l’ordine civile - anno II - n. 18 - 15 settembre 1960

I Morale • • cristiana e lllorale • m.arx1sta A forza di insistere sulla impossibili- tà di contrapponè frontalmente come eserciti in guerra figli della luce e fi– gli delle tenebre, eletti e reprobi, in– nocenti e cotpevoli, e di accusare di ma- • ,nioheismo ogni terodenza a stabvlire di queste ·rigide clausure ideali, si è of!te– nwto un certo risultato di rottura pan– dialogvca. di tutti gf.i schemi che merita estrema attenzione. In un lvbro pubblicato da La Palatine col noto intento di lanciare ponti sulle sponde di dottrine, ideofo.gie, posizioni tradizionalmente nemiche, e dedicato a un dè.nso e spregiudicato corofronto ·tra morale cristiana e morale marxista, che impegna, ,sotto la g,uida di VERCORS, tre ·valorosi scritto•ri per parte (,G. BESSE, G. iMuRY, R. ,GARAUDY; P. ,CHAUCHARD, c. CuÉNÒT, c. TRÈSMONTANT), vl sospet– to della newtralizzazione preventiva delle "verità", neU'illusione di renderle dialogicamente più maneggevoli, cade su alcune "note" di un ~ris,tiano a pro– posito del cristianesimo. Non è difficile trovare t·ra cristiani chi apprezzi ogni tipo di di·sponvbilità, e chi la proifessi consape,voZmente per tutte le concessioni metodologiche com– patibili da fare agli avversari. Il do,g– matismo bfocca ai nos-tri giorni la co– scienza del credente vn via eccezio,nale e più teorica che pratica, dal momen– to che alla sua fede, nel mondo in cui egli la vive, è ,riser,V 'atou.no s.pazio con– testatissimo, occupato normalmente in antici:po dalla negazione. C'è poco da ri– posar quieti nel possesso della verità, se questo po,ssesso è permanente-mente tenuto sotto minaccia, e s•e l'insidia oc– culta o sottile .finisce •quasi sempre per intaccarne i margini. Si tratta twttavia di iniendere bene, sopmttutto nella pra– tica, .i[ significato e i limi·ti di questa sdommatizzazione. - Dinanzi e di contro al marxismo, C. TRESMONTANT fa comparire il cri-. stianesimo - asirazion fat,ta, per il mo– mento, dalle metafvsiche - carico di un fardello pesantissimo di responsabilità. E' impossibile parlare di "morale cristiana" senza fare pregiudizialmente una distinzione. "Il faut di•stinguer soi– gneusemer,,t la morale ,du christianisme et les moeurs que trop souven·t dans l'his•toire, ,les chrétiens, les nations dites - onrétiennes, ou ks olasses sòciales dites chrétiennes, ont présentées au ,mon– de" (19·2). L'impostur.a cammina di pa– ri passo con la verità, né c'è "verità" antica o moderna che si sia sot– tratta a questo sdoppiamento ( "Jaurès reconnavtrait~il aujourd'hui ce qu'on nous présente co·mme étant du sociali– 's,me ?") ,( ,19·3 ). Il distacco tuttavia della morale cri– stiana dalla moralità dei cristiani ha in– ciso in profondità, minacciando l'unità stessa e l'autenticità, della civiltà nata dal Vangelo. "On a· secrété petit à petit, en c.hrétienté·, une mo,rale subtile, tout entière concentrée sur le péché indivi– duel ... sur les relations inter-individue.Z– les, mais complétement aveugle sur les plus gros des crimes contr--e l'ho,mme: les crimes com:mis collectivement, na– tion contre nation, race contre race, classe sociale contre classe sociale ... On filtrait le .moucheron du péché indivi– duel, et on laissait passer le chameau du cri me collectif ..." ( 207). Questo •immiserimento della do.Urina profetica 1 e,d 'evangelioa, questo indebo– limento della sua potenza soprannatu– rale di rigener-azione e di trasf ormazio– ne del mond~, ha avuto le sue conse– guenze. S,i è riprodotto in qualche modo il "mistero" deUa rvpr,ovazione d'Israe– le. L'ordine ufficialmente e corvvenz•io– nalmente cristiano è stato sorpreso da una crisi di senescenza che ha favorito il sopravvento di movime.nti poderosi di ribellione e di superamento ( 212). "L'oppos,ition au chris,tianisme ,a un sens, et ce sens, il faut le chercher d'a– bord, avant d'accuser ,les autres, dans l'irofidélité me,me de la ckré<tienté au chris•l!ianisme. Si la bourgeoisie qui .