l’ordine civile - anno II - n. 7 - 1 aprile 1960

Dottrina cattolica e Uno dei tratti ,più caratteristici dell'impegno culturale di non pochi cattolici italiani nel secondo dopoguerra, è stato quell~ di muovere alla scoperta e di valorizzare correnti di pensiero ed autori italiani e stranieri, la cui matrice di pen– siero e gli interessi specifici non .poche volte si rifacevano a posizioni distanti, se non opposte, a quelle dell'ortodossia cat– tolica. Questo, nel convincimento di poter trarre dalle une e dagli altri ispirazione e •contenuto per un « aggiornamento », ritenuto necessario, delle posizioni cattoliche avanti ai grandi problemi del mondo contemporaneo, si che 'le stesse potessero risultare, come allora si diceva, « adeguate ai tempi ». Si eb'he allora, in camipo cattolico, la grande sta•gionè di -Gobetti e di Maritain, di Gramsci e di Mounier, di Dorso e di Bernanos e di altri ancora. Inizialmente, l'interesse per questi autori e .per le cor– renti di pensiero che da essi derivano si incentrò sulla presunta validità delle ,diagnosi che essi facevano dei mali che palesemente trava,gliavano, e travagliano, la società con– temporanea; in contrasto con la pretesa limitatezza e scarsa profondità di quelle possi'bili secondo gli scthemi tradizionali del pensiero e della dottrina cattolica. Ma in un secondo tempo, dalla accettazione delle dia– gnosi, non pochi dei cattolici passarono anche alla accettazio– ne delle terapie c·he quegli autori proponevano per combattere i mali di cui avevanò fatto la diagnosi; terapie che si volle fare apparire più efficaci ed attuali di quelle indicate dalla traidiz•ionale dottrina cattolica, e pur non contrastanti con l'essenza d'ella stessa. Un tale comportamente di certi ambienti cattolici era, a nostro .giudizio, la risultante di tre fatti essenziali, e preci– samente: I) La scarsa o superficiale conoscenza d·e:lpensiero cat– tol,ico Jra,diziona'1e, che pwtava a confondere la pochezza o la confusione dcille nozioni suillo stess·o con carenze e lacune della dottrina. 2) La presa che su di •una aceentuata sensibilità sociale - propria ,del tempo e ,diffusa anche in larghi strati del mondo cattolico, non accompagna'ta, il più deille volte, da una -adegua·ta preparazione cultur.ale e dottrinaria - facev,a certo linguwggio appassionato e profetico degli autori « sco– perti » ; che impediva ai catt()ilici 1 di c:ui parliamo un vatlido discernimento di qu,anto, nell'opera degli autori considerati, vi fosse di ,derivante da e'lementii reali ed obbiettivi, e di quanto fosse il frutto di emozioni puramente estetiche e soggettive. 3) L'incapacità a comprendere - per le cairenze ,di cui s'è fatto cenno nei punti precedenti - ,che le consi<dera– zioni e le tesi di quegli autori discendevano, in J:iineadire_tta, neHa ,più parte dei casi, da una accettazione piena e cosci~Ìlte dei postulati filosofici e culturalli dcii pen,sìero moderno e ,delle ideo1ogie da esso derivate, a cui ,deve farsi risal~•re la causa prima defi,e situazioni e dei mali che essi denunciavano, e per i quali ·proponevano rimedi -che non potevano, logica– mente, intaccare l'essenza degli ·stessi. Hue atteggiamenti erano tipici dei cattolici di cui an– diamo parlàndo, derivanti dahla loro posizione «rinnovatrice». Pareva per essi un punto ,di onore, ,da un !lato, sottoilinea– re in ogni ·occit·sione la volontà ·di muoversi sempre all'interno dell'ortodossia, e di fare apparire il foro impegno a guisa di contri·buto filiale e ·devoto aUa lotta impegnata dalla Chiesa nel mondo. t., u eva in bianco " ideologia cattolica ,, di Luigi Anf ossi Dal:l'ahro, ·Vi era una continua