l’ordine civile - anno II - n. 6 - 15 marzo 1960

, pag. ~2 \ salo dal capuHicio, il cittadino sconten- to della cartella delle tasse, lo studente che trova gravosi i programmi d'esa– me, il figlio in contrasto con i genitori: pesa sul socialismo, insomma,_ un'attesa messianica assolutamente r_idicola che dovrebbe esser rifiutata, perchè stru– mento di confusione e di diseducazione, proprio da coloro che possono avere fondati e realistici motivi per aver fi. ducia nel PSI. Lo stesso discorso si può fare per la apertura a destra, le stesse cose pote-· ·vano esser dette, tempo fa, quando lo « scongiuro >> era rappresentato dal « centrismo » : in sostanza, ripetiamo, le parole vengono usate come tali come se la loro emissione potesse provocare miracoli. Se· si guarda la storia delle letterature ve-diamo ·che l'abuso della parola, che la ricerca dell'immagine fi. ne a se stes.sa è un dato caraUeristico delle società in decadenza; aHo stesso modo la so'brietà e. la severità del lin– guaggio ( che non esclude la ricchezza della • .sintassi I\ del lessic\)) richiama inevitabi'lmente imma,gini di po•poli e di società in crescita. Da ciò è facile dedurre quaE siano o~gi le condizioni del nostro Paese, quello stesso in cui uno sciocco divulgatore di nuovissime fì.loso_fìe ha potuto iniziare, un elogio dello cc Zen » con queste profonde pa– role : ·e< Zen » è un termine che non vuol signi•ficare assolutamente nulla ». R.T. Le teste di· tu;rco / Quando le cose vanno male si cerca sempre una testa di turco suHa quale scaricare la responsabilità di quanto ac– cade o, anche, si cerca di attribuire col– pe vere o presunte a qua<lcuno, in ma– niera da distrarre l'attenzione dei più dalle cose che veramente importano, dai veri problemi. Tra le teste di turco più diffuse nel nostro tempo ci sembra che i giovani . detengano la palma. •Qualunque cosa , succeda ne vanno sempre di mezzo i giovani : la società è in crisi? Invece di studiare la crisi in tutte le sue com– ponenti si la·ncia il ,grido d'aUarme con-_ •tro qµel che fanno i giovani co-rne se i giov.ani stessi stessero a r,appresenta– re in toto. tutta là società e ne potesse– ro e dovessero assumere ogni res,ponsa– bilità. Le carenze della èlasse diri,gente disorientano il Paese? Si accusano i p:io-vani rei d'essere sovversivi. I fumi rlel vino in una notte di mezM estate fanno combinare qualche sciocchezza a un grunpo di amici ringalluzziti dai calzoni lunghi? Se per avventura i gior– nali sono a corto di notizie il meno che si può fare è inventare i « teddy boys >> e via di seguito. , Sull'argomento dei giovani e m cir– colazione, in -questi .giorni, un fa.sci:• colo di « Ulisse >l mentre la TV ( sem– pre puntuale) st:t trasmettendo una in– chiesta. A parte· i,· difetti intrinseci del– le due iniziative auel che contestiamo. in maniera assoluta, è la sostanza stes– sa del problema : perchè voler creare ouesto antagonismo, questa frattura fra . giov.ani e vecchie generazioni? Percnè voler considerare la giovinezza ,come una specie di malattia dalla quale oc– corre guarire al più prestp? Perchè ,prendere, a esemplificare i prohlemi dei giovani, dei casi di delinquenza o, comunque, anormali? Forse che i gio– vani considerano le generazioni prece– denti in ra,pporto al numero dei mag– gic:·enni che affollano le galere o de– gli adulti costretti a ricorrere alle cure dello psichiatra? Se si dice che i gio– vani sono estremamente incerti nella scelta delle o,pinioni politiche si vuO'l forse sostenere che i genitori votano senza riserve mentali? .Se si pensa che· i giovani non hanno fiducia nel futuro e non riescono a scegliere una profes– sione che li soddisfi, vogliamo i,gnorare tutti 9:uei genitori afflitti dal pensiero di quel che verrà, costretti tutto il gior– no ad un lavoro che non apprezzano e nel quale non credono? Intendiamo dire, con questo, che è assurdo creare un cc problema dei gio– vani » come se i giovani stessi fossero una sorta di ,categoria filoso,fi..catrascen– dente, avulsa daHa sto'ria e dalla .socie– tà. Allo stesso m,odo, .procedendo analo- I- l'ordine civile gicamente, si dovreb~e parlare anche di un prohlema dei quarantenni, dei cin– quantenni e via di seguito. La realtà è che i giovani, come o-gni gruppo o in– djviduo, riflettono la società . che li esprime e ne'1la quale vivono : in essi .possiamo esemplificare degli errori e delle carenze ma sono gli errori e le carenze di tutto il nostro Paese, dei proletari e degli intellettuali, dei ceti sottomessi e di quelli dirigenti e la crisi dei giovani (se c',è) non è distingui,hile, altro che per comodità didattica, da quella d-i tutti. E, giovèrà ripeterlo, una società che per cercare di occultare le proprie col– pe, ce-rea di scaricarle su occasionali te– ste di. turco, meriterebbe davvero una gioventù quale la dipingono certe in– chieste e certi affrettati reporta,ge gior– nalistici. Scambiare vo1utamente crea- • ture umane per mostri marini è un se– .gno di con.fusione e di.sfacimento che ci porta a ben tristi ~onsiderazioni su quanti, consciamente o no, si presta– no a un tale, mi§erevole gioco. 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