~e prétendait chrétienne -au XIXe siècle n'avait pas, déshonorant le christiani– sme, institué le système économique que l'on sait, •les révolutionnafres du XIXe siècle n'auraient pas identJi,fiéce sys.tème d'oppression et d'exploitation de l'hom– me au christianisme lui-,memè" ( 209). Ma lo scandalo, la protesta, .la lotta si esprimono "au nom meme des princ.i– pes qui sont ceux du chr.vstianisme". Vi– sto che i cristiani sono infedeli, "eh b,ien, ces exigences, ces semences sont reprises et d~.veloppées p'ar d'autres que les chrétiens" ( !H 1). • Ciò che il cristianesim•o perde di c~– senso e di adesione alla s-ua autO'r.ità dogmatica è largamente co,,wpens-ato dal dominio ch'esso fini·sce con l'esercitare di f àuo sugli avversari, costretti a pro– muovere loro malgrado· il processo irre– versvbvle di fr-uttvficaz,ione dei semi che .esso ha geUato nel mo.rodo. • • di Francesco Mercadante "Le marxisme rapporie·, rappel.le à la chrétienté, dans la polémique et par– I ois aussi dans la perséèution, des élé– ments de la vérl!té chrét,ienne, que la chrétienté avait tmhie, •oubliée" ( 220). La dilatazione es-trema - ed estremi– stica - della "comprensione" di C. TRESMONTANT è così raggiunta. Il segui– to del discorso è ovviamente destinato agli adattamenti· e ai chiar~scuri. Anche al valente seguace del P. Theilard de Chardin non sfugge infatti il perico/o che si creino le condizioni di un mani– cheismo alla rovescia. Ci sono nel mar– xismo, "des éléments foncièrement anti– chrétiens". • Guai però • a cadere nella tentazione di respingere "tout le marxi– sme à causè de la métaj,hysique de l'ab– solu qui est la sienne et qui n'est pas la notre" { 220). • - Se la discussione verteva sulla mo– rale cr.is -tia-na,bisognà intanto registra– re ch'ess,a è stata 'Ìnavver-titamente ma imperdonabilmente deviata. Il processo ai cris.tiani, alle nazioni cristiane, alle "classi cristiane" co,involge la morale cristiana (perché questa soccomba nel contrasto con una morale superiore), o non la coinvolge? JNel primo caso, e solo .ne.Zprimo ca– so, si compre.nde la necessità di una ec– cezione critica, la quale• giustamente circO'scriva il principio cri,stiano in puri limiti di fatto, di epo~:he, di stagioni, e inviti la cristia,nità ad aggiorriarsi. E' logica, quindi, una c,ondanna dei cristia- . ni dal •punto di vista di una morale non cristiana: è invece un controsenso vo– ler arrivare quasi a questa stessa con– danna senza staccarsi dal cristianesimo. Giudicare i cristiani è cosa toto coelo diversa che giudìcare ,il cris-tianesvmo. S.ul piano delle morali la riprovazio– ne cristiana dei cristiani - che d' altron– de non .può essere che l'opera di cristiani "irripro:v«hili" - l!ncide come un esito, un fallimento, una disgrazia, e quindi non interessa { 'quaestio facti) ; mentre la riprovazione marxista si dirige non tanto contro ,il cris-tiano falso o fallito, quanto e soprattutto contro il cristiano ut ,sic, e dunque contro .il cristianesimo, postulando wna radicale inconfO'rmabi– lità, che è -antiteticità, di criteri di giu– dizio ( quaestio iuris ). E' per-tanto puramente. immaginarin la migrazione di taluni princìpi del cri– stianesimo, in una svntesi dottJrinale con– tra·stante, sì, ma nello stesso tempo de.

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