l'ordine civile - anno II - n. 3 - 1 febbraio 1960

bi l'ordine -civile LEON LENEMAN,' La tragédie des Juifs · en URSS, tDesclée de Brouwer, Parigi', • - 1959, pp. 328. L'ultima pubblicazione del noto gior– nalista ebreo polacco Léon Leneman . giunge particolarmente opportuna in un momento in cui la stampa comuni– sta in tutto il mondo si è abbandonata a una sfrenata speculazione a· proposito delle manifestazioni antisemite verifi– catesi in vari paesi, alimentando un in– teressato allarmismo che non trova ri– scontro neppure nei più autorevoli am– bienti israeliti. Così, mentre si tenta di dare corpo a un fantomatico nazismo ri– nascente, limitato· nella realtà a un ri– stretto ambiente di nostalgici e di esal– .tati, si tace naturalmente tutto quanto riguarda l'unica effettiva persecuzione di cui gli ebrei siano oggigiorno vittima, quella in atto nell'Unione Sovietica e • nei paesi saie_lliti del Cremlino. Che taccia la stampa comunista, è pienamente comprensibile. E' anche spiegabile, tuttavia, il fatto che neppu– re le pubblicazioni anticomuniste ospi– tino molte notizie sulla sorte degli e– brei nell'Unione Sovietica. Come giusta– mente sottolinea Leneman nel suo li– bro, lo scrittore che se ne voglia occu– pare si trova di fronte a una carenza assoluta di documenti ufficiali e deve fare affidamento esclusivamente o qua– si sulle relazioni di coloro che, in un modo o ne-ll'altro, siano stati testimoni delle vicende concernenti gli ebrei nel– l'URSS. Questa circostanza è sufficien– te ad illustrare la difficoltà di traccia– re un quadro d'insieme di una situazio- • ne che è del resto in continua evolu– zione. La sorte degli ebrei è infatti cam– biata varie volte nell'Unione Sovietica a seconda delle circostanze del momen– to, passando dalla situazione di rela– tiva tranquillità dei primi anni dopo la Rivoluzione alle sanguinose epurazioni degli ultimi anni del regime staliniano. Né oggi si può dire una paròla defini– tiva, anche se alle liquidazioni fisiche del periodo 1948~1953 è succeduta una politica meno brutale, ma non per que– sto meno efficace, tendente a reprimere tutte le manifestazioni esprimenti le ca– ratteristiche proprie dell'ebraismo. Della frammentarietà delle informa– zioni pervenute in Occidente sulla sor– te degli ebrei sovietici risente l'opera di Leneman, che non ha alcuna pretesa sistematica, articolandosi invece in una serie di capitoli dedicati ciascuno a qualche aspetto, o addirittura a qual– che episodio particolare del grande dramma in corso di svolgimento nel– l'Europa orientale ed anche, come ve– dremo, nelle steppe dell'Asia sovfotica. Tutti questi capitoli, tuttavia, sono vi– vificati dall'esperienza direttp, che l'au– tore ha avuto delle condizioni in cui versano i suoi connazionali nell'URSS.. Leneman è oggi uno dei più autorevoli giornalisti ebrei. Nato a Varsavia, a se– guito dell'invasione nazista si, rifugiò nell'Unione Sovietica, dòve non·fu però certo trattato alla stregua di un profu– go politico, ma deportato in un campo di lavoro forzato e liberato a seguito degli accordi intervenuti tra il Governo sovietico e quello polacco .in esilio po– co dopo l'aggressione tedesca all'URSS. J)opo la guerra fece ritorno in Polonia, illudendosi come molti altri che potes– se svi.lupparsi in quel paese una forma di democrazia. sotto la "protezione" del– le truppe sovietiche. Dal 1947 si trova a Parigi, ove dirige un settin:wnale in lingua yiddish e scrive corrispondenze per numerosi giornali in lingua yiddish o ebraica che si stampano in tutte le parti·del mondo, dal Canadà, al Bràsile al Sud-Africa. Per chi sia familiarizzato con i pro– blemi riguardanti gli ebrei nell'URSS saranno di grande interesse i capito.li centrali del libro, dedicati a casi sin– goli di grande rilievo, trattati con do– vizia di documentazione e tali da get– tare da soli una luce sinistra sul tratta– mento riservato dalla classe dirigente sovietica alla élite intellèttuale ebrea. Sono i casi di Erlich e Alter, due diri– genti socialisti pola~chi rifugiatisi nel– l'URSS e uccisi per ordine di Stalin sot– to l'accusa, del resto falsa, di avere avu– to contatti con scrittori ebrei che furo– no sucçessivamente liquidati, e il caso Salomon