l'ordine civile - anno II - n. 3 - 1 febbraio 1960

b l'q,r<J,_ine - çivile forma pa_ssata, che nòi consideriamo sempre J?~r erro_re· çome la forma unica e -naturale di ogni· er~sia, non ha p~ù p~r _il cr_i. sÌiano di oggi la stessa_ :vi~~enza·- e la stes~a forza di sedu, zione che in altri, tempi. Certo il cristiano dei secoli ·passati sapeva anche lui che la vèrità del Qri~to e. del suo vangelo è affidata alla Chiesa, che essa. sqla è la custode e l'interprete sovrana della pan;ila di Dio. - -- _ _ -_- _ Ma dove e_ quando que§ta. Chiesa parla, dove e quando si può riconoscere chiaramente che .è essa. che parla, ecco_ciò - che in al_tri tempi non era ~hiaro come oggi. ,Per __ esempio, ciascun· cattolico, al tempo delle lotte ariane, poteva ricono- , scere bene come oggi, grazie a un principio chiaro, pratico, facilmente utilizzabile, e inoltre già riconosciuto universal– ~ente come rivelato, quando parlava là Chiesà ·di verità. E' ancora difficile, al teologo di oggi, provare il carattere ecu– menico; di _un concilio passato se non per l'approvazione del p~pa, dunque. s~ non co~ l'aiuto di un principio· che, a dire il vero, era in quei tempi già presénte obbiettivamente ed igente, ma che non era ess_ostesso nel numero delle proposi– zioni -di fede già espressamente e precisamente formulate, e universalmente riconosciute come tali. ·E' così che fu possi– bile che accadesse, e aecadde effettivamente, che da un iato l'~rtodossia e l'eresia potessero presentarsi entrambe coii ia pretesa di essere la Chiesa di_Cristo, e che, d'altro lato, il cristiano, davanti a questa doppia pretesa, non possedesse con la stessa chiarezza _di oggi, come verità cristiana già indiscu– tibile, il principio formale grazie al quale· avrebbe potuto distinguere comodamente la legittimità o l'illegittimità di que– ste pretese. Oggi accade altrimehti. Il magistero della vera Chiesa non è soltanto presente ( come è stato sempre obbiettiva– mente) in modo obbligatorio nella parola·_ del vescovo -di Roma, •ma ~qu:esto stesso fatto è una verità di fede che, rico2 nosciuta come tale, appartiene alla fede de! cristiano catto– lico, ciò che non era dato in altri tempi con la chiarezza di o-ggi. Così__poichè, a differenza di prima, il principio formale di_fede è diventato come tale una parte dell'oggetto riflesso della fede, il ·cristiano cattolico è in una situaziòne diversa dalla_ precedente : se egli, in qualèhe questione posta in di– scussione, si ·accingesse a opporre la sua opinione personale a una dottrina definitiva della Sede romana, dovrebbe confes– sare nello stesso momento che egli si oppone anche a una verità di fede che lui sres~o ha già riconosciuto come la sua fede: cioè che non è soltanto la vera Chiesa così designata in generale ( di cui non si può dire .facilmente dove essa sia), ma la Sede romana ad essere il giudice decisivo proclamante ciò che deve essere tenuto per interpretazione autentica della rivelazione e ciò che non deve esserlo. Con la sua opinione que– sto cristianò cattolico si porrebbe dunque, nello stesso istante e in nìari.ier-a chiaralllente constatabile, in base ai suoi stessi ,principi anteriori, fuori dalla Chiesa che egli aveva ·sino -ad ora riconosciuta come la sola veritiera Chiesa di Cristo. Egii non può dunqùe oggi mettersi a sostenere un'opinione erronea come verità giustificata all'interno della Chiesa che egli stesso ha riconosciuta, nella sua, realtà concreta chiaramente visi– bi,le, come la sola vera Chiesa di Cristo e della verità di Cristo. Non vi sono dunque più eresie nella Chiesa?, L'eresia ora non è dunque più possibile se non fuori dalla Chiesa, poichè, -da un lato,· la vera Chiesa di Cristo come custode della verità denuncerà subito come tale un'ere– sia che sorgesse e, dall'altro lato, il cristiano di oggi, anche senza il concilio ecumenico, o un altro voto universale della Chiesa, vede chiaramente e comodamen"te dove questa vera Chiesa è ed agisce? Oppure vi sarebbero tl.lttavia, ancora delle - eresie nella Chiesa, poichè tali eresie « debbono » essere? E, aggiungiamo, debbono esser~ anche nella :Chiesa, dato che· la possibilità per il cristiano di essere minacciato e sedotto dal– l'eresia 'fa parte degli elementi necessari dell'esistenza cristia– na nel mondo? L'ERESIA NASCOSTA Supppnia-mo -dunque per un istante - qu·antun_que· per ora soltanto· sotto la forma ,di una esperienza mentale - che vi « debba'>> essere l'eresia anche nella Chiesa. I~ questo caso e, a CtJ pag. 23 è- ~lriaro dal- princ_!p10,. dopo ciò :che ab_biamo detto, che que- ' ·sta -eresia rivestirà: necessariamente una