l’ordine civile - anno II - n. 9 - 1 maggio 1960

Unità e diversità nella Chiesa - In un precedente articolo abbiamo a.f.fermato l'unità del giudizio storico cristiano : ahbiamo cioè sostenuto che un medeé'imo fatto, dottrinale e pratico, non è suscettibile, alla luce della Fede, che ·di una sola valutazione. L'affermazione 'cli tale unità del giudizio storico cri– stiano è stata poi illustrata, in un successivo articolo, pren– dendo in esame il criterio con cui il giudizio ·cri-stiano è for– mulato, cioè il lume di fede. In questo articolo ,·ogliamo e,~aminare il problema del legittimo spazio --che si può dare alla distinzione e alla dif– ferenza omogenea all'interno dell'unicità del giudizio. Un fatto, una dottrina possono essere conosciuti sotto ragioni formali diverse. Poniamo ad esempio il lutera 'nesi.mo . Possiamo esaminarlo nel suo aspetto sostanzia'1e: e allora vediamo in esso la ragione dell'eresia, della contaminazione del deposito, deUa negazione della Chiesa. Possiamo esa=inai>lo non nel suo contenuto dottrinario, ma come fatto storico, connesso alla precedente storia della Chiesa -e della .Germania : e aHora possiamo intendere i.I pro– blema cui volle rispondere, la soluzione che volle dare ed il perché - lo diede in quella prova, cioè la ragione per cui pell'sÒ·,di darla: ·attraverso la rottn:a ecclesiastica. ' I due· criteri, qudlo teologico e quello storico, sono per– fettamente legittimi e di .p_er•se ih nessun modo contraddit– tori. Occorre solo bene inten.dere il diverso oggetto formale dei due tipi di giudizio e non fondare conseguenze arbitrarie mlPuno o sull'altro. Guardiamo al contrasto tra gli « inviati alle genti J> e i cristiani israeliti nel I secolo, il conflitto che il concilio di Gerusalemme risolve. La· ra 1 gione che milita a favore dei giuida1zzanti è una ragione di prudenza apostolica. cc Salus ex J udaeis est JJ : occorre che il Vangelo sia an– nunziato ai giudei con un certo primato -sia pur soltanto cronolo·gico. Ed è ibene per questo non parere dei giudei apo– stati. Per ,questo è bene compiere alcune fondamentali asti– nenze giudai'che. A_favore dell'argomento di S. Paolo sta l'integrità della verità rivelata. La lettera ai Romani è la piena motivazione degli argomenti paolini al concilio -di Gerusalemme. Il co~cilio risolve la questione mettendo ogni argomento al suo posto, dando ad ogni ragione· il suo valore, nella piena omogeneità ed unitarietà del giudizio sulla: ,que·stione. Vi è dun 1 que una distinzione , degli oggetti formali con cui vengono considerate le cose. Da: <love nasce questa di– versità? In radice questa diversità _nasce dalla natu'ra. Poiché l'uomo non esaurisce con una intellezione unica la natura deiroggetto, - egli .lo conosce dividendo e c.omponendo. c1oe. aH_rò.ntandolo _sotto ragioni forma·li diverse, giungendo a con– cetti diver:~i e confrontandoli tra loro. Ma se questa è ·1a specifica motivazione della ·diversità della conoscenza umana, altra è la motivazi~ne della diver– sità in genere -nell?ordine creaturale. Ta-le diversità consiste uella infinita imitabilità della natura divina: La natura di-· vina cònsente infinite imitazioni, tutt~ omogenee e propor– zionate tra di loro in ra-gione dell'unfoità dèl modello. Così nasce la diversità delle nature. La diversità delle nature ge– nera la diversità delle forme e dei modi di conoscenza. L'or– dine originario, frutto dell'unità di tutte le idee divine in Dio, è ricerca 1 bile a partire da tutti i punti di quell'infinita imitazione di Dio che è il creato animato ed inanimato. Si danno dunque, già nell'ordine naturale, attitudini conoscitive diverse, anche e-minenti, tendentÌ a ritrovare l'in– telligibilità ( e quindi l'unit~) del reale in funzione a partire da una parte di esse. ibliotecaginobianco di Giovanni Baget-Bozzo Si ha qui quella che l'Hayen nel suo libro su S. Toù1-. maso