Mikhoels, grande artista di teatro al quale furono tributati solenni onori funebri, ma della cui morte le au– torità sovietiche fornirono a varie ri– prese versioni contrastanti finchè nel gennaio 1953 la "Pravda" lo definì, tra lo stupore di quanti si erano attenuti alle informazioni ufficiali, "ben noto reazionario ebreo". Proprio in quei giorni fu denunciato il presunto com– plotto dei medici, che rappresentò Vul– tima clamorosa manifestazione dell'an– tÙemitismo imperante sotto la dittatura staliniana. Coloro invece che desiderino gettare uno sguardo d'insieme sulla complessa questione potranno leggere utilmente i primi capitoli. Potranno così apprende– re che gli ebrei al tempo dello Zar co– stituivano il 4,1 per cento della popo– lazione dell'Impero russo, mentre dati raccolti nel 1939 ci informano che a quell'epoca la proporzione degli ebrei • era ridoita all'l,78 per cento. E' inte– ressante notare che Lenin, fin da mol– ti anni prima della Rivoluzione, rifiu– tò categoricamente ai considerare gli ebrei come appartenenti a un'unica na– zione. "Gli ebrei - egli scriveva - sono una casta e non ·una nazione". E ancora:_ "L'idea sionista è completa– mente falsa e reazionaria per il suo con– tenuto". E il fondatore dello Stato so– vietico non modificò mai il suo pensie– ro, consideràndo -Zeaspirazioni degli e- pag. 21 brei come un movimento reazionario al servizio della borghesia e dell'imperia– lismo anglo-americano. Quanto a Sta– lin, egli qualifica come reazionaria la sola idea di una "nazione ebrea". . L'autore illustra i motivi per i quali iÌ regime sovietico volle attribuire ini– zialmente una certa misura di autono· mia culturale ai circa 3 milioni di ebrei rimasti sµl territorio dell'Unione, ma sferrò • nel contempo una lotta a f<mdo contro l'ebraico, definito ·"lingua del passato borghese, religioso e reazio– nario". Di eccezionale interesse è il capito- lo dedicato al "mito del Birobigian", la regione situata lungo il fiume A mur, al confine mancese, nell'estremo orien– te siberiano, nella quale, secondo una iniziativa lanciata con grande clamore propagandistico nel· 1928, avrebbe do– vuto essere cpstituita una "Repubblica ebrea", e precisamente un "territorio autonomo". Questo fu effettivamente costituito, ma con una popolazione di poco più di centomila abitanti _S{Jltan– to un terzo dei quali erano ebrei. La colonizzazione della paludosa regione del Birobigian, descritta dalla propa– ganda comunista-come una nuova terra promessa degli ebrei, avrebbe dovuto risolvere il problema di una popola– zione ;ebrea dispersa su tutto il terri– torio dell'URSS : nello stesso tempo si sar-ebbe dato soddisfazione a un anti– semit~smo radicato in tutti gli strati della popolazione sovietica e si sareb– ze reperita la ·manopodera necessaria per un improbo lavoro dì colonizza– zione. L'impresa si è conclusa con un.– totale fallimento, sebbene durante la seconda guerra mondiale le autorità so– vietiche abbiano cercato di trattenere il maggior numero possibile di ebrei, ri- • fugiatisi nell'URSS a seguito delle of– fensive tedesche, allo scopo di avviarli in Siberia. • Forse, se Stalin fosse morto anche solo pochi mesi più tardi avremmo as– sistito _a una gigantesca deportazione di ebrei nel Birobigian. Né questa voce, diffusasi dopo _ la morte del dittatore, appare inattendibile se si pone mente ai precedenti con cui Stalin si era il– lustrato nel trattare il problema delle nazionalità. Per quanto riguarda spe– cificamente gli ebrei, pochi mesi erano trascorsi da quanto, il 12 agosto 1952, la fucilazione di 24 tra scrittori ed ar– tisti completava lo sterminio della éli– te intellettuale ebrea nell'URSS. "La morte di Stalin - scrive Lene– man - può essere considerata in una certa ·misura come un miracolo che ,ha salvato gli ebrei sovietici dalle più ter– ribili sventure". Potremmo continuare a lungo con la citazione dei brani più interessanti del libro di Leneman, come quello riguar– dante i precedenti antisemiti di Nikita Krusciov; ci basti avere posto ·in chiaro che esiste una precisa documentazione sull'antisemitismo di cui gli ebrei sono stati e sono tuttora vittime nell'Unione Sovietica. G. D. A.,

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