l’ordine civile - anno II - n. 6 - 15 marzo 1960

bi E DIBATTITI / Lettera dall' _''altra sponda,, Caro direttore, · gli inviti' al colloquio e alla discussione, così fattivamente e cortesemente manifestati :da « Ordine civile », non potevano lasciare indi.fferente chi, ,come me, ha sempre letto con _inte– ressata attenzione -- fin dai tempi in cui ·EHa collaborava a « Per l'Azione >> -e a « Terza -generazfone >> - ogni suo 1 scritto. E se costiJuirà per Lei motivo di sorpresa il sapere che· 1a . -~ia formazione spirituale~ ,culturale e politica è stata pro- • mossa e sollecitata· in ambiente diverso ed opposto al suo, oso credere che questa cclettera dall'altra sponda >> renderà se non più interessante, almeno più singolare il dibattito. In.– fatti l 'esseTe io arroccato po.liti cadi.ente sù ,p.osizioui che, ,se- i condo il corrente linguaggio ·politico, sono qualificate di destra ( anzi d'estrema destra), non mi ha impedito di seguirla con una -certa -:spontanea simpatia tanto più disinteressata in quan– to non ho l'onore,di conoscerla se non per -quello che di Suo ho letto. ' / • , ,- Se non temessi d'attrarre sul Suo capo le ire di tutte le pallide vestali -di quell'antifascism~ rancoroso ,che non perde occasione per rimprovera:rile un ipotetièo tradimento nei suoi confronti, potrei precisa-i-le d'aver riscontrato nella lettura di cc Ordine civile >> una serie d'interessanti coìncidenze con taluni motivi che ·costituiscono l'o,ggetto di meditazioni e di •studi che non sono solo· il frutto di ripensamenti personali ma rappl'esentano un orientamento che ~a sempre più .diffon– dendo-si presso certi settori __: soprattutto -giovanili -- di de- ;stra pò'Ùtica in g_enere, e d'estrazione {ascista in particolare; i quali ,hanno trovato :dopo alcuni anni di fècondo travaglio una peculiare espressione,nella rivi,sta « Carattere·» e nell'Al– leanza Tradizionale Michele Arcangelo: fattiva smentita per coloro che vorrebbero -· come i firmatari della lettera ospi• •tata nel n. 4 di « Ordine c'ivile >> - ridurre., ad 'esempio, gli ade.renti al M.S.I. al ruolo di ccquattro teppisti >> e i monar– chici a quello di semplici cclacrimevoli trasformisti ». Ma p~e:ferisco soffermarmi, COJ! la br-evità che la tiran• nia -dello spazio concesso da una ri·vista consente, più su ciò :che" ci divide. Mi riferisco alle valutazioni che (( Ordine ci– vile >> ha dato del fascismo. La Sua rivis.ta pur avendo il 1g.rande merito di respingere quel manicheismo antifascista che si riduce, in sost;mza, ad un deteri;ore « instrumentum regni » secondo gli' schemi cari all'ideologia marxista, non ha ancora impostato - a mio av• viso - il 'problema per un'esatta comprensione del fascismo. Problema -di grande importanza e dì grave momento, denun– ciato fin dai tempi :di cc Terza generazione >? come pregiu– diziale per la comprensione della storia italiana degli ultimi cinquant '.anni. Il problema si può ripartire in due aspetti: uno riferito ,all'esperienza mo.rale .e politica -costituita dal fasci.sino come esercizio di potere in Italia ( e dico in Italia, e solo in Italia, perchè fu .proprio il ,compianto Don Sturzo a distinguere, in una acuta .,lezione tenuta presso la Pro Civitate Christian:a di Assisi nel 1954, fa dittatura ccsocio-nazionalista >> di Musso- . I lini. -da quella « nazionale razzi,sta » di Hitler, rilevando una sostanziale differenza ·tra le 1 due dittature che fa giustizia del– l'impropria locuzione: nazifascismo); l'altro ai motivi ideali che il fascismo consciamente, o inconsçiamente, suscitò sia nei ·suoi seguaci che, talvolta, nei suoi oppositori. A differenza dd nazismo, non si ·può onestamente af.fer– ·mare ,che l'esperienza politiéa fascista compiuta in Italia ahbia Leca 1nobia c.;O meritato una condanna in blocco da parte della Chiesa Cat• tolic!