chiama l'intentio cioè quell'intuizione originaria di una parte del reale che suscita un problema e che, maturandosi nella ricerca, diventa il punto di vista, la ragione rii tina dottrina o di una prassi ol'igiriarie. • Questo accade dunque nell'ordine naturale. Nell'ordine soprannaturale l'umano es.iste transumanato, cioè elevato al– l'òrdine divino rimanendo umano. Sicché nello -stesso ordine soprannaturale sussiste secondo un altro modo di essere, quello appunto che è p1·oprio della Grazia, la medesima .fi. gura, la medesima realtà della natura umana. Ecco come S. Paolo enuncia -questo principio : cc Ci sono diversi doni spirituali, ma c'è un solo Spirito: ci sono diversi ministeri, ma è 1o sfesso Signore : ·ci sono di– verse operazioni ma è il medesimo Dio che opera tutto in tutti. A ciascuno la manifestazione dello Spirito è ,dato in vista del bene comune JJ. << A uno è una parola di ·sapienza che è ,data dallo Spi– rito : a imo una parola di. scienza; secondo il medesimo Spi– rito : ad un altro la fede., in questo stesso Spirito : a un altro il dono di guarire, in questo stesso Spirito: a·d un altro la potenza di operar miracoli: ad un altro la profezia : aid un altro la diversità delle' lingue, ad un altro il dono di inter– pretarle ..... Ma tutto questo è il solo ed identico Spirito ad operarlo, distriibuendo a •ciascuno in particolare, così come Egli intende"· (I ad -Cor., I segg.). La diversità dei carismi è così ricondotta insistentemen– te, inequivocabilmente sotto il segno dell'unità, perché uno è l'autore dei diver-si caris1ni, cioè lo Spirito Santo: e l'ef– fetto dei carismi -è la via che tutta li supe,ra' e li unifica, è la via della ,Carità effusa, il cc dono superiore ». La diversità nella· Chiesa nasce dunque dalla- diversità dei ,doni dello Spirito: è nella stessà natura della vita so– prannaturale che opera questo principio di distinzione. La Grazia è grazia di Cristo e ci fa parti distinte delì'uni-co ccr– po di Cri-sto. Alle parole di S. Paolo sulla diversità ·dei doni fa seguito l'enunciazione della dottrina del Corpo mi•stico. I vari carismi giudicheranno la storia in funzione della loro specifica natura che è diversa da quella di un altro ca-. risma. La vita della Chiesa è unità, non uniformità e mono--_ tonfa: E' il riflesso di un unico volto in mille aspetd, per usa-· re l'i'mma.gine dantesca, che qui riceve una singolare proprie– tà di significato. cc Ora voi siete il corpo di Cristo e membri ciascuno nel suo po-sto. Dio ha staibilito primamente alcuni -come apostoli, in secondo luogo stanno i pro.feti, al terzo luogo i dottori. Poi, ci sono i ,miracoli, i doni di guarire, d'assistere, ,di governare, le diverse lingue. Sono forse tutti apostoli? Tutti pro-feti? - Tutto dottori? ... " ,( 1 I ad Cor. XII, 27 sègg.). Ognuno di questi carismi applicato al giudizio sulla sto– ria, cio,è relativamente al progresso del Regno di Dio sino ·a1, la 1 consuma~fone delle ·cose,, ha un diverso criterio, u·na di-. versa ratio judicandi. Di qui nasce la diversità nella Chiesa. (( Numquid omnes apostoli'?_)) .., La tèologia della Ohiesa d'ovrebbe forse commentare più ampiamente questo testo di S. Paolo cioè a·pprofondire il pro- • blema della unità della Chiesa nella diversità delle vn·cazio- - JJi_' cristiane. La Scrittura ha tesori inesplorati. Anche se il concetto di corpo mistico è sempre -esistito nella Chiesa, la comprensione -della sua ragion teologica comincia solo nel Medio Evo, come ha mostrato il De Lnbac ( i testi raccolti dal Pa,dre Mersc illustrano in modo mirabile l'antichità e la con– tinuità- della -dottrina). E' dunque abituale che una dottrina tradizionale nella Chiesa riceva solo più tardi la sua precisa ragione teologica. Questo a nostro avviso dovrebbe accadere ora per la clot-· trina dei carismi nella Chiesa.

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