l’ordine civile - anno II - n. 9 - 1 maggio 1960

pag. 4 Esiste un pericolo: che si confonda l'ortodossia con l'uni– formità e che -si cerchi allora nella natura la fonte e la .ga– ranzia della diversità e della li'bertà. E ,d'altro lato: se noi vogliamo veramente compiere un lavoro di comprensione e di avvicinamento con i cristiani se– parati ria 1Pietro dall'eresia e dallo scisma, è molto imporlan– lc comprende:re le vocazioni originarie personali che hanno impresso il loro spirito sulle loro Chiese >prima della loro se– parazione. Si può star certi che da un lato il fraintendimen– to della loro vocazione· ·è determinante nella ·costituzione del– la chiesa scismatica o della setta e •che d'altro lato qualcosa di quella vocazione vive ancora. in quei •cristiani: tanto più che essi non sono pìù di per sè eretici o scismatici formali. Nella chiesa di S. Pietro in Roµia, S. Domenico sta di fronte a S. Francesco così come S. Filippo sta di fronte a S. Ignazio. L'istinto della fede ha avvertito a somiglianza e a diversità. di •queste grandi figure cristiane che ope1:arono nel medesimo tempo, dinanzi ai medesimi problemi, -con il mede– simo Spirito. L'esame della loro vita mostrerebbe •che ad ogni pro'blema essi danno una soluzione omo·genea ma ,cliiversa a quella dell'altra ..-·L'agiografia accerta questa realtà: ma co– me vi risponde la teologia? Come essa affronta il pro-hlema di ,questa differenza nella identità dello Spirito santificatore? Fìppure quale chiaro miralbile test.o paolino è alla base di una teologia dei ·carismi! Come l'Apostolo incammina in questo caso il teologo sulla via della comprensione della verità ! E quale grande importanza avreibibe un tale approfondi– mento teologico per una autentica storia teolo,gica ·della Chiesa! Già su un piano di storia profana occorre reagire al vezzo -della. storiografia che ci si co·nsenta il chiamare soc.io– logica o (< di massa »: quella che vede il mutamenlo stoi-i– co come il frutto di tanti piccoli mutamenti di albitudine. No: la storia umana non è la storia naturale, essa non assomiglia nlla valle dei ca-stori. L'uomo vive di ogni parola che esce dal– la bocca di Dio : e ,per questo ndla storia il mutamento qua– litativo ha sempre origine in una nuova idea. E poichè l'in– tendere è atto personale e persona'le è l'intelletto, alla base di un mutamento stori•co stanno sempre delle personalità. Se ·questo è già vero sul piano ·deHa storia profana, quan– to più è vero sul piano della storia sacra, ,dove lo Spirito San– i.o è il vero attore ed in cui l'uo1110 non può che dire con la Madonna: << Mi ha fatto grandi cose Colui che è potente>>! U1,1a teologia dei carismi è dunque determinante per la fondazione della storia ecclesiastica ·come disciplina teolo– gica. ·Per la verità, troppo spesso oggi la storia e•cclesiastica sembra piuttosto declassata, relegata al gnido di quelle disci– pline meramente tecniche d1e servono soltanto -come ausi– liarie alla teolo-gia. Ora che .la storia ecclesiastica possa Qsa– re come la storiografia ·prof.Ìna ,di ,quei mezzi eruditi che ser– vono alla costruzione del materiale del giudizio storico è certo. Ma che il giudizio stòrico venga abbandonato al giudizio sog– gettivo del ricercatore sulla base della conoscenza della ma– teria e delle conoscenze generali teolo·gid1e, questo non sem; bra giusto. La teologia della storia deHa Chiesa deve essere ì1 fondamento di ogni ope·ta .di storia ecclesiastjca cattolica. Un tale obiettivo rimane irrangiungihile senza una teo– logia dei carismi, sia gener·ale che specifica. Solo questo con– sente, tra l'altro, pur mantenendo fermo il supremo punto di orientamento, quello del Pontifì.cato Romano, •di ·compren– dere le diver,se ragioni delle ahre Chiese, -così come la sto1:ia dei loro Santi le ha 1 cosfituite: e di vedere come, appunto, le ragioni personali più autentiche -sono sempre pienamente conformi ed omogenee alle ragioni del Pontificato