Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

LIBRI. ALFREDO PANZINI, Le Opere e i Giorn'Ì di EsroDo; versione in prosa ita– liana, con note e dichiarazioni. - 'freves, Milano, 1928. L. 10. Potrebbe meravigliare taluno che Panzini abbia tradotto questo così singolare poema antico di così antico poeta; e domandare come gli venne a Panzini questa voglia ; e, se fu esercizio e piacere della sua giovinezza, come gli rinacque oggi questo piacere, e come riprese e ripubblicò codesto esercizio. La meraviglia cade e le domande hanno la loro risposta subito che si scorra il libro e si legga; e il libro si legge con la stessa riposata gioia con cui si leggono di Panzini le cose migliori. E la prosa è la medesima, con quel suo colore un po' J'l,rcaico che le di!– grazia, non pesantezza; e che tanto più pare a suo luogo se il libro, meglio che stampato in questa candida edizione moderna, si ripen.sa \Il.anoscritto così come Panzini ce lo descrive, in grossa carta di Fa– briano, rigata e legata a mano, un. poco ingiallita dal tempo, e in una · scrittura accurata riposata ordinata. Descrive Esiodo l' inverno; e Panzini traduce: « Il gelo fa dura la terra quando il vento borea soffia e scorre per la Tracia, nutrice di cavalli : il vento borea solleva i flutti, agita il vasto mare, la terra mugghia, ondeggia la foresta. Le querce dalle grandi chiome, e i folti abeti, giù per i balzi montani, sono schian– tati e buttati a terra, che è madre comune. Tutta la gran selva rim– bomba. Irte di orrore vanno le belve, e pur quelle che sono coperte di peli si stringono contro al ventre la coda perché il freddo le sferza e soffia anche dentro gli irsuti petti. Il vento passa la dura pelle dei buoi e delle villose capre, ma non dentro la densa lana delle pecore. Il vento fa andare curvo verso terra l'uomo che è yecchio; ma non tocca il delicato corpo della vergine fanciulla, che ignara ancora dell'aurea Venere, siede presso la cara madre.>> Descrive l'estate; e Panzini traduce: « Quando il cardo fiorisce, e, al tempo della laboriosa estate, la cicala canora posata su di un albero diffonde col batter frequente dell'ali la sua ar– moniosa canzone, allora ben pingui sono le capre, ottimo il vino, molto lascive le donne, molto estenuati, invece, gli uomini, perché la stella cli Sirio asciuga gli umori nella testa e nelle ginocchia, e tutto è languido il corpo. Bel tempo è questo per riposare dentro un'ombrosa spelonca, bevendo vino di-Biblo, e latte di capre che non allattano più; mangiare BibliotecaGino Sianco

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