l’ordine civile - anno II - n. 9 - 1 maggio 1960

pag. 2 nel primo caso, e .cattolici, nel secondo. In ogni errore si trova sempre una potente, ·clamorosa· contraddizione. In ambedue i casi si pensa che la prostituzione della pro– pria qualifica intellettuale o spirituale al dio del giorno abbia tanto prezzo ai suoi occhi, ( essi, che l'hanno svi– lita ! ) da valere la riconoscenza del cerbero e da amman– sirlo secondo il procedimento classico. Così i nostri « cattolici di sinistra >> ( veniamo più direttamente a loro) vagheggiano un loro futuro di ege– monia nazionale, arbitri del conf Zitto tra Chiesa e sini– stra, modesti attori della riconciliazione nazionale e del superamento delle « ideologie astratte >> ( marxismo da un foto e « integrismo >> dall'altro). In altra parte della rivista esaminiamo questo loro disegno, di cui il recente tentativo dell'on. Fanfani è stata la prova generale. In breve, esso consiste nella conquista del partito, e nella imposizione degli ukase del Consiglio Nazionale ai de– putati, pena l'espulsione. Lungi dal temere la scissione del partito, la sinistra d.c. l'auspica; solo desidera com– pierla ( come .un tempo essi dicevan.o per i rapporti con l'on. Nenni) « da una posizione di forza>>. Cioè, essi in– tendono compierla disponendo dalla « ditta >> Democra– zia cristiana, in nome della legittimità del partito. Il disegno è ormai palese, a chiare note. Perchè questo disegno merita di essere qualificato con le severe parole del Benda, perchè deve definirsi come « tradimento », come operazione non onesta, nè • pulita? Perchè essa mira in ultima analisi a coprire l'ope– razione intesa d.c.-socialisti suscitando un duplice con– flitto: uno, esterno alla Chiesa, tra Chiesa e Stato: l'al-, tro interno ad essa, tra Gerarchia e laici da essa forma ti -al desiderio della giustizia sociale. La prima di queste manovre si è vista ben chiara nei giorni dell'incarico all'on. Fanfani. La mancanza di una chiara, decisa, ferma, opposizione civile e politica all'interno della d.c. all'apertura al socialismo pose· in' prima fila la legittima e doverosa _obiezione che la Ge– rarchia andava ripetendo da anni e che i vescovi marchi– giani avevano confermato con tanta chiarezza. L'on. Fan– fani non volle cadere sull'opposizione politica all'inter- • no della d.c., che si sarebbe certamente manifestata in occasione della riunione dei _gruppi parlamentari. No : volle cadere sui « casi di coscienza >>. Con questa sem– plice paroletta egli legittimava la canea laicista, socia– lista, comunista, contro l'abusivo intervento della Ge– ra~chia ecclesiastica e si meritava per questo l'elogio, non respinto, dell'on. Togliatti. La seconda di queste manovre è in atto da anni ; da anni, in nome della tesi dell'assoluta profanità del temporale, si attribuisce ad immaturità storiche o a ser– vitù economiche il veto ecclesiastico all'apertura a sini– stra. Ciò che il Rossi ha la spudoratezza di scriliere sul • bi liotecaginobianc • l'ordine civile Mondo, e cioè che il Vaticano è contrario all'apertura a sinistra perchè è « capitalista )), annullando ogni diffe– renza politica sostanziale tra radicali e comunisti, viene sussurrato e riecheggiato con pavida spericolatezza da tanti « comuri.istelli di sacrestia >> ( la parola del Cardi– nale ci piace e perciò la usiamo), in mille convegnetti, incontrini, piccole riunioni. Veramente ciò che è stato storicamente definito come antipatico costume clericale, il gusto del mormo– rio anonimo, questa è oggi la vera .arma segreta dei« cat– tolici avanzati >>. • Dove queste cose ci condurranno, è ~vi_d,en,te a mol– tissimi ormai. Noi lo abbiamo detto da tanto tempo che evitiamo di ripeterci. E', semmai, il momento di correre ai ripari. Ma non bisogna dimentica.re che il problema non è solo politico. La lettera dell'episcopato italiano, che è a nostro avviso di portata storica, ha mostrato chiaramente i fon– da menti dottrinali del disordine politico. La Chiesa aveva conosciuto finora principa~mente un laicismo esterno alla Chiesa, un laicismo che ·si po_– neva fuori e contro di essa. La ferma azione di S. Piò X soffocò il fenomeno modernista, o meglio ne spezzò l' at– tacco frontale. Non tutti i fermenti furono distrutti ed il successivo clima di tolleranza permise un lento, indi– retto e subdolo cammino. Oggi esiste anche un laicismo « intra cattolico >> • cioè un laicismo che pretende tro– vare la sua legittimità all'interno stesso della dottrina cattolica. Le sue motivazioni, le sue tesi, i suoi approcci sono, , da un punto di vista formale, diversi da quelle del lai– cis~o esterno ; allora la chiarezza di pensiero e la net– tezza di formulazione consentiva una autentica onestà di coscienza ed era compatibile con un avanzamento ·cul– turale e civile effettivo. Oggi tutto avviene nell'impreci– sione dottrinale e nella dissimulazione pratica. Per que– sto oggi « utge una informazione sicura e una compren– sione adeguata. Conoscere significa afferrare le . radici filosofiche, ambientali, storiche, psicologiche del feno– meno, vedendone chiaramente i rapporti di parentela con le diverse eresie ed aberrazioni di ieri e di oggi .. ~ >>. Sono parole della lettera collettiva dell'Episcopato. E, prima com'è ovvio che un impegno dei fedeli, queste parole esprimono un impegno dei Vescovi. Ad essi spetta giudicare. I fedeli possono in ragione della luce di fede dire che cosa essi ritengono conf Qrme o difforme all'abito di Fede che lo Spirito Santo ha posto in loro. Ma solo ·['Episcopato è posto « pascere Ecclesiam sanctam Dei >>. E' ad essi che in primo luogo spetta • giungere alle più concrete e precise determinazioni dell'errore che . con . tanta fer-mezza hanno denunciato e che si acèinge a· far tanto danno sia all'Italia religiosa che a quella civile.

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