l'ordine civile - anno II - n. 3 - 1 febbraio 1960

pag. 24 Bisogna domandarci ora_ se questa nuova forma, così co• struita e postulata a priori, di eresia nella Chiesa esista verà• mente. Prima però è ancora necessario qualche altro rilievo sulla sua éssenza, 'pe':r p_revenire -certe trascuratezze. Se si è t parlato dei metodi di mimica deU'eresia nella Chiesa, non bisogna soltanto, e non in primo luogo, immaginarsi un'eresia espressamente cosciente di -se stessa, che si camuffa in cattiva fede, colpevole .presso i suoi rappresentanti. Certo la con• tumacia appartiene al concetto canonico dell'eresia, poichè questa può essere -solo così un errore ed un oggetto di san• zione ecclesiastica. Ma dal -punto di vista che stia-mo pren• dendo in -considerazione, questo fattore è .senza importanza. Poichè ·laddove si dà in effetti un errore in contraddizione con la Rivelazione divina, laddove· si danno còn-cezione sinistre ed interpretazioni che si allontanano dalla dottrina della fede e procedono ,da un atteggiamento spirituale non cristiano, lad– -dove l'uomo nello svolgersi effettivo -della sua vita non vive a par.tirè dalla Verità e nò.n si incontra -più con essa - armo~ niosamente o ostilmente - nella sua pratica, là è data un'ere– sia materiale. Occorre -d'altronde osservare che questa stessa eresia materiale; 'nel -caso che stiamo considerando non può svilupparsi a livello di proposizioni esplicitamente formulate, ma soltanto a livello di un atteggiamento e di una disposi– zione,' di un sentimento vitale non concettualizzato, di un a pr-iori irriflesso, sparso in maniera diffusa su tutto il pen• siero e· su tutta l'azione. Occorre notare poi che l'eresia non è soltanto pericolpsa per la salvezza, in quanto disobbedienza della volontà, della libertà, ma anche, già indipendep.temente da questa questione di errore nella volontà, in quanto essa significa misconosce,re la verit~ e la realtà nel pensiero. L'uo– ·ni.Ò èhe :è nell'errore non raggiunge la verità essenziale, men– tre qt~esta significa la sua salvezza, ed .è per ciò che l'errore è profondamente pericoloso ·per il fondo stesso dell'esistenza, ed in sè è· del tutto indifferentè che· questo misconoscim~nto della verità essenziale si realizzi malgrado la buona volontà o al contrario per la -cattiva volontà dell'uomo. Sarebbe perciò falso· prètendere che un'eresia, nel largo senso, indicato, non possa c9esistere nell~ stesso uomo con una volontà profonda e decisa _d'ortodossia. -Poichè è un fatto. che lo spirito dell'uomo, che contiene e viv·e sempre più di ciò é divenuto riflessivamente cosciente, può essere spinto nello stesso tempo da _-differenti « spiriti >> ... Allora la verità del Vangelo può, a causa deila du– rezza del cuore e dell'indifferenza di coloro che insegna• nò, essere annuljlciata in maniera tale ~a non potere esse- re, nella misura richiesta, realiz·zata spiritualmente e assi– mi-latata personalmente clagli uomini. discenti di un tempo det:i:minato. Chi vorrebbe contestare a priori che vi sono stati ( e che forse vi sono ancora) tempi in cui, perlomeno nel - senso di una omissione dell'appropriazione vivente della ve– rità, c'è stato er~ore nella Chiesa docente e in ques-to senso (C ere_s_ie ))_?Ch~ VQn;ebhe negare ·{ se crede alla verità •della <c Chiesa dei péccatori >>) che anché la luce del Vangelo, e non soltanto la carità, Ì).on brilla sempre e in tutti i tempi, nellà lampada terrestre clella Chiesa, ·così chiaramente come Dio l'ardine civile vorrebbe per la, sua Chiesa docente? Domandando così se in effetti esiste oggi hellà Chiesa la forma dell'eresia· cripto– gama -scoperta a priori all'inizio delle nostre riflessioni, e se essa esista più che ·per il passato quando l'eresia poteva a;ere più facilmente, anche nel.la Chiesa ( per un certo tempo al– meno), una forma aperta, noi intendiamo sempre l'eresia nel senso più largo, in modo tale che la parola ingloba anché tutti quegli stati s.pirituali che si originano, come presuppo– sti o éonseguenze, quando l'uomo non si sforza con tutto il cuore e con tutte le sue forze di mantenersi nella verità divina. cc QUESTA ERESIA ESISTE >>... Infatti, c'è oggi, intesa nel senso pm largo, questa eresia criptogama nella Chiesa che sino ad ora abbiamo postulato· a priori, poichè vi deJ>bono essere delle eresie e vi debbon0 essere anche nella Chiesa dato che questa è sempre una Chiesa di uomini peccàtori? Noi lo pensiamo: questa ere• sia esiste. Nell'enciclica cc Spiritus Paraclitus >> di Benedet~ _lo XV si trova a. un certo punto la· constatazione che vi sono persone, anche fra i -maestri di scienza sacra, che com•_ battono in segreto - proposizioni del magistero ecclesiastico: Questa· occulta oppugnatio, che Benedetto .XV constata coine un fatto realmente sopravvenuto nella Chiesa della ~ostra epo• ca, non è che la forma più massiccia dell'eresia -criptogama di' cui parliamo. Essa, senza alcun -dubbio, non è ancora spen– ta oggi. Si pensi pe;r esempio ai libri, pubblicati prima del– l'ultima guerra mondiale da Menshing e Mulert, su un cc -c~t– tolicesimo riformato >>. Questi libri contengono senza dubbio delle. eresie aperte ( aperte, se noi facciamo astrazione dal– -l'anonimato dei veri autori) ed è per questo che essi pofet• tero anche essere -caratterizzati come tali ·per il fatto della loro messa all'indice da parte del magistero ecclesiastico; ma essi sono anche, senza alcun dubbio, il riflesso di un atte•g; giamento e di una dottrina che. può essere -chiamata eresia criptogama, tanto più che i loro autori, da un lato; ricono• scono l'opposizione -delle loro -co.ncezioni con la dottrina della Chiesa di oggi, ma, dall'altro, non vogliono -però lasciarsi cac– ciare dalla Chiesa ad open dell'autorità ecclesiastica e per questa stessa ragione scelgono la tattica dell'anonimato. _ Ma ·questa varietà più massiccia dell'eresia criptogama, che si manifesta per la prima volta con nettezza tangibile nel– la storia del ;mod'ernismo, non è nè l'unica nè la più impor-· tante nè la più pericolosa. Ben più frequent~ ( anche se pi~ difficile -ad afferrare) è l'atteggiame_nto di sfiducia e di risen• timentò nei confronti del magistero ecclesiastico, questo sen~ timento larga-me·nte diffuso di e-ssere controllati dal magistero in maniera strettl!," e sospettosa nella ricerca· e nell'insegna: mento, l'opinione "che ··cc non si possa· dire tutto ciò. che si"pen– sa >>.( e tutto -eiò -che si ritiene giustificato pensare con « buo– na >> coscienza). Non si incontra forse qua e là l'affermazione che è più possibile- ( a meno tra amici) parlare -che scrivere? Oppure è l'impressione che bisogna rallegrarsi di vedete af~ fermato qua e là da teologi protestanti,:-collocati al di fuori della Chiesa, e di poter Ie-ggere in. qt1esti, ·ciò che cèrtamenJè non si potrebbe senza pericolo dire da sè .. Direzione, redaiiòne e amministrazione: Roma·• Via di Porta Castello, 13 • Tel. 561.279 Direttore: GIOVANNI BAGET-BOZZO - Redattore responsabile: DOMENICO DE. SOSSI_ Autorizzazione del Tribun;le di .R,oma n._~923 d~l 30 .maggi_o1959 ABBOillAMENTI: Annuo;· i. 2.000 Sèµi. :: L. I.i00 '· Trim.: L.. 600 . 'ÌJip. AKs-GRAF• Roma· • Via Banchi Vecèhi 12 Telèt •652.57/i • bi liot- ca obianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=