Pègaso - anno I - n. 7 - luglio 1929

LIBRI. FRANCESCO ERCOLID, Il pensiero politico di Dante. - « Alpes », Milano; vol.' I, 1927 e vol. II, 1928. L. 50. ,Sono scritti già noti : saggi, conferenze, recensioni, che in una lunga serie d'anni, dal 1913 in poi, l'Ercole è venuto componendo per.· documentare e chiarire, nella sua profonda e originale significazione sto– rica, il pensiero etico-politico di Dante. I due volumi che ogo-ili adunano • , b ' s1 presuppongono a vicenda, stretti insieme da una continuità di svol- gjmento diale,ttico, che si dispiega e si conferma attraverso l'intima coerenza, degli argomenti trattati. La meritoria opera dell'Ercole, che è un dotto studioso, di 1mttile ingegno e di larga informazione, potrà ora anche meglio essere valutata in questo campo dantesco, dove egli ha la– vorato con costanza e con ardimento, raccogliendo consensi e suscitando discussioni: ad ogni modo sempre prpmovendo una revisione di quelle idee che intorno al pensiero politico di Dante sembravano pacificamente acquisite e riducibili a formule nette e precise. Rileggendo a distanza di anni questi saggi, ci sentiamo ancora presi dalla sincerità di con– vinzione che in essi traspare; ma, ancora e più, sorpresi e avvinti da quel procedimento scheJetricarnente sillogistico che ne costituisce la trama e dal quale, a forza., non ostante l'autorità dello studioso e la simpatia per le tesi che egli propugna, sentiamo spesso (anzi troppo spesso!) che dobbiamo liberarci. Dal programma nazionale di Dante che « necessariamente e natu– ralmente» presuppone conchiùsa nella teoria di un impero universale l'idea « dell'unità politica della nazione italiana»; dall'allegoria etico– politica della Divina Comrned'ia, che già nel suo prologo porterebbe a una precisa determinazione del carattere essenziale e fondamentale del Veltro, figurazione del Monarca universale; l'Ercole estende le sue inda– gini alla cultura giuridica del Poeta, alla genesi e alla formazione del suo pensiero politico e alle varie fasi attraverso le quali esso è passato. A più riprese l'Ercole osserva che Dante, pur movendosi entro l'ambito della tradizione scolastica, la supera; perché, razionalmente e filosofi– camente deducendo dai postulati di essa tradizione, egli riesce a, far entrare nel suo chiuso sistema l'idea che la tradizione giuridico-romani– stica facente capo a.Jla Glossa aveva nettamente formulato: l'idea di uno •stato universale laico o temporale, autonomo e indipendente dalla Chiesa. Di più. Còlta nelle sue conseguenze estreme, la teoria politica BibliotecaGino Bianco

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