l’ordine civile - anno II - n. 6 - 15 marzo 1960

Una politica per il tempo della distensione - II. La politica estera e la politic!I interna di un paese si sono sempre vicendevolmente influenzate al punto ché è impossi– bile indicare con certezza la priorità dell'una sull'altra,· la derivazione delrindirizzo dell'una dalle impostazioni dell'al– tra e viceversa. Entrambe, considerate come aspetti interdi– pendenti di una medesima complessa realtà che esprime la « politica ))' hanno il 1oro logico rilievo ,all'interno :di un pae– se ed assurgono ad eccezionale importanza sul piano interna– zionale. 1La divisione d.el mondo in due blocchi infatti, 'più volte sul punto -di misurare la loro potenza sulla bilancia tragica della guerra, ha determinato e direi imposto all'occi– dente una omogeneità nel-la politica estera, una consonanza di atteggiamenti tale che una sola « nota stonata >> può çom– portare un indebo-limento dell'equilibrio politico mondiale. Tale separazione è la conseguenza di un fondamentale mutamento verificatosi do•po il secondo conflitto mondiale: il passaggio, cioè, dall'alleanza di guer'ra contro il nazional– socialismo hitleriano ed il fascismo, all'antagonismo tra le due grandi potenze, U,S.A. ed U.R.S.S. Gli U.S.A. compresero l'anacronismo della politica estera fino allora seguita ed abbandonarono .I'« isolazionismo >> che vide in Robert Taft il suo ultimo assertore : di conseguenza d.ivennero ,gli oppositori di quell'espansionismo russo che mira all'egemonia su tutti i popoli in nome del marxismo. Il primo terreno di scòntro fu l'Europa uscita esausta ,dalla guerra. La Russia mantenne :y dominio -dei territori conquistati dalle sue armate, creandosi un << lehensraum >> con la pres– sione ester1!,_ae la sovversione interna: due fattori congiunti che conobbero la perfezione nel colpo di stato del 1948 in Cecoslovacèhia. Gli U.S . .A. attraverso sopratutto il J.>iano Marshall, coO"perarono in larga misura alla r,ipresa •delle altre nazioni europ'ee stabilendo con esse comuni interessi econo- ç ,miei; l'affinità ideologica inoitre, alla cui base è l'avversione al comunismo, Ia necessità di un accordo d·ifensivo furono i presupposti da -cui derivò il Patto Atlantico; esso rese ancor più marcata quella ,divisione ,che il comunismo russo aveva prodotto con i suoi chiari disegni espansionistici. \ E fu la guerra fredda. La rinascita delle n11zioni -europee occidentali -- fanno spicco la po:derosa ripresa della Germania, la risoluzione della crisi francese con il sorgere della quinta R:epubblica -, le esigenze nuove della società russa unite alle pressioni verso i 'rispettivi governi di tutta l'opinione pubblica, ansiosa ,di uscire ,dall'incubo di una nuova guerra, hanno d·eterminato quel cambiamento che va sotto il nome di « distensione )), si è creato cioè quel clima che è una esigenza dello spirito umano prima ancora di essere una condizione da tradurre nei fr.e:ddi termini della politica. • ' - La -distensione non ha certamente colmato il solco della . divisione; i blocchi contrà·pposti permangono .anche se sono ' mutati i termini ,di lotta. Nei con.fronti dell'Europa la Russia, non può più usare il linguaggio della forza : si serve, tuttavia, dell'azione dei vari partiti comunisti per impedire il raffor– zamento dell'Europa che consiste nell'integrazione politica. Cio·è si è giunti al paradosso solo formale che sostenitori dello Stato-nazione sono i comunisti, condiscendenti, come sempre, al nuovo corso d-ella politica russa. L'integrazione dell'F;uropa è il comP,ito che la distensione affida ai governi responsabili. L'autonomia politica ed economica ·delle singole nazioni, che potrebbe sembrare la naturale