l’ordine civile - anno II - n. 11 - 1 giugno 1960

b s. d'Aquino T omn1aso Gregorio Pfilamas • di rl chille Morini e Mentre l'Occidente c-nstiano compieva ,la sua sintesi teo– logica con S. Tommaso d'Aquino nel secolo XHI e compo– neva armonicamente dato della Fede, tradizione dei Padri e indagine filosofica, ritenendo essenziale la capacità della ragione ad interpretare la Rivelazione, coglier-la nei suoi vari motivi., analizzarla nei suoi vari significati, non certo per ra– zionalizzare e naturalizzare il mistero di Uio e della Incair– nazione del Figlio, ma piuttosto per partecipare ancor più chiaramente all'intelletto umano la bellezza e la grandezza di Dio, l'o-pera del Salvatore, il nuovo mondo che Cristo nella sua Chiesa aveva fondato e inaugurato, il favo,ro teologico dell'Oriénte trovava la sua espressione dottrinale, in alcÙni punti assai divergente dai ri;ulìati ai quali era giunta la Chiesa latina, nel secolo XIV con Gregorio ·Palamas, teologo bizantino, arcivescovo di Tessalonica. ccSi les aboutissements ,doctrinaux de l'Oriel'lt et de l'Oc– cident paraissent diverger, si la di-stance qui sépare Palamas de Thomas d'Aquin semble diEficile à franchir, il n'en reste pas moins que les deux parties séparées du monde chrétien remontent toutes les deux à une commune traditi.on patri– sti<que et, finalement, à une commune Ecriture. Puisse un retour commun et concerté aux sources déterminer notre at– titude envers les Maitres posterieurs: les heurt entre ces ,der– nier,s en deviendra peut-etre moins violent ». (Meyendorff, lntroduction a l'étude de Grégoire Palamas, Paris, 1959). Cercheremo, seguendo le pairo-le del Meyendorff, di trat– teggiare in breve la dottrina del Palamas, vedere se si ac– corda realmente con la tradizione patristica greca, se invece <li questa medesima tradizione sfrutti ed accolga un filone . ambiguo e non interamente componi·bile co-1 concetto orto– dosso di Dio, del suo essere, de1le sue proprietà e con il senso esatto della nostra theiosis, la divinizzazione che ci è stata promessa dal Cristo e che, attraverso la sua umanità, ha ot• tenuto per noi sulla croce. Concluderemo osservando, come l'opposizione fra San Tommaso e Gregorio Palamas si ricolleghi sostanzialmente ad una antitetica posizione delle rispettive metafisiche, entro le cui cornici viene, dall'una e -dall'altra parte, inte.rpretato il messaggio del Cristo. • cc Tre elementi appartengono a Dio: l'essenza, l'energia, la Triade delle persone divine >>. In queste parole, che pos– s.iamo considerare come l'espressione definitiva del pensi-ero del Palamas, notiamo -la triplice distinzione in Dio, caratte– ristica della sua teologia: cc la natura personaJe - triiposta– tica - delPEssere divino ne rappresenta la semplicità, men– tre l'essenza e le ene,rgie indicano i poli antinomici· dell'In– conoi,cihile che Ei fa conoscere, dell'Uno che si moltiplica, dell'unico esistente che fa partecipare le creature alla sua esistenza » (Meyendorff, op. cit., pag. 302). • Si giunge così ad una distinzione fra essenza di.vina e sue proprietà, le energie, come unica possibile soluzione al problema di Dio che, pur nel suo essere infinitamente ccal– tro », ha creato il mondo e che, dopo la caduta, ha innal– zato l'uomo alla vita soprannaturale attràve,rso Cri.sto; quindi il punto centrale della teoilogia del Palamas è che Iddio si manifesta soltanto nelle sue ener-gie, che l'essenza è causa degli atti divini, ma resta trascendente in rapporto ad essi, e che le energie sono. inferiori all'essenza: Id dio si rivela e resta trascendente alla sua rivelazione. Se Iddio nell'atto della creazione e nell'assunzione dei Santi alla 3Ua vita si partecipasse interamente col suo essere, si cadrebbe nel panteismo, -l'errore al •quale non si sono sot– tratti i filosofi pagani, proprio perchè non hanno compreso la separazione, il distacco fra mondo creato e Creatore. Per non ricadere nella medesima aporia, bisogna, sempre secon– do il Palamas, considerare distinto l'essere di Dio, incomun_i– cahile ed inaccessihiJ,e, tale che nessun uomo, ne.ppure inse– rito nel Cristo, potrà contemplare, e le sue proprietà, mae– stà, bontà,, provvidenza, sagg-ezza, attraverso le •quali Iddio si vela e che, pur mQ! ·pliç{\t~, sono testimonianza unica e si- ...... cura