forma diversa da quella che le. era pr~pria in altri •t~mpi. Pri~a, in eff~tÌ:i, essa aveva una forma aperta, svelata, '_e poteva avere questa. forma anc"he nellfl Chiesa ( se si _intf!nde qui per e< Chiesa >>; naturalment~, non l'essenza obbiettiya di questa realtà, ma ·il cerchio effettivo di ciò• che pot~va •essere con~iderato come Chiesa dagli•uomini del tempo· corrispondente). -Essa poteva avere questa forma, diciamo, poichè_• il •principio formale di fede non era a disposizione del cristiano coi:pe _un-oggettQ di fede esplicito e as~olutamente distinto, che_avesse permesSQ di distinguere -subito e chiaramente ove il limite della Chiesa· era esattamente situato. Oggi, al èontrario, un_a eresia aperta (cioè· formulata in proposizioni chiare, non· equiyoche) .di un ·cristiano cattolico è smascherata subito e ~]:iiaramente,- non appena la Sede romana la condanna come in-co11tradizione con la dottrina della Chiesa, ·e ciò ·secondo i propri pi"incipì, espressamente ... riconosciuti da "questo - stesso cristiano; essa deve dunque scomparire o uscire dalla Chi~saf ma in quest~ ultimo caso questo cristiano negherebbe una dottrina espres– samente riconosciuta fino ad oggi da lui stesso come verità della sua fede. Se dunqm~ ci d·eve poter esse~e, ma.Igrado tutto, oggi, una eresia nella Chiesa, la sua- forma aperta e svelata ha dovuto cambiarsi in una. forma velata e nascosta. , Essa deve ( se esiste) essere -divenùta in certo senso cripto– gama. Il ~ale dell'eresia deve, se vuole mantenersi, trasfor– marsi da male -scoperto, l_ocalizzabile, saggfabile e •designa~ bile per mezzo dell'opposizione contraddittoria del sì e del no, in un male latente, .tnonimo, della forza vitale spirituale, deve divenire ccinsidioso >>-- ;-Se noi cerchiamo -di prolungare oltre, preliminarmente, questa esperienza mentale, e domandiamo come dùnque que– sta eresia latente {se esiste) si presenti più in dettaglio, dob~ biamo riflettere ancora una volta sulla· ragione per cui ~essa non ·può più essere aperta. La ragione è la seguente : Feresia aperta si urterebbe subito con la forma del magistero che, al contrario- del concilio ecumenico, è costantemente in grndo di reagire rapidamente e chiaramente agli occhi di tutta la Chie. sa, cioè con l'autorità dottrinale della Sede romana, facendo questa _già parte degli oggetti di fede anteriormente ricono– sciuti espressamente· anche da colui -che è sul punto di inse• gnare e difendere ·questa eresia. Il carattere velato e nascosto di _una· eresia criptogama significa dunque che questa eresia prenderà una forma tale che sarà praticamente più o meno inattaccabile dall'autorità dottrinale del Papa. Ma la funzione di un tale magistero· suppone cµe l'eresia contrò la quale rea– gisce, si formuli e si -articoli nella dimensione cui appartiene lo stesso magistero, cioè- la dimensione abbastanza larganìénte pubblica ; questa funzione suppone dunque che la formula– zione dell'eresia si produca in proposizioni facili a saggiare e a maneggiare, in una formulazione che, fuori della zona dell'irriflesso, degli atteggiamenti e delle disposizioni sem– plicemente vissute, appartenga alla zona delle formule riflesse e dei concetti. Quando queste condizioni non sono -date, il ma-. gistero cade in certo senso sul vuoto, poichè la forma del suo oggetto che sola le è appropriata manca. E' per questo che la mimica dell'eresia latente deve principalmente avere due metodi: da -una parte essa si sottrae all'urto con il Magistero evita-ndo, per quanto possibile la sfera pubblica dunque· la espressione di sè in libri, in una dottrina ufficiale, ecc., e rifugiandosi nel privato, nell'esoterico, in ciò che è riservato esclusivamente ai dotti ed ai saggi; dall'altra parte essa si tiene nel vago, nel pressappoco, nell'cc atmosfera », evitando un'articolazione concettuale, una formulazione in tesi e in dot– trine e, a lato 1 •di questo atteggiamento nascosto, si esprime ancora, tutt'al più, in una problematica, in « saggi », nell'in– dicazione di questioni da porre e di problemi irrisolti ( dato che il suo pensiero va ben più lontano); e si difende ta– cendo e non prendendo in considerazione le verità opposte .ad essa. Se noi vogliamo formulare questi due metodi in modo ancor più èonciso e più netto -potremmo dire: l'eresia nella Chiesa ( se in effetti esiste) deve e può oggi divenire latente e manifestarsi così all'interno della Chiesa sfuggendone la sfera pubblica _ e praticand~ _ un'indiflerenzà teorica ed esi– stenziale nei riguardi delle verità di fede opposte ad essa.

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