conseguenza del recente clima di disteusione, costituirebbe invece il definitivo tramonto del- bi I u el,;ay 10 \ di Oddo Bucci l'~uropa che, alla lontana, potrebbe essere facile pred.a del– l'espansionismo russo. _ • La distensione ha effettivamente operato un disgelo nella rigida linea politica del tempo della guerra fredda: la poli– tica estera di un .paese dell'Europa occidentale può, oggi, me– glio articolarsi pur nella consapevolezza che l'isolamento non offre prospettive di .alc\}n genere. Il passa•ggio dàl tempo della ,guerra fredda a quello della distensione ci impone di soffermarci sulla politica estera •del– l'Italia ,per indicare quale corso ci sembra più opportuno debba avere per non rappresentare quella « nota stonata >J di cui sopra. Finita con .la catastrofe del fascismo la politica di potenza, tramontato .il mito del nazionalismo, la politica est·era italiana non poteva più costituire un « a solo >> nel nuovo eqùilibrio . inter.nazionale ,che la -crescente potenza sovietica aveva im– posto. Fu scelta la via dell'internazionalismo, del Patto Atlantico, si gettarono le •basi dell'integrazione europea e la CE•CA, il MEC, l'EURA•TOM, rappresentano le tappe succes– sive di questa politica. La cortina di ferro segnò il limite invalicabile ad est, mentre tutti gli ,sguardi erano volti agli U.S.A., alla sua po– tenza militare che scongiurava pessimistiche eventualità. La distensione, oggi, non ,comporta mutamenti sostanziali nella nostra politica estera: tuttavia offre l'occasione per un « distinguo n di cui si avverte la inevita,bilità di fronte ad una visione dialettica della realtà. Le vie maestre ,della nostra politica estera si dipartono in' tre direzioni: integrazione politica, alleanze militari, s.cambi commerciali. L'ideaìe europeista che si concretizza nella .integrazione politica deve essere rilanciato -con tutte le forze perché esisto– no le condizioni storiche per un superamento- delle strutture nazionali che ·debbono armonizzarsi nel più vasto quadro europeo. Ma gli ide_ali .son~ ben poca -cosa se non si lavora per essi, se non si opera concretam·ente, se non si studia un pro 1 gramma di azione politica che tenti di supe~are gli osta– coli che via via si appongono. Che cosa. impedisce l'integrazione •politica europea? Un rapido esame della situazione nelle altre nazioni eu– ropee ci 1 permette di rispondere a questa domanda inquietante. 1Ragioni storiche e politiché si fondono in Franeia, in un tentativo di opposizione ad un processo che noi consideriamo ormai irreversibile. Le ragioni storiche si traducono in alcune prese di posi– zione di intellettuali .francesi i quali sostengono che l'idea dell'Europa unita è in netto contrasto con la tradizione fran– cese; nell'Année politique et économique -del 1953 Joseph Hours sosteneva che l'europeismo è solo un tentativo· della Germania di restaurare il Sacro Romano Impero e -ciò è estra– neo alla storia della Francia, fiera -oppositrice della monarchia universale. Tale pensiero riecheggia quello di Albert So1·el, quando sosteneva che « cette révolution ,de l'Europe n'était qui l'·envers de la Révoluti~n française >>. Se le ragion.i storiche, tuttavia, hanno una certa impor– tanza, ben più profo.nd ,amente incidono quelle politiche. Superata con la Quinta Repubblica la -crisi creata dal partitismo, la palla di piombo al piede della Francia è il problema algerino la -cui soluzione è an-cora in alto mare. L'Italia ha seguito pedissequamente, appoggiandola, la politica estera della Francia ed ha sostenuto in .ogni occa– sione _la •politJca francese in Algeria senza ottenere contro– parritP di sorta. Ci sembra giunta l'ora di sollecitare alla

RkJQdWJsaXNoZXIy