della presenza e della attività di Dio nell'universo, rap– presentando esse la sola possibilità per no confondere uomo e Dio, c_retura e Creatore. / Il Palamas, non arrivando a concepire la creazione cc co- • me atto libero della volontà di Dio, col ,quale egli chiama al- • l'esistenza cose che di per sè erano nientf, e ad esse comu- nica un essere esse-nzialmente diverso dall suo >> ( Scheeben), ed estendendo al piano sovrannaturale l'impossibilità di Uio di comunicarsi completamente, introduce, ·nell'anaJisi della vita divina, un concetto, le energie distinte dall'essere, che non è possi'bile compiutamente inquadrare neHJ formula del Nis– seno mia ousia en treis uposthaseis, una ~ola sostanza in tre persone, che rappresenta il luminoso ris~1ltato dello sforzo teologico greco, ed in cui non v'è alcun modo di introdurre distinzioni o compiere mutamenti, senza l~dere J'essenza stes– sa dd do·gma. 1 Cosciente di queste difficoltà pare essere ad un c_er_to punto il Palamas stesso quando tenta di ~efinire in ter_mini rigorosi le energie: sono delle realtà - \Pragmata --' ma a condizione di non attribuire loro un'esistenza propria, pos– sono essere definite, secondo la terminolo 1 gia aristotelica, ac– cidenti, ma non nel senso che non appartengano di proprio alla natura divina, non sono diverse dalld Spirito Santo, ma a condizione che non siano la sua essenzJ, ,per esse vi -è una certa distinzione nelJ 'Essere divino se.nzaj però dividerlo. L'incapacità del Palamas di dare una rigorosa sistema– zione concettuale alle energie ,divine rive a la duplicità e la • oscillazione alle quali necessariamente nhn può sottrarsi il suo pensiero teofogico : le energie sono U 1 io, appartengono -a Dio, pure introducono una differenziazio~e nella vita divina~ che, alterandone la assoluta semplicità, distrugge, quando sia portata al limite, l'unità di Dio, col personalizzare gli attri– buti divini. Questo sviluppo si noterà nel/ BulgakoH, teolo·go russo dell'ottocento, che, nel considerare come persona la sa– pienza di Dio, la e< Sophia », e nel distinguerla ·dal Cristo, s?ingerà aUe sue conseguenze logiche le ,-distinzioni palami- tlche. • Ma se gn1vi si dimost;ano le tesi del jPalamas rispetto al concetto di Dio, ,quale ci è dato coglierlo nelle S. Scritture, ancora più denso di ·conseguenze si riveli! essere il suo pen– siero nel rapporto umanità inserita nel c;isto (,Chìesa) e Dio Padre. Se non possiamo attingere ad un~ completa diviniz– zazione, quale ci è stata offerta dal Cristo, se il Paradiso non è l'immediata fruizione di Dio, che certo l'uomo non po– trà comprendere nel suo Mistero, ma chej si presenterà total– mente nella sua gloria, la promessa del Cristo di essere, at- , traverso di Lui, collocati nel seno del Padre, dove, secondo S. Paolo, cc La vita nostra s'è nascosta con Cristo » ( Ad Col.; 3,3), viene diminuita, e non è più possibile rivolgersi al Pa– dre con parresia, quella schiettezza e libertà propria dei fi~i cli Uio, meritataci dal Salvatore. In una parola, il rapporto natura - sovranatunt viene alterato, poichè Iddio non si pr.e– senta nella sua interezza, ma in un cc grado » quasi inferiore. Per queste ragioni la Chiesa Latina confessava esplicita• mente più volte la semplic.ità divina, sia prima della com– parsa del palamismo, sia quando già esso si era affermato come dottrina ,deH'Oriente. Nel Concilio 'di Reims del 1148, i Padri del ·Concilio, seguendo il pensiero espresso in un luo– go del cc De Trini.tate » di S. Ago-stino, affermano ccCrediamo e confessiamo che Dio sia una i,emplice nktura divina, nè con qualche sentime,nto cattolico si possa negare che la divinità non sia Dio e Dio la divinità. Se invero si dice che Dio 'è sa– piente per sapienza, grande per grandezza, eterno per eter– nità, uno per unità, Dio per divinità e .~ltre cose di tal ge– nere: crediamo che sia sapiente solo di quella sapienza che è Dio stesso, che sia uno solo di quella unità che ,è Dio stesso, Dio solo di quella divinità che è Lui stesso : cioè in sè sapien– te, grande, eterno, unico Dio 1, (Denz. Ench. Symb. n. 389). Nel concilio di Firenze ,del 1439, sebbene il problema del palamismo non fosse trattato dai teolog~ greci e latini, ve• niva dichiarato che le anime di coloro che non sono incorse I

RkJQdWJsaXNoZXIy