l'ordine civile - anno II - n. 3 - 1 febbraio 1960

b l'ordine civile .avvei:iiié è ipotizza,bile nei loro confronti? Non è evidentémente facile dare una risposta precisa e attendibile. Unico fatto certo è -che essi sono favoriti dalla vicinanza delle elezioni amministrative che permetteranno con maggiore facilità la utilizzazione su scala locale di tutte le for, ze e la possibilità anche a gruppi non rilevanti di essere ar– bitri della soluzione di situazioni particolari. Quanto al respiro nazionale dei cristiano-sociali, non es– sendo certo facile un esperimento milazziano sul piano conti– nentale, la loro possibilità di sviluppo dipende dalla solidità dell'unità delle forze cattoliche e dai limiti della crisi della Democrazia· Cristiai,.a. • E' vero, comunque, che pure essendo il Partito Cristiano– Sociale estremamente qifferente, per storia, tradizioni, impe– gni pro,grammatici, dall'Un-ione Siciliana dei Cristiano-Socia– li, da questa riceve un notevolissimo sostegno sul piano psi– cologico. La situazione siciliana è particolare ma il fatto _che l'U.S.C.S. abbia potuto rapidamente conquistare 250.000 voti ha un valore stimolante non indifferente,.' Oltretutto le prossime elezioni amministrative sono par– ticolarmente favorevoli, tecnicamente, agli esperii;nenti di ca– rattere locale, molto consoni alle tradizioni del P.C.S. L'unico grosso interrogativo è quale sarà l'atteggiamènto del PCI verso ilP.C.S. nel continente. Da questo punto di vista Bruni, a parte le sue posizioni ideologiche, non si fa certo l'illusione, d.ata l'evidente impossibilità che h;i il movimento di porsi come forza di governo, di avere lo stesso trattamento di Milazzo. Ma questo in verità non sembra preoccupare molto Bruni e i suoi compagni. Essi fidano molto su un aspetto particolare della situazione italia~a che a loro avviso è molto rilevante; pag. 5 quella che essi chiamano « la crisi della partitocrazia ». E~si tendono a far leva, nelle masse popolari, su quella polemica contro tutti i partiti ( anche se prevalentemente contro la D.C.) che a suo tempo !,'Uomo Qualunque .s_eppe sfruttare quando sorse nel ceto medio. -Sarebbe infantile pensare che essi con– tino di raccogliere solo i malcontenti della D~C._( basta fare l'analisi della loro situazione elettorale siciliana per capire quanto questo sia errato). Essi fanno una polemica contro i partiti in gener·e, come ,dicevamo, e accennano anche, cJme abbiamo visto, ad una polemica costituzionale. , ' Anche .su questo piano •però i loro rapporti ,con i comu– nisti sa:ranno molto compìessi, perché questi, nel ·Continente ha~no tutt'altro che l'intenzione di fare una polemica contro la partitocrazia e sul _piano costituzionale. Si è assistito poi in questi ultimi tempi ad un tentativo di controllo dello sviluppo del Movimento Cristiano-Sociale da parte dell'Unione Siciliana Cristiano-Sociale. L'azione in tal senso è stata SV!)lta in vario modo e talvolta, forse, con mano pesante. Le modalità di tale azione sembra· tendano a divenire più sfumate per-ché dei rapporti •coll'organizzazione sul piano ·nazionale si occupa per i « siciliani » l'on. Corrao, che è certo tra i più duttili e politicizzati dei seguaci di Milazzo. Da notare ancora che i socialisti, che si sono dimostrati molto meno favorevoli dei comunisti al milazzismo in Sicilia, sono molto favorev:oli ai Cristiano-Sociali nel 'continente ( esat– tamente al contrariò del PCI) e questo abbiamo visto si spiega facilmente. • Solo il prossimo futuro potrà dire Ìa consistenza di tali tentativi politici, che comunque escono ormai dal limite pura– mente locale nel quale erano stati per lungo tempo confinati. I cristiano-- sociali di Milazzo Il fenomeno Milazzo, e lo sviluppo rapido dell'Unione Siciliana Cristiano Sociale, sono fatti politici sui quali molto si discute ma dei quali non è facile trovare delle analisi che vadano al di là di notazioni supei,ficiali e sostanzialmente interessate. Di Milazzo in particolare si è troppo parlato da quando egli è passat~ da collaboratore più o meno oscuro della DC nella sua azione di governo in Sicilia alla direzione del primo reale movimento di rottura nella DC italiana perché si possa fame il profilo politico in modo chiaro. Indubbiamente non è facile inquadrare questo feuomeno neanche sul piano descrittivo tanto esso è mutevole in alcuni suoi aspetti ( anche non marginali) e ancor meno facile vede'rlo sul •piano genetico. La situazione siciliana è satura di fermenti dalla fine della guerra e dalla « esplosione >> del separ1,1tismo. .Chi più chi meno tutti i movimenti politici hanno dovuto fare i conti col separatismo o con i suoi epigoni, con l'auto– nomismo decisamente centrifugo, con la mafia nei suoi più vari aspetti, oltre che con 1a situazione di estrema miseria nella quale versano vaste zone della popolazione siciliana, sia urbane che rurali. La DC appunto perché partito aveva dovuto maggiormente di altri tutti questi fenomeni. di governo e di massa, partiti fare i conti con Nel suo seno essi si legavano e si legano zione clientelare e di gruppi estrema~ente confusa. ad una situa– complessa e / Di fronte al fenomeno separatista· e alle nomiste, in 11enso più lato, easa non· poteva tendenze auto- avere certo la o _el,a91 o lvÙ • di Sandro La Torre spregiudicatezza del partito comunista (che ha « imbarcato >> con estrema ,disinvoltura alcuni dei più autorevoli capi sepa– ratisti) né la posizione tra provocatoria e nostaLgica dei partiti di estrema destra condannati prima o poi alla nullificazfone politica e alla dispersione delle forze. La DC ·postasi immediatamente come forza di governo da un lato e come partito di massa dall'altro, poteva salvarsi dalla crisi in Sicilia solo con una politica estremamente li– neare, co·n una unità organjzzativa ferrea e con dei successi in qualche modo signific&tivi sul piano del miglioramento del livello di vita. Tutto questo fu possibile solo in parte ( e mOlto in pl\rte) fino alla morte di De Gaspe-ri ( e dentro certi limiti con l'azio– ne di Scelha). Ma dopo, rapidamente si arrivò alla crisi, ad unà crisi va-sta e p·rofonda. Tale crisi fu del resto più o meno contemporaneamente comune -anche per tutte le altre forze ,o-peranti in Sicilia com– prese, su un piano però molto più modesto, anche le sinistre. La situazione economica siciliana pesava e pesa enorme– mente su quella politica. L'autonomia regionale portò in un primo tempo senza dubbio dei vantaggi (specie su di un piano psicologico). Ma abbastanza rapidamente si raggiunse il limite delle possibilità di sviluppo di situazioni locali in un autonomismo non sorretto sul piano nazionale da un reale progresso o comunque da una situ'azione favorevole di equi– librio economico o politico. Il regionalismo del resto non aveva neanche potuto po– tenziare (sul piano ,economico e politico) situazioni locali sino a renderle -se non autonome almeno stabili: Non solo. ma la D.C., in Diodo particolare, aveva molto trascurati i pro-

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