Pègaso - anno I - n. 3 - marzo 1929

Argomenti 349 al Mane, 'l'hecel, Phares del banchetto -di Baldassarre; al segno del pesce mistico sui muri delle catacombe. Quasi si cominciava a temere che i tipografi fossero pionieri di civiltà nuove; e che in quelle cifre scoppiasse, vendicativo, un sottosuolo di filosofie e filologie ignorate. Lo stesso proto, cosi timido, a guardarlo meglio aveva qualche cosa di misterioso, come un congiurato. Oi ricordava qualcuno, qualche cosa. Non riuscivamo a rammentarci a chi somigliasse. Finalmente uno di noi lo identificò : somigliava a un refuso. Dipende forse dal fatto di aver compiuto il mio tirocinio in un tale ambiente e con un tal proto. Ma' io non riesco a difendermi da una certa simpatia per le stampe povere; non voglio dire addirittura scor– rette. Ed ora che la convenienza e ·dignità tipografica tornano ad esser ricercate, come si vede da una quantità di tentativi ed assaggi, mi vien di confrontare su coteste prove i miei gusti; con la ingenuità d'uno che non saprà mai distinguere una a aldina da una bodoni o elzevira. Mi .figuro che come il manoscritto, oltre al significato in immagini poetiche o in idee, si esprime in un aspetto e significato grafico, dise– gnativo, connesso a quello più intimamente che di solito si creda, la interpretazione tipogrrufica debba proporsi di ritrovare una consimile, nativa relazione ed armo_nia; con mezzi quanto più semplici, se gli ettetti hanno da _riuscire duraturi e convincenti. E in linea generale parrebbe di dover venire a questo : che il libro è meglio stampato quanto meno ci si accorge, quanto meno si è costretti a pensare che è stampato, e che è un libro. Nulla, allora, s'intromette fra le parole, anzi fra l'anima dell'autore, e chi legge. L'artificio tipografico s'è com– piuto nel fornire una mediazione tanto diafana e impalpabile da sem– brare assente. In fatto di classici, questo avvenne, talvolta, a una tal perfezione: per esempio, nel Petrarca fiorentino con le note del Leopardi, che io intendo benissimo la difficoltà a sentirsi a proprio agio con un certo autore, in altra veste; come a riconoscere il ritratto di persona cara, in veste di egizio o d'antico romano. E, in fatto di contemporanei, non potrebbe desiderarsi più serena di respiro, leggera e soda al tempo stesso, stringata e familiare, la pagina del Perdigiorno di Montano; mentre il frontespizio non è cosi franco, ma un po' legato d'intenzioni; come quando un atto si richiama discorsivamente ai propri motivi, e perde grazia. :È probabile un sottinteso ironico, in talune pittoresche accentuazioni longanesiane; una alterazione polemica, nell'affermare certi principi di gusto. Polemica, all'esterno. Ma, dentro, risultati schietti. B l'errore di stampa che deforma una parola o cresce sillabe a un verso, l'ornamentazione stonata, ecc., rappresentano più o men gravi bestialità e profanazioni d'un tipografo ch'è al disotto del pro– prio c6mpito, Ma le sciccherie, le pacchianerie, l'esotismo e lo strafare di altri non vanno giudicati che come refusi voluti, studiati; dei ' . quali in somma editore e tipografo si fecero una grottesca vocazione; e, pe~ sfogarla, 'magari espressamente ordinarono i più preziosi carat- BibliotecaGino Bianco

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