l'ordine civile - anno II - n. 8 - 15 aprile 1960

bi pag. 22 tuale e di intelligenza abbia fatto il suo tempo, che il culto dei « lumi >> possa essere retaggio soltanto di quanti ,fingo– no di ignorare di « che lagrime grondi e di ,che sangue >> ogni forma di « civil– tà >> (dohbiamo pur chiamarla in qual- • che modo) fondata sull'uomo assoluto, da quella nazista a quella marxista : ma non per ·questo ci meraviglia l'insisten– za di quanti si dicono eattolici e sono, in sostanza, degli illuministi (heri lon– tani dal possedere la verve e l'ésprit di un Voltaire) .intrisi di quel clericali– smo dell'anticlericalismo,· di quel con– formismo ddl'anticonformismo che li porta a-d accettare qualunque cosa ab– bia il più vago sapore -di eterodossia, a distorcere ogni verità per vedere se, :trovandovi un certo che di e'reticale, sia possibile, per -èiò stesso, accettarla e farsene divulgatori. 11 minimo che codesti· intellettuali « critici >> possano fare è proèlamare la conciliabilità tra marxismo e ·cristiane– simo, denunciare ( la denuncia ·è il lo– ro forte) le « aporie della Chiesa ))' te– stimoniare ( con quanto gusto « testimo– ni'ano >> nei caffé della riva sinistra di via Vittorio Veneto o sbracati sulle pol– trone dei salotti radicali) le sofferenze dell'uomo combattuto tra la fedeltà· ·al– la propria coscienza e l'ossequio alla Chiesa, diffonders·i in particolari sulle lotte tra progressisti e reazionari in se– no al Sacro Collegio, sperare, infine, in un Papa « di sinistra )) il quale, m~ga- 1·i; sancisca che l'adulterio non è più peccato e che una bestemmia « quando ci vuole.ci vuole». Tra un'oliva e un'al– tra, nel frattempo, vanno alla ricerca di autori .capaci ,di sostituire San Tom~ maso e i Padri della Chiesa, ormai de– cisamente demodé. . A giudicare dall'ultimo numero di « Europa letteraria >> sembra che l'ab– biano trovato in Pierre Teilhard De Chardin, il~< gesuita ·proibito >> che «or– mai tutti gli uomini di cultura saluta– no, diversamente ma concordemente, co– me il Darwin cristiano o l'Einstein cat• ·tolico .,i. -Dovunque, si ,straccia '1e vesti Vigorèlli, riconoscono che è grande, che il suo pensiero è definitivo: in Italia l'oscurantismo clèricale lo ha messo al bando, non rendendosi conto che « sol– tanto in forza delle, idee ( e ·della fede) di Teilhard de ·Chardin il Cristianesimo e là Chiesa possono ancora confidare ·in una conciliazione tra scienza e fede, o almeno evitarne il più scoperto conflit– to >>. « Tutte le antinomie tra una visio– ne medievale e una visione moderna dell'uomo e del mondo, è unicamente attraverso il pensiero evolutivo ,del grande gesuita francese che un cristiano può· tentare di risolver'le o di treguar– le ,,. Dopo aver cercato di dimostrare, con un paio di -citazioni che de Chardin quasi cre,deva più nel marxismo ,che nel Cristianesimo e dopo essere riuscito a dire in cinque parole una cosa del tutto priva di senso ( « .:. la scienza ... era per Iuì il punto di incontro fra la teo– logia e l'antrnpologia lJ), Vigorelli con– clude invitando a una lettura delle o• pere del padre da contrapporre << al si, lenzio o ,addirittura alla condanna che certi oltranzisti vorrebbero portare sul suo nome e sulla sua opera ii. Ci sembra legittimo 'ritorce~e l'invito a ·quegli au– tentici oltranzisti che presumono di po– ter accettare delle idee solo perché ali– ta su di esse, a torto oppure a ragione, un sapore ·di· eterodossia, che fondano i propri giudizi sulla novissima categoria del « •proi'hito )), che non si peritano di l'ordine civile falsare, P-er superficialità o per altro, il pensiero altrui nel tentativo (quan.to cattolico!) di -distinguersi da coloro che sono ancora capaci di mantenere una fede integra e autentica, sempre pron– ti, ,per questo, a discutere ogni nuova inh,.izione o teoria, senza farsi abbaci– nare dalla sua naziÒnalità, dalle sue pre– sunte « aperture ii. c. s. LETTURE JACQUES MARITAIN, Pour une philo– sophie de l'histoire, trad. francese di C. Journet dall'originale americano, Paris, 1959. Ci troviamo di fron,te ad un'opera in– tieramente • a;,,,ericana di J. Maritain : vogliamo 'dire ad un 'ope.ra pensata e scritta tutta in America e per rif erimen– to ad un problema che, come tale, non era stato ancora trattato dal filoso/ o francese : cioè la filosofia della storia. Tuttavia, sotto un certo aspetto, la problematica più specificamente _ame– •ricana vi rimane esteriore. Essa .si .ma– nifesta come influenza indiretta della sociolo;gia, anche se il pro~lema e la parola stessa non è diretta.mente tocca– ta nell'opera in esame. Tuttapia quel– l'in_teresse ad elaborare leggi • generali della società in termini universari ed il vedere queste leggi come condizioni della comprensione delle fattispecie storiche non è senza riferimento all'abi, to o per ·,lo meno al• "clima" della so– ciologia contemporanea. Non abbiamo qui, .lo ripetiamo, tan• to un nuovo pensiero di Maritain quan• to una sua formulazione per riferimen– to ad un problema determinato f ormal– -mente preso. . • Il pensiero di Maritain rimane a no– stro avviso legato ad • "Umanesimo in– tegrale" che, nonostante il suo caratte– re occasionale, resta l'opera fondamen– tale dello -scrittore francese: -Ora quell'opera è s01pratt,utto una in– terpretazione -della storia. Si può anzi dire che sostanzialmente tutta ..['opera del lll ariiain conver.ga versò un certo preciso giudizio su queUa ·che si chiama epoca o civiltà moderna. Per questo si comprende co,me Mp,r. J ournet abbia pòtu:to, con sorpresa del Maritain; consacrare un· articolo alla fi– losofia della storia di Maritain prima della comparsa dell'attuale· volume. Qual'era la tesi fondamentale di "U– manesimo integrale"? Era --l'interpreta– zione della civiltà nioder'na come del tentativo di tradurre, ·sia pure con un bagaglio di errori che avevano reso dvf • ficile e spesso rovinoso il cammino, al– cune ;forodamentali istanze di filosofia morale e sociale cristiana nell' otdine politico. La democrazia·, la gtande ri– voluzione, il socialismo, · -.rappresenta– -vano questi tentativi- sofo parzialmente riusciti, mentre il fascismo ed il comu– nismo rappresentavano i gravi passivi d~ un "umanesimo antropocentrico'', connessi non alla sua ragione di umane• simo, ma a quella del suo concetto an– tropocentrico. Antropocentrico voleva dire umanesimo troppo legato ai beni materiali, al potere economico e a quel– lo politico. La ·storia futura avreb·b'e dovuto ve– dere l'umanesimo eliminare da sé ogni anti.umanesimo e fondare una condi– zione civile basalia sulla più assoluta li– bertà : .la libertà sarebbe divenuto il criterio, il 1 presidio e la sostanza della vita civile. Nemmeno in "Umanesimo integrale" questa liberazione dell'umanesimo • dal· l'antiumanesimo avviene con note tali da mostrare che l'eliminazione dell'an– tropocentrismo è esattamente la condi– zione che permette la liberazione del– l'umanesimo dall'antiumanesimo. Sem– mai l'inverso è vero : è l'umanesimo che liberando se stesso da ogni errore ma– terialistico consente la formazione di un clima in cui il Cristianesimo trova più facile, più consentanea l'espansione dell_a 1 propria influenza civile: E si pen– sa ( e qui sta il senso di chiamare "nuo– va cristianità" l'ordine civile dell'uma– n~simo compiuto) che l'influenza èivile del cristianesimo si sarebbe esercitata n~l medesimo senso e segno dell'uma– nesimo. In questo suo nuovo libro, egli affer– ma la conoscibilità filosofica delle leg– gi del divenire storico. E·gli enuncia due tipi di ,legge: le leg– gi che e-gli chia.ma "lois fonctionelles" e. quelle che denomina "lois vecto1·iel– les". Il primo tipo ,di "leggi" concerne "lo sviluppo storico considerato sia nel suo , insieme che nelle sue parti. Esse ·espri– mono una relazione funzionale tra certi caratteri generali ed intelligibili della storia". Le secowde riguardano i vari '!stati" o· "condizioni, in cui secondo .l'A., passa il genere ,umano. Queste leg– gi mani/ estano la varietà delle età e degli aspetti della storia umana". Le leggi "funzionali" ·sono cinque : 1) la legge del "doppio progresso con– trastante" ( legge secondo la quale . "la storia p·rogredisce contemporaneamente ,,

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