sottollineatura della esi– genza ·di accentuare 11'intensità de]l'iimpegno e ,della p,resenza dei ca'ttoilici nella soeietà, oontraipposta ad un eerto, dicevano, « passo tardo » delle gerarchie avanti ai nuovi problemi che pressavano semp·re più da vicino le ·forze eatto'liohe. Esigenza che -i!lpiù delle vollte finiva :per concludere con la esplicita richiesta che dalle -gerairchie venisse ,affermata la priorità, per il eattolJ.ico impegnato nella società, del principio di « aru,to-oontrolli », sul principio - connaturato con la ·dot– trina cattolica - ,di « obbedienza JJ piena ed •assoiluta aille direttive della gerarchia. N e:lla valutazione -globa-le ·del fenomeno chi:! a!hhi.amo in esame, questa ultima maniiestazione non può che appariire la più grave e la più condannabile. M.a è altrettanto certu che, fermandoci a considerare la sola ·dimensione culturale •dcilfenomeno, ll'inoapaciità m-OStrata da quei cauolici a cogliere l'impossibilità sostanziale degli autori sopra ricordati e ru altri a diagnostioare la natura vera dei IIDali da cui appare travagliata la •società contemporanea, e la conseguente impossibilità di indieare rva:lidi rimedi agli stessi, appare il dato negativo -~iù rilevante, e quindi quello degno ·della 1massima considerazione. Perchè, sarà bene ribadire, il nucleo centrale delle loro tesi deriva dalla accettazione -di quel 1postulato fondamentale del ,pensiero moderno che pone l'uomo a[ centro dell'universo realle; trompendo co-sì il rapp·orto ,diretto Ira Dio· e l'uomo, fra Ore,atore e creatura, sul quale si fonda la definizione cat– tolica della natura dell'uomo e quindi dei nni dell'uomo e della sociertà nella storia. Né vaile tentare ,di opporre a questa considerazione la fedeltà prodamata ,più v,ofl,te da ·ailcuni di quegli autori al magist'ero -della •Chiesa e della gerarchia. Perché, il più dcille volte, tali affermazioni avevano un valoire ed un ,si•gnificato che ·prescindevano dallo sviluppo 'logico ,delle foro tesi, per appari·re qrua'1e tentativo •di risolvere - con aitto confinato quasi sempre nella sfora dell'irrazionale - i-1 contrasto in,timo che in essi suscitava i1l·dover constatare un progressivo aUar– garsi del solco che si era •determinato ·tra ,g!lisviluppi_ logici delle loro tesi e la 1posizione della Chiesa, a cui essi non si sentivano •ancora -di dover negare in trutto autoirità ed obbe– dienza. E' a quel postrulato {ondamentale .dcii pensiero moderno da noi ricordato, che si deve ricollegare l''« Umanesimo inte– grafo JJ •di Maritain ncil quale il rapport:o Ira Dio e :l'uomo si arresta alla sfera dell'individuo, mentre la (< dimensione ,so– ciale Jl dell'uomo - e Maritain non è riuscito mai a dare una giustificazione convincente a tale frattura - appare condizio– nata da leggi che essa stessa determina -nella storia, e :ehe nella storia tende a finalizzare IJ'impegno delruomo sociaile. « Umanesimo integrale JJ ohe non solo ammette cmne possibile ma presume essenziaJ.e, per il realizzarsi compiuta– mente dei destini •dell~uomo ne'Ha storia, un parallelismo che non si incontrerà mai tra la comunità ·dei credenti e la co– munità degli uomini; guidate l'una e l'a'ltr.a da leggi diver-se, che non ammettono mai una reciproca interferenza proprio a cagione deHa loro natura eterogenea. A quel postulato si rifà il « •personaHsmo JJ di Mounier, che afferma essenziale per la estrinsecazione della ,personalità dell'uomo e per il eonseguimento totale del suo destino la aderenza piena ed assoluta dcillo stesso ali divenire della so– cietà; che a lui appare guidato da leggi che si ,determinano

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