Romano. Q-uesto risultato .deve da un lato a un tempo rendere più b'bliot caginobianco l'ordine civile ricca e più salda la partecipazione dei catloli.ci all'unità della Chiesa, sia dare un fon:damento teologico più sicuro a'! dia– logo ecumenico. Indirettamente, una tale teologia può avere anche un 'efficacia per quanto riguarda la teologia missiona– ria, in quanto può servire per interpretare le tradizioni cul– turali e spirituali dei ;popoli e per comprendere quali santi -e quali tradizioni ed insegnamenti cristiani pMsono essere loro più vicini. Nessuna altra parte della storia ecclesiastica avverte poi t'ggi il bisogno di essere ricorndotta sotto il lume della teolo– gia quanto quella dei movimenti del lai~ato cattoli~o. Essi sono oggetto di considerazione da parte clella storio~rafì.a lai– ca: ed è signifìcati~ro il fatto che tutti gli studiosi dichiarata– mente cattolici di questi• argomenti non si scostino da quelli laici, se non per certe particolarità di linguaggio. In verità, manca del tutto, ciò che sa.rebhe determinante per una storia ecclesiastica 1concepita come parte ,della scienza lcologi~a, una ~loria delle idee degli esponenti dei vari movimenti sociali l.aici specie sui rapp0rti, così determinanti ;per la loro azione, di Chiesa e ordine civile. Ci pare di aver 'CO!'Ì. chiarito il ~enso in cui parlavamo dell'unicità del giudizio cri-stiano su di un determinato fatto storico. La luce della fede può mettere in luce i •diversi aspetti_ del fatto· considerato in ragione delle diverse mansiones che lo Spiri'to Santo genera nella Chiesa. Tali •giudizi tuttavia tro– vano spontaneamente la loro omo1geneità gli uni agli altri se negli uomini ·che li portano parla solo la Fede: ed è questo anzi un segno che essi vengono da Dio. Una •bellissima pagina, nella storia dell'unità •e ,della diversità della Chiesa,'è l'episo– dio narrato da S. ·Paolo nella lettera ai Gabti (H, 11), circa la sua discussione con S. Pietro. Quella resistenza di fede e di carità vede spontaneàmente il primo Papa, il primo vicario di Cristo, dare testimonianza allo Spirito Santo che parlava per bocca del persecutore convertito in vaso di elezione. L'unità della Chiesa si attua con spontaneità e con· dol– cezza, anche se non senza sofferenza e contraddizione, come ogni èosa di Dio. Così la Chiesa cresce neWunità : cresce,· per usare la nota espressione ·del paldre Marin Sola, con « sviluppo omo– ,g;eneo>>.La Fede •cresce « eodem 'sensu, eade:rn dutaxat sen– tcntia >>( S. Vincenzo di Lerins). E al centro di questa crescita nell'unità, di questo _aumen– to di partecipazione e di compimento del Disegno <livino, sta l'ohhedienza al Pa,pa. « Adeo ne in summi sacerdotii ~radu posituh1 catholicae fefellit veritas matris, ut non stati1n schismaticum te conspi– ceres, cuma sedibus apostolicis re·cessisses? ~deone populis ad praedicandum ·positus, non ·legeras super Apostolorum prin– cipem a Christo Deo nostro Ecclesiam esse funtata111, ut por– tae inferi adversus ipsam inferi pra valere non possent?. Quod si legeras, ubinan praeter ipsum credehas Ecclesiam in quo uno omnes scilicet apostolicae sedes sunt? Sed idcirco uni primum, quod daturus erat, etiam in omniibus dedit ut, se– nmdum beati Cypriani martnyris id ipsum exponentis sen– tentiam, una esse monslretur Ecclesia "? >l ( Dalla lettera di Papa Pelagio I ad un vescovo: Denz. Ench. Symb., p. lll). Ma appena appare alcuna ra•gione che non viene dalla Fede e dallo Spirito Santo, non appena il dono di Dio cede il posto al giudizio parti-colare, allora la polemica con la Tra– ,dizione, la polemica con la gerarchia, la polemi,ca con il Pon- tifrcato sono inevitabili. L'errore intro•duce la disunione: il venir meno della fede significa semp1·e un venir meno alfa carità, anche se que– sta è verbalmente incensata. Per questo il Signore poteva hen .fare di essa il segno di riconoscim~nto dei suoi d~scepoli.

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