E in libri di cultura scritti da uomini ùi ingegno si parla ancora di lui con leggerezza. Nella sua storia della letteratura greca, il Croiset, ricordati i due discorsi pro e co!Iltro la giuRtizia, dice: a questi giuochi di spirito s'era ridotta la scuola di Plato!Ile. Ebbene, non si tratta di giuochi di spirito. Car– neade non ha un sistema, di verità. Verissimo. No!Il solo, ma, se si vuole, posso anche convenire che apre troppo facile e piana la via allo scetticismo. Non è un :filosofo che voglia acquietarvi e acquie– tarsi nel possesso della verità: tutt'altro. Ma è un :filosofo che vi a,~Rilla, vi inquieta, vi mette a ogmi occasione (mi si perdo!Ili la frase) una pulce 111ell'orecchio - e questo ha il suo valore. Ma si trovava in mezzo a più scuole, delle quali le più potenti dicevano: eccovi la verità, completa, in tutto e per tutto: noi vi spieghiamo tutti i misteri della sensazione e della intelligenza, del mondo e di Dio. Migliaia di amni di speculazioni ci provano che epicurei e stoici rno111 erano arrivati alla verità. Dunque ? Dunque Carneade se 1110n aveva ragio!Ile in tutto (e non l'aveva di certo), aveva però delle buone ragioni. L'attitudLne sua mi pare si possa riassumere e presentare così. Non avendo un edifizio di suo disegno e di sua proprietà, si pianta davanti agli edifizi i!Ilnalzati dai colleghi e dice: « Credi tu che que– sto edifizio abbia buoni fondamenti ? )) Il collega lo crede, ainzi ne è sicurissimo ; ma Ca~neade insiste, sorride. « Posso fare qualche assaggio? Vedrai che i fondamenti sono meno stabili di quel che credi: l'edifizio può vacillare.)) E non adopra il piccone. È armato d'un suo scalpello sottile, di buono acciaio, col quale turba i massi dal fondo; e con eleganza di gesto; senza troppo gonfiare i mu– scoli e tendere i nervi, dice : « Mi pare che crollino)); e più di u111a volta riesce a sommuoverli davvero. Non sempre - ma ha un'altra abilità, che certo può esser pericolosa, ma alm~o vi costri!Ilgerà a tenere gli occhi be!Ile aperti, che è sempre una cosa utile. An– che quando il masso non si muove e rimane fermo e ben piaintato ha l'abilità di darvi l'impressione che si sia mosso di insinuarven; il dubbio. E questo dubbio basta perché il proprietario dell'edifizio debba rad_d~ppiare di vigilanza, rassodare e rafforzare, aggiungere se è poss1b1le qualche scarpata; e anche questo serve, mi pare. BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy