l’ordine civile - anno II - n. 6 - 15 marzo 1960

bi pag. 4 all'ordine intellettuale nè a quello-civile: non ci sono ersatz, .non ci sono evasioni possibili. L'edonismo empidco non ha qui fascino e nemm~no senso. • J!!Jr' Si può dunque configurare come S!pecifico problema del pensiero politico europeo il: superamento del razion·alismo e della sua conse-guenza necessaria e contraria, l'irrazionalismo. Biso,gnerà cioè scindere il concetto di ordine razionale da ogni forma di meccanicismo e di naturismo: biso-gnerà uscire daUa divinizzaziont; del cosmo che è l'ipotesi metafi– sica unitaria del ipensiero , politico razionalista che assorb; e incl11·de facilmente il volontarismo divino deHa scolastica non t?mista. La filosofia morale di Locke di Rousseau pantei,sta di Bruno e di ' e giuridica di Gro~i~, di PÙfendorff, ha come presupposto la metafisi~a Spinoza. I_ l'ordine civile L'Ethica more geometrico demonstrata che tratta anche la mornle instar machina dà fondamento metafisico, al pen– siero politico italiano della •Rinascenza. E' da questa o:r>ganica solidarietà di un sistema di pen- -siero e di cultura che non a caso trova nell'esp-licito mate– rialismo la sua ultima formulazione metafisica che si deve uscire. Il che significa, sul piano· di pensiero politico, la critica piena del conce'tto di ideologia, intendendo per ideologia lo schema di un ordine sia di processo che di istituzioni poli– tiche considerato di per sè sufficiente a realizzare i fini della società ci-viJe, prescindendo sia dalla legge divina eh.e dalla liber.tà umana. • • Tale schema pJò essere esplicito o implicito ma è il fondamento teorico p.ell'autonomia della politica dalla mora– le e dalla reli:gione che è la tesi costitutiva del pensiero poli– tico moderno. Nel crepuscolo di un ..}.} . t . SIS erµa,, Se consi,deri1;1moche la « ma•turità po-litica »·di u~ popolo non può non essere parte della sua maturità civile, ed essere quindi, -dal livello di civiltà raggiunto, condizionata e deter– minata, •ci appare facilmente l'inconsistenza di quella falsa convjnzione, diffusasi. in Italia, di una nostra· presunta « im– maturità » .per la democrazia, di.fronte ad un più avanzatò « progresso >> politico degli inglesi ,e ,degli americani. ( Con– vinzione che costituisce non piccola parte di quel grosso ha– gaglio di 1 equivoci che da quindici anni ci -trasciniamo come palla al piede; e che costringe la situazione politica italiana in una posizione senza uscita, deU.a quale la attuale crisi go– vernativa· è dimostra~ione I evi-dente). Non si può infatti non riconoscere come ben più largo e profondo debba essere il rendimento di valori morali (che ' della civiltà costituiscono l'essenza) c·he una lunga ed ininter– rotta tradizione di civiltà romana, e crisfiana, immune da deviazioni •ereticali, ha depositato nel fon~o della nostra co– scienza politica, ·e che a dispetto della maU:canza di cultura, non può non ritrovarsi oirgi ,anche nel nostro contadino della pi.i depressa zona ,della Lucani-a. Né è -difficile riscontrare nell'animo del nostro popolo i se,gni di' questa profonda maturazione, phe si concretizza-no in una singolare acutezza 'di giudizi (•che col•pisce gli stranieri come « spre,2;iudicatezza polemica ))), in una autentica intel– ligenza ,.nolitica che gli permette di p-enetrare agevolmente « dietro la facciat11 >l, e di sè-oprire la effettiva consistenza dei valori che ,gli vengono proposti. Se consideriamo infatti i sentimenti del .po'polo ita lianrt verso il ree;ime attuale, ci accoririàmo facilmente che, nel mi• ,2;liore ,dei -casi, 'non ·vanno aJ di là di un rasseirnato s~etti– cismo ; o al ma,<.simo di una indifl\ffenza passiva; E possi,amo comprendere chi>. « il paese reale )), assente sulla scena" noli– tioa