Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

Appunti su Marco Praga 357 siamo convinti che la volontà ebbe pure, s'intende con piena buona fede dell'uomo, la sua parte nelle negazioni e nelle esclusioni di Praga, arti– sta, critico, e combattente . .l:Dvrèinof dice che tutti, a questo mondo, recitiamo fatalmente ·« una parte>> ; l'irandello dice che ognuno <li noi « si costrui_scè >>.E anche lui, Praga, s'era costruito la sua maschera: quella d'un suo ideai tipo, di gentiluomo del tempo suo, a cui volle essere a qualunque costo, e sino all'atto con cui spezzò la propria vita., fedele. Un tipo schietto, senza complicazioni; e che anche perciò aveva dovuto, indub– biamente, uccidere in sé preoccupazioni che gli parevano impure o pe– ricolose, rinunciare a curiosità che lo avrebbero fatto deviare, rifiutare dubbi con un no reciso. Fausto Mària Martini ha accennato, con la consueta delicatezza, al bando che Marco Praga, figlio d'un poeta, aveva pronunciato contro ciò che chiamava« la poesia>> a teatro. E chi l'avvicinò seppe l'antipatia profonda ch'egli mostrò sempre per tutto quel che gli apparisse vago e impreciso, sogno e non realtà, fantasia e non verità, arbitrio e non logica, brivido di mistero e non dato di fatto. Perciò ce l'aveva con Maeterlinck come con Claudel, con Liliom come con Pierrot: e qui senza dubbio ebbero radice certi suoi dis$ensi ,finali con quella Duse, di cui in giovinezza egli aveva adorato lo straripante realismo, ma sulla cui estrema religiosità abbozzò sempre un sorriso di scettica riverenza. Ep– pure eppure, ·questo suo atteggiarsi era davvero la riprova di quella sicurezza ch'egli ostentava? O era un corazzarsi contro inquietudini e irrequietudini, cedendo alle quali gli sarebbe parso di confessarsi debole? Non sappiamo bene. Ma l'amicizia che negli ultimi anni nutrì, caldissima, per qualcuno ch'era agli antipodi d'ogni suo credo; ma la bontà segreta che scoprì, in più d'un'occasione, con commozione alle volte pudìca, verso giovani e « sognatori >>pubblicamente strapazzati con rampogne iraconde; ma le lagrime che talvolta sparse di nascosto, lui ufficialmente cifrato nel duro cipiglio che tutti conoscevano, ren– dono più che mai leciti gli interrogativi. E fino l'ultimo gesto violento della sua vita, che parve alla platea la conclusione logica d'una linea inflessibile, c'è chi dice sia stato preceduto da un'intima lotta, dispe– rata, sanguinosa. Egli volle affermare il suo dominio, sugli eventi e su sé; difatto,, fini confessando la sua tragedia, e la sua solitudine. Quella solitudine di cui gli amici suoi non s'accorsero mai come il giorno della sua morte: quando, volendo dire in una lettera il loro dolore, non seppero a chi indirizzarla. SILVIO o' AMICO. B bhotecaGino Bianco

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