}. La qualè ,criticò certi aspetti contingenti dell'operà 4el° fascismo e certi altri invece a-pprovò. I documenti pontifici, e le raccohe delle annate -dell'Osservatore Romano e del1a Civiltà Cattolica pubblicate· nel ventennio fascista stanno il provare questa asserzio:Q.e., Mi si potre-bbe obiettare che per un. .cattoli.co è inaccet– tabile l'esperienza morale e politica di un regitne fondato sulla,, diUatura e sulla: forza. Ma converrà osservare in pro– po-~ito che Ja dittatura nel :fascismo fu ,considerata non un principio di valore permanente ( come invece ·fu teorizzata dal nazismo nel f huererprinzip e dal marx-leninismo nella ccdittatura del •proletariato»), bensì un fatto temporaneo; e chi ,conosca, senza ,preconcetti, la stori-a od anche so.lo la ero• naca del << ventennio >> sa che ,se non fosse stato gettato il cadavere -di Matteotti fra i- piedi -di Mussolini, probabilmente la storia d'Italia avrebbe preso un ·altro'corso e il fascismo 'ii.on si sarebbe trjlsformato. in regime dittatoriale. • La storia però n_on si nutre d'ipotesi ma di r-ealtà. E della realtà italiana del tempo si .preoccupava evidentemente La civiltà cattolica del 6 aprile 1939 •( quad. 2155), allorchè. af– fro,ntava ,gli equivoci fomentati da più parti i,ntorno all'inter• pretazione d~ll'Enciclica Sum1J1,i Pontificatus di Pio XII, e do.po aver .rivelato --- in polemica con ,le -deduzioni. di certa stampa straniera ·che vedeva nel documento pontificio la co.ii – danna dèl fascismo - come nell'enciclica fossero significati- '- vamente evitate 1e ccambigue espressioni di dittatura e totali- ta-rismo », scriveva : . 1 • cc A,ltro è la condanna dello Stato assolutista nei termini descritti daZl'Enciclica e altro è determinare quale stato tra• du•ce nella sua costituzione questi termini. Sarebbe perciò temerario ins-inuare o applicare la disapprovazione contenuta nell'encìclica ad uno Stato che, per un momento storico più o meno lungo, per cause ra,gionevoli come sarebbe il risveglio sociale, politico, economico di un popolo altre volte sonnac• chioso, ma ·consenziente. la .maggioranza dei cittadini e pre– state le debite garanzie alle inalienabili ,Z.ibertàdèll'individuo : religione, educazione, famiglia, ecc., ha creduto opportuno di_ adottare un sistema dove l'autorità ha una certa preponde– ranza sulle cosiddette libertà democratiche >>. Sono abbastanza noti poi adesioni e riconoscimenti rila– sciati da autorevoli ca:ttolici --- ecclesiastici e laici; parecchi dei quali non erano certo (< :fascisti >> - al regime fascista o a Mussolini, e non starò ad elençarli. Mi -limiterò a sotto– lineare che, circa la liceità morale del regime fascista, in campo cattolico le opinioni furo'no diverse e spesso -in diretta relazione con l'alterna fortuna ·politica d,el .f.~scisnio.E no.n mi meravi,glio affatto che molte di queste opinioni favorevol– ment·e -espresse durante .i,l·" ventennio >> in seguito siano. state, nell\c aggiornamento ai tempi », poi mutate. Il discorso ,intorno ai motivi ideali che i.I fascismo suscitò meriterebbe una disanim_a. a parte, essendo ll! materia ,da esaminare •piuttosto complessa. L'antiapriorismo fascista ( co– me -ebbe acutamente a rilevar.e a suo tempo Emilio Bodrero: un ·pe~atore che meritava e meriterebbe maggior attenzione in Italia) consentì infatti a ,più d'una dimensione .ideologiça d'inserirsi nel fascismo. Così accanto all'idealismo gentiliano potè zampillar-e {non senza qualche difficoltà) il neotomismo •dei giovani della « .scuola di mistica fasci-sta )), mentre il per; sonalismo -di Stefanini metteva timidamente r .primi. gerinogli. ,.,.

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