e sempre più ei'traniantesi dal « paese legale )), non è il bambino immahun da educ1tre e far crescere nella virtù de– mocratica, ma è niuttosto il « viveur >> ormai stanco ili una esperienza irià irrimediahilmente '<< bruciata >l P clw trascina .stanoamente una •caten'a che ~e;li ben conosce per tale. e che invano tentano rli nresent11r!!:li come il fil~ rli Arianna ,l,,Ua sua l'ibertà. Sul ten·eno deJla nostra matura;,,:;one polìtic11. fecondato dall:-, 'nerfezione ilella virhÌ f'!ivica il~i :roryni. i'>: ormai m11rcito da un nezzo 'Ìl frutto ·del « sist,.ma ,lemocrati– co >> che in America· è appena sbocciato, e in Inghilterra non ancor;, maturo. Ma questa no~trn 'superiorità civile e nolitic", nronrio nPr le cause storiche che l'hanno determinata. ri1rnarda ,,,,cl,'! i.,;t,.. ramenté, e in misu:ra B·u 1 ffidentem~nte analoga, tutti gli altri di Antonio De Sanctis paesi die, èome -noi, beneficarono, in maniera completa ,e ininterrotta, della civiltà -di Roma. E, tra i popoli di origine germanica, ,riguarda il popolo tedesco in misura maggiore degli altri, come ,quell<_> che •con la nostra civiltà ha mantenuto sempre i -contatti, ·e che ha continuato a .gravitare costante– mente v-erso l'Europa neo-latina. Ma, per un insiem~ dj cause storiche, quali evidenti, ,quali più misteriosamente foga te all'opera della ·Provvidenza, quel– lo che rappresenta, in questo momento, la po.siz.ione più avan– zata della· coscienza politica ,dei pop~li Iiitini, è senza dubl:iio il popolo francese. La Francia si è collocata oggi nel punto di centro e di maggior. Iure di un quadro storico, nel qu~,le comincia chiaramente a delinearsi il trapasso definitivo verso un -sist:ema ,politico nuovo. E illuminando improv·visamente il quadro,.ha fatto riemerg·ere dalla penombra, nella quale era rimasto relegato; e riporiato alla ribalta il processo storico di dissolvimento e di superamento del vecchio sistema -di de– mocrazia liberale. E non ,è senza significàto che proprio i comunisti, che :di quel sistema sono contemporaneamente i paladini e gli affossatori, abhiano subito ,saputo attribùire una patente di continuità storica al movimento del 13 Maggio non esitando a qualificare « fascisti >> i militari ribelli e « fa. scista » De Gaulle che· delle loro aspirazioni ad un ordina• mento nuovo si faceva o sembrava farsi interprete. . Le -rivoluzioni fasciste dell'Europa latina èrano state, in un ,certo senso; come l'esplosione violenta di una malattia che essa si portava addosso da decenni, ·avevano rappresentato la febbre necessaria aH'or:g~ismo naziona1é per ·vincere l'infe– zione che il virus del liberalismo democratico vi aveva ap• portato. L'Italia .per prima, e poi la Spagna ( e il .Portogallo in forma più blanda) sono passate attraverso questo momento dr{l-mmatico della febbre, della ribellione violenta al sistema, hanno soffert.o e sperimentato in -se ·stesse l'ansia .di guarire e di avviusi ad un -ordine nuovo. Non si 'può negare che dove e• quando questa ,r:ibellione si è stabilita come «. regime >> per~ manente, l'infezione è stata fermata, ma non superata, poi-: ché risulta -debellata soltanto a co11dizione del perdurare della , fobbre che continua ad essere artificialmente suscitata. Così era in Italia, così è in Spagna. La sofferta esigenza di ordine ch·e muoveva e accompa– gnava ,quelle rivoluziÒni- n~n riuscì, forse per la -prematurità dei tempi, .ad esprimersi in ordinamenti nuovi e ad organiz. z,arsi in forma diversa da quella propria dell'ordinamento vi- ' gente. Accettavano nella fo·rma quello che abbattevano nella sostanza, ,pur abbattendo la ,partitocrazia, non sapevano orga• nizzànsi -che come 'partito ~< u~ico >>, Inoltre l'isolamP-nto, la·

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